martedì 30 marzo 2010

Il Santuario della Madonna del Tufo


I santuari sono mete dove lo spirito devozionale è molto intenso e dove grande è l’affluenza dei visitatori.
Tra questi assume rilievo sulla strada che si snoda lungo la via dei laghi verso Rocca di Papa il santuario della Madonna del Tufo che si pensa sia stata costruita all'inizio del Cinquecento; per la prima volta,( e di ciò si fa menzione in un decreto del cardinale Gallo, della diocesi di Frascati, del 25 settembre 1592)
Le origini del santuario della Madonna del Tufo, come tramanda la tradizione, risalgono ad un fatto avvenuto nel 1490: dal Monte Cavo, si staccò un masso del peso di 150 quintali, che stava per investire un viandante. Questi pregò la Vergine Maria che gli salvasse la vita, e il masso si arrestò all'istante, senza colpirlo. L'uomo, in segno di ringraziamento, fece costruire una chiesa di piccole dimensioni, nella quale fu posto il grande masso, su cui il pittore Antoniazzo Romano dipinse l'immagine della Madonna.
Il dipinto, durante un restauro, purtroppo venne in parte rovinato per via di un pittore alquanto inesperto. Poi avvennero altri restauri. La chiesa venne ristrutturata diverse volte e nel corso del ventesimo secolo venne ricostruita ex novo grazie al contributo del progetto di Salvatore Spadano
E’ dunque un Santuario che si distingue per la sua storia e per la sua semplicità nel bellissimo territorio dei Castelli Romani e che merita la dovuta attenzione da parte di tutti.
E’ sufficiente una gita domenicale provenendo da Roma per soffermarsi un po' di tempo nel Santuario, andando poi, e non è da trascurare, in una delle tante trattorie e "fraschette" del luogo per il pranzo.


The Sanctuary of the Madonna del Tufo

The sanctuaries are places where the spirit of devotion is very intense and where is the great afinflux of visitors.
Among these is relevant on the road that goes along the “Via dei Laghi” to Rocca di Papa, the sanctuary of the Madonna del Tufo, which is believed to have been built in the early sixteenth century, for the first time (and this is mentioned in a Order of Cardinal Gallo, of the Diocese of Frascati, 25 September 1592)
The origins of the shrine of the Madonna del Tufo, as handed down the tradition, was an event occurring in 1490: from Monte Cavo, fell off a rock weighing 150 tons investing a wanderer. He prayed to the Virgin Mary that saved his life, and the rock stopped instantly, without hitting him.
The man, in sign of gratitude, built a small church, and inside was placed the great stone on which the painter Antoniazzo Romano painted the image of the Madonna.
The painting, during a restoration, unfortunately, was partially destroyed by a rather inexperienced painter. Then further restoration took place. The church was rebuilt several times during the twentieth century and was rebuilt from scratch with the help of the draft Salvatore Spada
It is therefore a shrine peculiar for its history and its beautiful simplicity in the territory of the Castelli Romani and deserves due attention by all.
It is sufficientt a Sunday trip from Rome to reach in a few time in the sanctuary,
After the visit you can go also for the lunch to the many restaurants and fraschette of the place.

domenica 28 marzo 2010

La Vergine del Fico di Madonna di Campiglio


Il centro sciistico di Madonna di Campiglio nel Trentino, rinomato a livello mondiale,vede convergere sciatori italiani stranieri per godere delle meravigliose ed attrezzate piste.
Ma forse non tutti sanno che in Madonna di Campiglio sorge la chiesetta di "Santa Maria Antica" in cui vi sono opere d’arte di pregevole interesse artistico.
Nell’arco del presbiterio si trova un antichissimo Crocifisso, di stile prettamente nordico, risalente al secolo XII. Dal volto del Cristo pur nello strazio dell'enorme ferita al petto, traspare un senso di immensa una serenità e di grande pace, quasi a esprimere il sentimento di volontaria accettazione della morte in perfetta obbedienza al Padre
Ed ancora si distingue nel presbiterio il bellissimo trittico della Madonna con Bambino e S. Barbara con il calice e S. Caterina con l'arma del martirio , opera quattrocentesca attribuita alla Scuola di Maestro Narciso, notissima personalità che coniuga nelle sue opere lo stile tardo gotico con le prime e esperienze della nostra Rinascenza.
Ma soprattutto è rilevante la scultura lignea della "Vergine del Fico", databile al XIV secolo. La Madonna sprigiona sul suo volto un senso di maestà e di bontà con cui si coniuga perfettamente il gesto generoso della mano che porge aiuto e ristoro al pellegrino affaticato dal lungo cammino. La statua, assume importanza anche dal punto di vista devozionale e viene esposta al pubblico tre volte l’anno: il 15 agosto, a Capodanno e nella seconda domenica di ottobre.

