domenica 23 maggio 2010

Il borgo ellittico di San Martino al Cimino


Il complesso dell’abbazia di San Martino al Cimino appare come una gemma incastonata nel Paese omonimo che si trova sul versante meridionale dei monti Cimini nella riserva naturale del lago di Vico.
Il visitatore che si rechi in questa superba abbazia cistercense rimane incuriosito dal singolare aspetto delle abitazioni che stanno intorno: una schiera di casette accostate le une alle altre, con tetti digradanti con un bizzarro gioco di simmetrie ellittiche.

San Martino al Cimino deve la sua attuale conformazione urbanistica ad Innocenzo X ed in particolare a donna Olimpia Pamphilij Maidalchini vedova di suo fratello . Fu questa, infatti, a dedicarsi alla sistemazione dell’abitato, fino ad allora stretto intorno all’Abbazia cistercense, affidandone il progetto a Marcantonio de’ Rossi ed altri grandi nomi del tempo tra cui il Bernini e il Borromini.
San Martino fu costruito su un’altura, a 561 metri di altitudine sul livello del mare. Una lunga teoria di case a schiera di identiche dimensioni e forma appoggiate alla cinta muraria esterna, costituiscono appunto, l’impianto urbanistico del paese che, visto dall’alto, presenta una forma semi-ellittica. Le case rappresentarono il risultato di uno studio standardizzato, una sorta di case popolari a riscatto. La cerchia muraria ha due uniche aperture: una a monte e l’altra a valle, in direzione di Viterbo; l’una e l’altra porta si aprono sulle due strade principali, che conducono direttamente ai due centri, religioso e politico, della città: la chiesa ed il palazzo.
Non possiamo tralasciare di soffermarci sia pure sinteticamente sull’Abbazia che sorse durante la prima metà del XIII secolo su una precedente risalente ad almeno due secoli prima, ad opera dei monaci cistercensi francesi di Pontigny.
L'edificio religioso presenta una facciata solenne ornata da un rosone e da una grande polifora gotica: ai lati si ergono due basse torri campanarie di aggiunta posteriore sormontate da cuspidi piramidali. Particolarmente armonioso è il retro della costruzione con l'abside poligonale di pietra. Sul fianco della chiesa si aprono i resti del chiostro di cui non restano che poche colonne sobrie ed eleganti. L'interno, semplice ed austero, ricorda le grandi cattedrali gotiche e le abbazie cistercensi per l'altissimo soffitto a crociera, le ampie finestre ed il colonnato con pilastri a croce.
Non meno degno di rilievo è il Palazzo Doria Pamphilij, eretto incorporando parte dell’ex convento (portale romanico), da Donna Olimpia Maidalchini-Pamphilij. Completamente ristrutturato nel 1652 da vari maestri tra cui il Bernini, ospita oggi alcuni corsi dell’Università degli Studi della Tuscia e la sede dell’Azienda di Promozione Turistica di Viterbo. Al suo interno si trovano pregevoli sale affrescate, saloni con ricchi soffitti lignei, fregi in affresco, una notevole scala in peperino e un camino monumentale.