domenica 14 agosto 2011

La pieve matrice di San Pietro in Carnia

A Zuglio, non distante da Arta terme, la città cara a Carducci, si trova, inserita in un interessantissimo itinerario culturale la pieve matrice di San Pietro in Carnia.
La storia di questa chiesa è collegata alla vicissitudini di Zuglio, l'antica Iulium Carnicum, la città romana più settentrionale d’Italia, situata in prossimità della grande arteria stradale che da Aquileia portava ad Aguntum, centro del Norico meridionale (attuale Austria).
Questo centro alpino fu raggiunto ben presto dalle correnti evangelizzatrici partite da Aquileia, la più importante sede di vita cristiana della provincia Venetia et Histria
Tra il IV e V secolo nella parte meridionale dell’abitato furono erette due basiliche paleocristiane di cui è rimasta soltanto la pieve di San Pietro,
La chiesa nacque  gotica con un’unica navata e tre altari; sul lato destro del presbiterio venne conservata la sagrestia precedente.
Costruita nelle sue forme attuali intorno al 1312 in posizione più sicura dalle numerose incursioni barbariche, la Pieve di San Pietro è considerata "matrice" poiché fu uno dei primi centri di diffusione del Cristianesimo in Carnia.
A partire dalla fine del XV secolo, e fino ai primi anni del Cinquecento, si pose mano a importanti rimaneggiamenti tra cui l’aggiunta di una navata a meridione, progettata secondo i canoni gotici della precedente, sostituendo la parete imprigionata con due colonne in tufo
Nella chiesa così sistemata trovarono posto quattro altari e un battistero.
Importanti opere d’arte sono conservate in questa Pieve e tra le opere conservate nella Pieve va segnalata la tela della scuola del Pordenone  rappresentante la conversione di San Paolo
L’organo, di stile barocco, ha sostituito il precedente del 1500 ed è stato recentemente restaurato.
Interessante è pure la tela rappresentante La consegna delle chiavi a San Pietro di Francesco Pellizzotti (1791), come pure la statua di San Pietro, di artista tedesco del XV secolo, è una delle poche opere salvate dalla razzia dei ladri nel 1981.
Va segnalato il Cristo ligneo del 1550, situato nell’architrave dell’arco principale come pure l’ancona lignea di Sant’Antonio Abate (1550), in stile rinascimentale, è racchiusa in due incorni-ciature barocche; viene attribuita a Gian Domenico Dall’Occhio di San Vito al Tagliamento.
Dietro all’altare sono visibili le finestrelle e le sinopie della parete.
Il battistero è formato da una coppa in pietra rossa, opera di artista ignoto del 1659, e da un tabernacolo ligneo.