The Virgin of the fig in Madonna di Campiglio

Madonna di Campiglio in the Trentino region, famous worldwide, sees Italian foreign skiers converge to enjoy the wonderful facilities and slopes.
But perhaps a few person knows that in Madonna di Campiglio is the small church of Santa Maria Antica "where there are works of art of fine artistic interest.
Over the chancel is an ancient crucifix, typically Nordic style, dating from the twelfth century. On the face of Christ in agony while the huge wound in his chest, reflected a sense of great serenity and great peace, as if to express the feeling of voluntary acceptance of death in perfect obedience to the Father
And still stands in the chancel the beautiful triptych of the Madonna and Child with St. Barbara with the cup and S. Catherine with the weapon of martyrdom, attributed to the work XV School Teacher Narcissus, which combines well-known personality in his work with the late Gothic and early Renaissance of our experiences.
But most important is the wooden sculpture of the Virgin del Fico ", dating from the fourteenth century. The face of the Virgin reflects ra sense of majesty and goodness: the generous gesture of the hand t gives aid and comfort to the weary pilgrim long way. The statue, also assumes importance from the standpoint of devotional and is exposed to the public three times a year: Aug. 15, at New Year and the second Sunday of October.

venerdì 26 marzo 2010

Torbole sul lago di Garda: meta preferita di Goethe


Un luogo incantato del lago di Garda nella provincia di Trento è Torbole, situata nell’angolo nord orientale del lago in un territorio pianeggiante che comprende la foce del fiume Sarca immissario del lago.
Fu immortalata non solo da Dante ma anche da Wolfango Goethe che diceva nel suo Tagensbuch:
Con che ardente desiderio vorrei che i miei amici si trovassero un momento qui con me, per poter gioire della vista che mi sta innanzi!
A partire dall’ottocento fu anche luogo di soggiorno per numerosi giovani pittori e poeti impegnati nel Grand Tour che frequentarono Torbole sul Garda, attratti dalle descrizioni entusiastiche di Goethe che qui soggiornò .
Dall'inizio del Novecento Torbole divenne poi meta di molti pittori (per lo più germanofoni), diretti alla scuola del pittore berlinese Hans Lietzmann (1872-1955), che qui si era trasferito nel 1899.
Fino agli anni sessanta rimase attivo anche un altro ritrovo artistico, quello della famiglia Kaldor presso la Casa Beust. .
Il paese di Torbole, conosciuto anche come la Capitale del Vento", grazie all' Ora - vento che soffia da sud , ha le case disposte ad anfiteatro e raggruppate attorno al pittoresco porticciolo che conserva l'aspetto originale del paesino dei pescatori.
Nel Porto di Torbole giungevano le merci dalla pianura padana per poi ripartire per la Valle dell'Adige attraverso l'antichissima strada che s'inerpica per la valletta di S.Lucia. Per questa via, nel 1439, giunsero a Torbole le galere di Venezia che sul lago affrontarono vittoriosamente quelle del ducato di Milano. Durante il dominio veneto (1439-1509) il porto di Torbole assunse una particolare rilevanza militare e commerciale e si può ammirare sul molo il Dazio un piccolo edificio costruito per ordine dell' imperatrice Maria Teresa.
Sul fianco è visibile un bassorilievo in marmo raffigurante la spedizione veneziana.
Poco più in là, sul lato occidentale, è visibile "Casa Beust" l'Ottocentesca residenza della nobile famiglia tedesca Von Beust.
La facciata è decorata da un dipinto di Hans Lietzmann, raffigurante Sant' Antonio di Padova che predica ai pesci. La via più caratteristica del borgo è piazza Segantini che conserva gran parte fascino antico:per le variopinte case irregolari,i cortili, i portici, le scale esterne decorate con fiori.

Insomma Torbole è tutta da vedere ed un soggiorno almeno di qualche ora sarà veramente ritemprante nello spirito.

Torbole on Garda Lake:preferred place of Goethe

Torbole, an enchanted place in the Province of Trento, is situated in the north east of the Garda lake in a flat area which includes the mouth of the Sarca river tributary of the lake.
Not only was immortalized by Dante but also by Wolfgang Goethe who said in his Tagensbuch:
With that yearning I want my friends are here with me a moment, to enjoy the view that lies before me!
From the nineteenth century many young painters and poets on the Grand Tour were in Torbole, attracted by enthusiastic descriptions of Goethe who stayed here.
Torbole, beginning of the twentieth century ,became a destination for many artists (mostly German-speaking), direct to the school of the painter Hans Lietzmann Berlin (1872-1955), who moved here in 1899.
Until the 1960 remained in Torboleactive the Kaldor family in Beust House.. .
The town of Torbole, also known as the Capital of the Wind ", thanks to 'Ora” wind that blows from the south, has the houses set in an amphitheater and grouped around the picturesque harbour preserving the original appearance of the small village of fishermen.
In Torbole harbor the goods came from the north and then spread to the Adige Valley through the ancient road that climbs to the valley of St. Lucia. In this way, in 143arrived the” galere “of Venice which in Torbole lake victoriously faced those of the Duchy of Milan. During the Venetian rule (1439-1509) the port of Torbole assumed a particular military and commercialimportance and you can see on the wharf the "dazio" a small building built on the orders of 'Empress Maria Theresa.
On the side you will see a marble bas-relief depicting the Venetian expedition.
A little farther on the west side, is visible Casa Beust "the nineteenth-century residence of the German noble family von Beust.
The facade is decorated with a painting by Hans Lietzmann depicting Sant 'Antonio of Padua preaches to the fish. The most characteristic street of the village square is Segantini that retains much charm: colorful houses for irregular courtyards, porches, external stairs decorated with flowers.

Torbole is well worth seeing and staying at least a few hours is really refreshing spirit.

mercoledì 24 marzo 2010

La danza macabra di San Vigilio a Pinzolo e l'itinerario dei Baschenis



Le valli del Trentino sono da sempre mete preferite dai turisti, sia in estate, sia in inverno per le amene bellezze paesaggistiche. Ne sono d’altra parte una feconda testimonianza il parco protetto dell’Adamello e del Brenta e l’incantevole "Madonna di Campiglio" rinomata per le sue eccellenti piste sciistiche.
Sarebbe comunque riduttivo ricordare questi luoghi soltanto per gli aspetti naturalistici.
Infatti sono senza dubbio importanti anche dal punto di vista artistico ed in particolare per il cosiddetto itinerario dei Baschenis, maestri pittori provenienti dal Bergamasco nel XVI secolo, che hanno affrescato le chiese della Val Rendena, delle Giudicarie, e della valle del Sole,tanto per menzionarne le principal.
Il centro più importante da visitare è Pinzolo nella val Rendena, ove spicca per superba bellezza la Chiesa di San Vigilio, ( Santo assai noto nella regione per avere convertito i pagani)anteriore al Mille e costruita prima che l'imperatore Corrado II il Salico donasse Pinzolo al vescovo di Trento. E' particolarmente nota per la Danza Macabra eseguita attorno al 1540 da Simone Baschenis. L'affresco assume il carattere di un'allegoria della morte universale che arriva fino a noi, cioè del destino inesorabile a cui nessuna creatura umana può sottrarsi.
I morti sono raffigurati come scheletri, nettamente definiti e vivaci che accompagnano nel ballo i vivi, deboli e rassegnati per l’ineluttabile morte.

Anche l’interno della chiesa è pregevole e dal punto di vista iconografico:assume rilievo la crocifissione che vede ai piedi della croce più donne insieme alla Madonna e a Giovanni. E’ un immagine attinta dai vangeli apocrifi, oggi considerata contraria ai canoni ecclesiastici, secondo cui la la Croce ha ai piedi soltanto Maria e Giovanni.
A qualche chilometro da Pinzolo e per l’esattezza a Carisolo si può ammirare infine un’altra chiesa affrescata da Antonio e Simone Baschenis in cui compare sempre ilmotivo allegorico della danza macabra.

The macabre dance of San Vigilio in Pinzolo and the itinerary of Baschenis

The valleys of Trentino have always been excellent destinations for tourists, both in summer and in winter, because of their pleasant landscape beauties.
It is moreover a fruitful witness the protected park of Adamello and Brenta and the enchanting "Madonna di Campiglio" known for its excellent ski slopes.
It would however be simplistic to remember these places only for its natural landscapes. They are also important from the artistic point of view and in particular for the so-called route of Baschenis, master painters (the sixteenth century), coming from Bergamo. They frescoed churches of the Val Rendena Giudicarie, and the Valley of the Sun, just to mention the main.
The most important country to visit is in Pinzolo ( Rendena Valley), where stands for superb beauty of the Church of San Vigilio (Holy well known in the region for pagan people conversion) prior to the Thousand and built before the emperor Conrad II the Salic bestow Pinzolo bishop of Trent. The church is particularly known for the Dance of Death made around 1540 by Simon Baschenis. The fresco is an universal allegory of death, the inexorable fate that no human creature can escape.
The dead are depicted as skeletons, clearly defined and vivid that accompany the dance alive, weak and resigned to the inevitable death.

The interior of the church is wonderful from the iconographic point of view: there is a relevant crucifixion in which shows at the foot of the cross more women with Mary and John. It 's a picture drawn from the apocryphal Gospels, now regarded as contrary to the ecclesiastical canons in which the Cross has at the foot only Mary and John.
A few miles from Pinzolo, in Carisolo,you can finally enjoy another church frescoed by Antonio and Simon Baschenis always representing the allegorical dance of death.

domenica 21 marzo 2010

L'abbazia cistercense di Thoronet


In tutta la Francia da nord a Sud, da Occidente ad Oriente, sono disseminate abbazie cistercensi,gioielli d’arte medievale e veri centri di spiritualità religiosa.
Le abbazie cistercensi, e questa è una loro caratteristica preminente, vennero costruite in tutta Europa simili l'uno all'altro.
Spesso le loro piante sono sovrapponibili,tanto che qualche storico dell'architettura ha parlato di prefabbricati.Invero tali abbazie furono fondate in tutta Europa da architetti formati nelle case madri di Borgogna e addestrati a far riprodurre il modello di abbazia cistercense anche in condizioni molto diverse e tenendo conto di esse.
Gli architetti che dovevano costruire un'abbazia cistercense usavano sempre lo stesso procedimento operativo; gettavano le fondamenta complessive del monastero,costruivano solo quegli edifici che consentissero un primo insediamento, poi il resto dell'abbazia veniva completato con il passare degli anni, anche dopo molto tempo.
E tutte le abbazie,seguendo la regola del suo fondatore San Bernardo,sono costruite in luoghi isolati e sono prive di decorazioni sia dipinte che scolpite perché era bandito il lusso delle chiese.
Fedele al canone architettonico cistercense, ma comunque peculiare nella sua bellezza ieratica, è l’abbazia di Thoronet.situata nel dipartimento del Var della regione della Provenza-Alpi-Costa Azzurra a 24 km a sud-est di Draguignan.
E' la più antica delle abbazie cistercensi ancora integralmente conservata nel suo stato d’origine. La facciata della chiesa, con la quasi assenza di porte, conferma la scelta di rinuncia al mondo, che fu quella dei riformatori. Di stile puro e austero, l’armonia delle proporzioni la fa apparire più grande di quanto non sia in realtà. La chiesa è a pianta basilicale a forma di croce latina. Negli edifici laterali, come nel chiostro, colpisce l’assenza di ogni ornamento che testimonia del periodo più antico dell’arte cistercense. Da notare anche la fontana del chiostro che simbolizza la fontana di vita, in questo luogo consacrato alla ricerca del cammino spirituale.
Si può affermare, senza ombra di smentita, e questo è quanto stabilito dai critici d'arte, che l'Abbazia del Thoronet, con le sue consorelle Silvacane e Sénanque, è una delle tre meraviglie cistercensi di Provenza.

Cistercian Abbey of Thoronet

Throughout France from north to south, from west to east, there are Cistercian abbeys, jewels of medieval art and true centers of religious spirituality.
The Cistercian abbeys, were constructed similar to each other.
The architects who had built a Cistercian abbey always used the same operational procedures, laid the foundations of the monastery complex, built only for buildings that would allow a first settlement; then the rest of the abbey was completed with the passing years, even after very time.
And all the abbeys, following the rule of its founder St. Bernard, are built in isolated places and have not decoration which were banned because it was considered a luxury of churches.
Very representative of the fee Cistercian architecture, but peculiar in its solemn beauty, is the Abbey of Thoronet .located in the department of the Var ,region of Provence-Alpes-Cote d'Azur 24 km south-east of Draguignan.
It is 'the oldest Cistercian abbeys still fully preserved in its original state. The facade of the church, with the virtual absence of doors, confirms the choice of renouncing the world, in conformity of reformers idea. Because of the austere style, and harmony of proportions the abbey appear largers than it actually is. The church is a “basilica” in the shape of a Latin cross. In the side buildings, as in the cloister, there is the absence of any evidence of the ornament earliest period of Cistercian. It is also very interesting the fountain in the cloister, which symbolizes the fountain of life.
We can say without a shadow of denial, and that is as established by art Critics, that the Abbey of Thoronet, with her sisters Silvacane and Sénanque, is one of the three wonders of Provence Cistercian

giovedì 18 marzo 2010

Il teatro della Concordia a Monte Castello di Vibio




Ho girato in lungo ed in largo per l’Umbria ed il fascino di questa terra, per me inesauribile, è indotto da una miscela esplosiva di cultura, arte, paesaggio, antichi usi e tradizioni.
Basta citare luoghi celebri per rendersene conto: Perugia, Todi, Trevi, Assisi tutti posti ameni e suggestivi e ricchi di storia e di arte.
Ma qui desidero concentrare l’attenzione su un piccolo e famoso paese, a poca distanza da Todi: Monte Castello di Vibio.
E’ uno dei borghi più belli di Italia e l'etimologia del nome "Monte Castello" deriva dalla tipica struttura di fortilizio medioevale costruito in cima ad una collina.L'aggiunta del "Vibio" risale ad un'epoca più recente, il 1863, anno nel quale con Regio Decreto del Re d'Italia, Vittorio Emanuele II, alcuni comuni delle province dell'Italia centro – settentrionale furono autorizzati ad assumere nuove denominazioni. La scelta del "Vibio" potrebbe derivare dal nome di un'antica e nobile famiglia di Perugia (denominata in seguito "Colonia Vibia Augusta Perusia") un cui membro divenne imperatore romano.
Di particolare rilievo è il teatro della Concordia, una struttura di appena 99 posti tra i palchi e la platea, progettato in pieno clima post rivoluzionario francese del 1789 e poi intitolato proprio a quella "concordia tra i popoli" che si andava ricostituendo in Europa agli inizi dell'ottocento, quando nove famiglie illustri del paese desidererano reallizzare in Monte Castello un luogo di divertimenti e riunioni.
La sua inaugurazione è nel 1808, in un periodo di massimo splendore culturale, quasi a volersi riscattare da parte dei montecastellesi di secoli di vicissitudini e di dominazioni subite. Il teatro, si legge in un documento dell'epoca, "venne costruito piccolo, a misura del suo paese". Venne poi affrescato nel 1892 dal giovane pittore Luigi Agretti, appena quindicenne, figlio di un perugino, Cesare, già autore delle decorazioni, del telone e dei fondali del teatro. Nel corso del 2002 il teatro è stato celebrato anche dalle Poste italiane attraverso l’emissione di un francobollo nella sezione “patrimonio artistico e culturale italiano"
Uno dei prodotti più apprezzati di Monte Castello di Vibio è sicuramente l'olio e gran parte delle colline montecastellesi, ormai da secoli, vengono coltivate con cura e passione ad oliveti che, oltre a produrre un olio di grande qualità, costituiscono una delle caratteristiche più pregevoli del paesaggio agrario.

martedì 16 marzo 2010

La frazione Leopardi ed il Colle Sant'Alfonso nel territorio di Torre del Greco


Qui sull'arida schiena
Del formidabil monte
Sterminator Vesevo,
La qual null'altro allegra arbor nè fiore,
Tuoi crespi solitari intorno spargi,
Odorata ginestra,
Contenta dei deserti.

Questi sublimi versi del Leopardi ci portano a Torre del Greco e per l’esattezza alla frazione Leopardi di Torre del Greco che prende il nome appunto dal famoso poeta dell'ottocento
Qui Leopardi si rifugiò,arrivandovi da Napoli con l'amico Ranieri e sua sorella Paolina, per ritemprarsi nella salute nella villa delle Gineste ospite del principe Ranieri.Durante la sua breve permanenza alle falde del Vesuvio egli compose gli ultimi Canti "La ginestra o il fiore del deserto" (nel quale si coglie l'invocazione ad una fraterna solidarietà contro l'oppressione della natura) e Il "tramonto della luna".
Nel febbraio del '37 ritornò a Napoli con il Ranieri, ma le sue condizioni si aggravarono e il 14 giugno di quell'anno morì
La frazione Jeopardi,mite nel clima, rappresenta dunqueun luogo fondamentale dell'intero itinerario leopardiano e ha scorci panoramici stupendi, da un lato lo "sterminator Vesevo" e dall’altro lo sguardo sul meraviglioso specchio d’acqua del golfo di Napoli
Non lontano da questo luogo immortalato dal Poeta Leopardi si erge il Colle di Sant’Alfonso da cui si ammira un panorama mozzafiato sull’intero gpartenopeo con lo sfondo la penisola sorrentina e l’isola di Capri.
Il Colle di S. Alfonso è di chiara origine vulcanica. Nel 1500 su questo colle fu eretta una piccola cappella dedicata all'Arcangelo S. Michele.
Nel 1600 si insediò sul colle una comunità di Padri camaldolesi napoletani e dopo alterne vicende, con l’unità di Italia i monaci camaldolesi furono cacciati ed alla fine della seconda guerra modiale il colle fu acquistato dai Padri Redentoristi di S. Alfonso Maria De Liguori che rivalutarono l'intera struttura riportandola agli antichi splendori. La chiesa è di stile Barocco e si erge turrita sul monte insieme al monastero. All'interno vi sono stucchi e marmi pregiatie si distinguono i quadri di S. Michele, S. Gennaro e S. Romualdo. Nell'edificio adiacente alla chiesa c'è una ricchissima biblioteca.
Sono luoghi non del grande pubblico, ma certamente di elevato livello culturale e paesaggistico.

domenica 14 marzo 2010

Nazarè, Batalha,Alcobaça, Obidos rare bellezze lusitane sull'Atlantico


Quando si parla del Portogallo il pensiero corre subito alla meravigliosa Lisbona, alle isole di Madeira e delle Azzorre, oppure a Fatima, meta di pellegrinaggio di risonanza mondiale.
Ma non meno suggestivo è anche l’addentrarsi negli intantati paesi che si affacciano sull’impetuoso oceano Atlantico.
Ma vediamoli anche se in ordine sparso.
Anzitutto degno di nota per un turista che da Lisbona prende l’automobile, andando verso il Nord è Nazaré in origine un antico villaggio di pescatori divenuto celebre meta turistica, grazie alla sua felice posizione a metà strada tra l'oceano e il clima di collina. La leggenda vuole che nel quarto secolo d.C., venisse donata a questo villaggio una statua della Maria, madre di Gesù di Nazaret da cui ne deriva il nome.
Caratteristico della zona è il porticciolo dove è possibile vedere le barche variopinte dei pescatori.
A poco più di un centinaio di chilometri dalla capitale si incontra la minuscola e pittoresca cittadina di Batalha, in cui è pssibile ammirare il meraviglioso Monastero di Santa Maria da Vitoria.
Alcobaça è altrettanto nota per un altro monastero Qui le linee sono molto più semplici, ma il luogo non è meno affascinante, anche perché la stupenda chiesa gotica custodisce le spoglie dei protagonisti di un grande amore ostacolato dalla ragione di stato, il re Dom Pedro e Inès de Castro, dama di compagnia della regina.

Ma Obidos mi ha colpito veramente anche perchè il pensiero va in qualche modo anche a Capri e a Positano .E' un nucleo antico che sorge arrampicato su una collina. Le casette sono tutte bianche e ricordano i pueblos blancos andalusi e bordate da una striscia a colori vivaci che rende il paese un po’ fiabesco, con le sue stradine strette e tortuose, le chiesette silenziose e le mura merlate del castello medievale che sovrastano e circondano l’abitato.

Nazarè, Batalha, Alcobaca, Obidos beautiful Atlantic countries in Portugal

When speaking of Portugal, the thought goes at once to the beautiful Lisbon, the islands of Madeira and the Azores, or Fatima, very important from the catholic point of view.
But no less important and peculiar are the countries bordering the Atlantic Ocean.

First notable for a tourist from Lisbon taking the car, going to the North is Nazaré originally an ancient fishing village that became famous , thanks to its convenient location midway between the ocean and the climate of the hill . Legend says tthat in the fourth century AD, were donated to this village a statue of Mary, mother of Jesus of Nazareth, from which it derives its name.
Characteristic of the area is the “marina” where you can see the coloured boats of fishermen.
A little over a hundred kilometers from the capital meets the tiny, picturesque town of Batalha, where it is possible to admire the magnificent Monastery of Santa Maria da Vitoria.
Alcobaça is also known for another monastery Here the lines are much simpler, but the place is no less fascinating, alsot because the beautiful Gothic church is housing the remains of the protagonists of a great love hindered by reasons of state, King Dom Pedro and Inès de Castro, Mistress of the Queen.

Finally Obidos impressed me in the same way for instance of Capri and Positano. It 'an old country which lies perched on a hill. The houses are all white and remember the Andalusian “pueblos blancos”
Bordered by a strip in bright colors make the country a little 'fairy tale, with its narrow, winding streets, the silent churches and the walls of the medieval castle overlooking and surrounding the town.

giovedì 11 marzo 2010

La Via Crucis del Sacro Monte del Calvario di Domodossola


Il tempo di Quaresima,che culmina nella Settimana Santa, induce alla meditazione tanto più suggestiva se si è immersi in un’atmosfera sacra come quella che ispirano “I nove Sacri Monti dell’Italia settentrionale che l’Unesco dal 2003 ha inserito nella lista del patrimonio mondiale.
Il prestigioso riconoscimento attribuisce un valore universale a sette Sacri Monti del Piemonte (Belmonte, Crea, Domodossola, Ghiffa, Oropa, Orta e Varallo) e due della Lombardia (Ossuccio e Varese), mettendo in luce la straordinaria ricchezza, la qualità e i valori di questi gioielli di storia, arte e natura
Tra questi particolarmente significativo, almeno per me, è il Calvario di Domodossola un vero e proprio intreccio di storia, fede, arte e paesaggio
Lungo le pendici del monte si snoda una "via processionale" con una serie di stazioni rappresentative della Via Crucis. Sul monte si staglia,al termine del percorso, il Santuario dedicato al SS. Crocifisso. Dopo vicende storiche complesse che videro l’allontanamento dei frati cappuccini agli albori del 1800
Antonio Rosmini, sacerdote e filosofo,fondò nel 1828, poco lontano dal Santuario, l’Istituto della Carità, che contribuì al rilancio e al restauro complessivo del Sacro Monte.
Il complesso di edifici che compongono il Sacro Monte Calvario è costituito dal Santuario del SS. Crocifisso- in stile barocco, a pianta ottagonale e ad aula unica –e da 12 cappelle, ognuna di forma diversa, rappresentative delle stazioni della Via Crucis. Sempre all'interno del santuario è situata un'altra cappella che ha per soggetto la Visione della Croce, premonizione all'imperatore Costantino della vittoria contro Massenzio.
All'esterno troviamo la cosi' detta Cappella del Paradiso con la scena della Resurrezione;

L'impronta di maggior rilievo nella realizzazione della statuaria del Monte Calvario si deve indubbiamente allo scultore milanese Dionigi Bussola,che. ispirandosi al Bernini e all’Algardi, esprime il gusto proprio del barocco coniugato con il realismo e la forza drammatica della tradizione lombardo-piemontese.
Di particolare intensità emotiva è la scena della Crocifissione posta sopra l’altare del santuario, con il corpo di Cristo miseramente straziato nella carne con accanto Maddalena affranta dal dolore.
Per chi si trovi nei pressi di Domosdossola, ai confini con la Svizzera, si consiglia dunque di recarsi al Sacro Monte che ispira emozione ed interesse a prescindere da qualunque spirito devozionale.

martedì 9 marzo 2010

Santa Crescenzia sulla strada per San Vito lo Capo



La Sicilia occidentale,come del resto tutta la Trinacria, è una terra meravigliosa dal punto di vista culturale, paesaggistico ed artistico.
Sono di preminente interesse Trapani, Erice, S Vito lo Capo, e la riserva naturale dello zingaro.
Sulla strada provinciale che conduce a S Vito lo Capo, nel trapanese, a tre chilometri dal mare,si incontra Custonaci, un luogo suggestivo in cui sorge la cappella di santa Crescenzia eretta nel XVI secolo o secondo alcuni anche precentemente
La tradizione vuole che lì trovassero scampo Vito, patrizio di Mazara del Vallo che in seguito fu assai venerato nel Medioevo, la nutrice Crescenzia e il precettore Modesto, costretti tutti a fuggire dalla città natale per sottrarsi alle persecuzioni ordinate da Diocleziano.
Qui essi cercarono di convertire gli abitanti del luogo che tuttavia li scacciarono A seguito di ciò il castigo di Dio fu grande ed un’enorme frana seppellì l’intero luogo, mentre Vito, Crescenzia e Modesto trovarono rifugio in un luogo ove fu in seguito per devozione costruita dagli Ericini la cappella votiva dedicata a S. Crescenza
La cappella è di semplice architettura con cupola rotonda ed archi a sesto acuto e fu costruita dagli Ericini nel punto in cui - secondo la leggenda - la Santa si girò per guardare la frana che stava seppellendo il paese infedele di Conturrana.
Procedendo per la provinciale si arriva a San Vito lo Capo, piccolo borgo marinaro situato sul litorale costiero che dal Monte Cofano va alla Riserva dello Zingaro. Ambìta meta per la sua spiaggia bianchissima lambita dal mare cristallino e per i paesaggi incontaminati circostanti, è un vero richiamo turistico. Il paese sorse intorno a una cappella dedicata a S. Vito, originariamente fortezza saracena a difesa dei fedeli che cercavano rifugio all’interno del santuario dalle scorrerie corsare. Questa diviene chiesa nel seicento conservando la primitiva struttura.
Sono da visitare oltre alla chiesa fortezza, la tonnara del Secco, e le numerose torri di avvistamento erette per segnalare la presenza di navi nemiche, come quella dell’Impiso, Torrazzo, Sceri, Roccazzo, Isolidda.
Nel labirinto di vicoli e stradine ogni anno a settembre viene riproposto il “Festival del couscus”, un capolavoro della più antica tradizione gastronomica che tiene impegnati numerosi cuochi di nazionalità diversa per la preparazione di questo particolarissimo piatto.
Che dire poi della riserva naturale dello zingaro?
E' famosa per il suo mare, le calette silenziose e protette da rocce a picco; è una vera e propria oasi per flora e fauna: basti pensare che nella zona nidificano moltissime specie diverse di uccelli e che inoltre vi sono carrubi, olivi, frassini per rendersi conto dell'incanto in cui ci si trovi.
L'itinerario è fortemente consigliato ed i mesi migliori sono giugno e settembre per non soffrire molto il caldo.

domenica 7 marzo 2010

La settimana Santa a Malta


Fenici, Romani,Inglesi ed anche Italiani vi hanno lasciato traccia indelebile.
Stiamo parlando di Malta, o meglio dell’arcipelago Maltese che si trova virtualmente al centro del Mediterraneo, con Malta più vicino alla Sicilia che non all’Africa. Malta con la capitale la Valletta è l’isola più grande e il centro culturale, commerciale e amministrativo. Gozo è la seconda isola per dimensioni ed è più rurale, caratterizzata dalla pesca, dal turismo, dall’artigianato e dall’agricoltura, mentre Comino è per lo più disabitata.
Malta è di superba bellezza, un crogiolo di culture diverse, un intreccio di riti sacri e profani, una mescolanza di stili architettonici, un variegato eterogeneo di lingue come maltese, inglese ed italiano che è stato parlato nell’isola ufficialmente fino al 1934. Molte sono le cose da ammirare. Certo il visitatore rimane incantato dal connubio di stili e tradizioni, dalle suggestioni paesaggistiche, dalle tracce artistiche e mi riferisco non solo ai reperti archeologici e megalitici, ma anche alla città de la Valletta la Città Fortezza o la Città Umanissima. Il fascino è unico con le sue fortificazioni, le strade, le piazzette, le case e i palazzi ognuno con una propria storia,la sede dei Cavalieri di Malta, pregevoli esempi di arte barocca e non ultima la bellissima opera di Caravaggio sulla decapitazione di S. Giovanni Battista, nota anche per il particolare della firma vergata col sangue che sgorga dal collo del martire.
Ma Malta, la città del miele è anche un’altra cosa e anche sede , soprattutto nella settimana santa della Pasqua,di riti e manifestazioni solenni che includono processioni e rappresentazioni religiose, alcune molto colorate, che si snodano lungo le strade di tutti i più importanti villaggi maltesi e gozitani. La tradizione vuole che nella settimana che precede la Pasqua, sulle isole, siano organizzate
processioni, concerti di musica sacra e messe solenni nelle basiliche e nelle cattedrali.
Particolarmente importante per i maltesi è il Giovedì Santo, giorno in cui la popolazione visita le così dette 7 chiese, a loro scelta a Malta o a Gozo un po' come a Napoli (i cosiddetti Sepolcri).Il venerdì Santo, nel tardo pomeriggio, viene commemorata la passione di Cristo organizzando solenni processioni in cui le statue vengono portate a braccia dai maltesi lungo le vie. Ognuna di queste statue rappresenta un episodio particolare della Passione di Cristo.
I partecipanti alla processione sfilano vestiti in costumi tradizionali, così come altri, in penitenza, sfilano portando una croce o catene drappeggiate addosso.
Nella Settimana Santa che culmina con la Pasqua di Risurrezione ed il suo pranzo festoso lungo le strade abbondano le bancarelle pieni dolci fatti con miele di carrubo, i dolci ricoperti da semi di sesamo e mandorle,le brioche con al centro il segno della croce.
Tra i dolci più attesi dai bambini, sicuramente gli immancabili dolci fatti a forma di persone, animali o cose, ricoperti di glassa dai colori vivaci) che rivestono un posto di primo piano
nel menu pasquale.

Si raccomanda quindi di prenotare un viaggio anche soltanto di qualche giorno a Malta nel periodo felice della Settimana Santa per immergersi emotivamente nei riti pasquali peculiari di quell'isola.Almeno la mia esperienza di qualche anno fa fu unica per me e la mia famiglia.

Holy Week in Malta


Phoenicians, Romans, British and Italians also have left indelible mark.
We are talking about Maltese archipelago in the middle of the Mediterranean, with Malta closer to Sicily than not Africa. Malta ( capital Valletta) is the largest island and the cultural, commercial and administrative. Gozo is the second largest island and is more rural, characterized by fishing, tourism, from handicrafts and agriculture while Comino is largely uninhabited.
Malta is of superb beauty, a melting pot of different cultures, a blend of sacred and profane rites, a mixture of architectural styles, a varied diverse languages as Maltese, English and Italian that was spoken in the island formally until 1934. There are many things to admire. Of course the visitor is enchanted by the mix of styles and traditions, by the suggestions of landscape, artistic traces.
I refer not only to archaeological and megalithic, but also the city of Valletta, the fortress city or very human town.. The charm is unique with its fortifications, roads, squares, houses and palaces, each with its own history, the seat of the Knights of Malta, fine examples of Baroque art, and last but not least the wonderful work of Caravaggio on the beheading of S. John the Baptist, also known for the particular signature penned with the blood flowing from the neck of the martyr.
But Malta, the city's honey is another thing as well here, especially during Holy Week of Easter rites and solemn events that include religious processions and performances, some very colorful, winding through the streets of all the Maltese and Gozitan villages important. In the tradition during the week before Easter, in the islands are organized
processions, concerts of sacred music and solemn Mass in churches and cathedrals.
Particularly important for the Maltese is Holy Thursday, the day when people visit the so-called 7 churches of their choice in Malta or Gozo. On holy Friday, late afternoon, is commemorated the Passion of Christ holding solemn processions in which each of these statues represents a particular episode of the Passion of Christ statues
Participants in the parade procession dressed in traditional costumes, as well as others, in penance, parade wearing a cross or chains draped on him.
Holy Week culminates with Easter Sunday and its festive lunch along the streets are full of stalls filled with honey carob cakes, pastries covered with sesame seeds and almonds, brioche with the center crossing.
Among the desserts the most anticipated children, surely the inevitable cakes in the shape of people, animals or objects covered with brightly colored frosting) that play a prominent place
Easter menu.

Therefore it is advisable to book a trip if only a few days in Malta in happy time for Holy Week emotionally immersed in the Easter rites peculiar to the island. At least in my experience a few years ago was unique for me and my family.

giovedì 4 marzo 2010

Il cimitero ebraico di Praga ed il mitico Golem


Praga è un crogiolo di culture e proprio per questo è una delle città più frequentate da visitatori di tutto il mondo.
Molte sono le case antiche, alcune delle quali con spendidi murali e molti sono gli stili architettonici della città dall’arte nouveau, al barocco, dal cubismo al gotico ed al neoclassico.E' la città dagli innumerevoli caffè in stile liberty ed ancora la città di Kafka, il celebre scrittore ceco di lingua tedesca autore di memorabili scritti come il castello e la metamorfosi.
Ma qui vogliamo concentrare l’attenzione sul celebre cimitero ebraico Il Vecchio Cimitero Ebraico di Praga (in ceco Starý Židovský Hřbitov), fondato nel 1439
E’ uno dei monumenti storici più significativi dell'antico quartiere ebraico praghese, nonché uno dei più celebri cimiteri ebraici in Europa. Il cimitero che fu risparmiato durante l'occupazione nazista,proprio a testimonianza di un di un popolo estinto è stato per oltre 300 anni, a partire dal XV secolo, l'unico luogo dove gli ebrei di Praga potevano seppellire i loro morti. Le dimensioni attuali sono all'incirca quelle medievali e nel tempo si è sopperito alla mancanza di spazio sovrapponendo le tombe fino a 9 strati di diverse sepolture, perché il cimitero non poteva espandersi fuori dal perimetro esistente.
L’atmosfera del cimitero è spettrale:la densità di lapidi, tardogotiche, rinascimentali, barocche, l'una quasi contro l'altra, il silenzio del luogo e la scarsa illuminazione creano un effetto unico. Non vi sono ritratti perché la religione ebraica lo vieta , ma soltanto disegni simbolici per indicare la professione o le qualità del defunto.
La tomba più visitata è quella di Rabbi Löw, che viveva a Praga nel XVI secolo durante il regno di Rodolfo II. Egli, secondo la leggenda, venendo a conoscenza di certe arti magiche fabbricò un golem, un gigante di argilla forte e ubbidiente, da impiegare come servo,per svolgere lavori pesanti e come difensore del popolo ebraico dai suoi persecutori. Il rabbino, seguendo ii riti cabalistici creò dall'argilla il Golem che avrebbe obbedito ad ogni ordine del Rabbino e avrebbe aiutato e protetto la popolazione del Ghetto ebraico. Col tempo il Golem si fece tuttavia sempre più grande ma anche sempre più violento e cominciò ad uccidere e a spargere il terrore. Al Rabbi Loew non rimase che togliere la vita al Golem che, secondo la leggenda fu riportato di nuovo in vita dal figlio del Rabbi Loew e potrebbe ancora oggi vegliare su Praga.
http://curiositlessicali.blogspot.com/search?updated-min=2010-11-01T00%3A00%3A00-07%3A00&updated-max=2010-12-01T00%3A00%3A00-08%3A00&max-results=14
http://curiositlessicali.blogspot.com/search?q=robot
Ho visitato Praga tre volte e non mi stancherei mai di tornarvi e così credo che sarà per la maggior parte dei suoi fortunati visitatori.

martedì 2 marzo 2010

La chiesa di Santa Vittoria in Sabina



La Sabina è ricca di tesori d’arte:tanto per citarne alcuni, l’abbazia di Farfa, il Santuario di S Maria della Lode,S Pietro a Magliano Sabino, S Paolo a Poggio Mirteto e non ultima una suggestiva chiesa romanica, ubicata non lontana da Monteleone Sabino
Il culto di Vittoria una fanciulla romana di nobile famiglia, nata intorno al 230 d.C. è molto venerato in Sabina proprio nella città di Trebula Mutuesca l’attuale Monteleone Sabino E proprio non lontano dal paese sorge la chiesa dedicata alla Santa. Nel territorio tutt'intorno si evidenziano i resti archeologici della città sabino-romana che ,sin da quando era un vicus ,godeva probabilmente di una posizione straordinaria lungo la via Salaria. L'edificio romanico si trova fuori dall'abitato, in una paesaggio collinare. La facciata presenta un portale d'ingresso affiancato su ogni lato da due nicchie e una serie di decori provenienti da antichi monumenti.
Alla chiesa, la cui facciata romanica è molto suggestiva, si accede per mezzo di un atrio L'interno è a tre navate molto asimmetriche, frutto di successivi rifacimenti. La navata destra è ripartita da grossi rocchi di colonne di spoglio; la sinistra da pilastri Nella zona del presbiterio si apre una piccola porta che conduce ad un ambiente inferiore, nel quale è collocato un sarcofago in una nicchia affrescata nel Cinquecento. All'interno del sarcofago erano conservate originariamente le spoglie di Santa Vittoria le cui reliquie furono disperse in date successive in molte sedi diverse (Subiaco, Bagnoregio, Pisoniano, ecc.). Nella Chiesa si trovano, inoltre, un affresco quattrocentesco rappresentante Santa Vittoria, una statua lignea di San Michele Arcangelo, realizzata nelCon le invasioni saracene, Quattrocento e una cisterna per la raccolta delle acque che secondo la tradizione sono miracolosamente scaturite in occasione del martirio. Il campanile venne innalzato nel X secolo e nel Duecento venne aggiunta la campana.

Questa chiesa è dunque un gioiello d'arte romanica, un autentico angolo incantato e pervaso di serenità della Sabina e dell'intera Italia Centrale.