Quando si ammira la stupenda piazza della Signoria di Firenze con il superbo Palazzo Vecchio sullo sfondo sede del comune fiorentino, il pensiero va inevitabilmente anche a Campo dei Fiori a Roma perché entrambe le piazze sono state anche luoghi tristi per la Storia.
In Campo dei Fiori si consumò il rogo del filosofo “eretico” Giordano Bruno, mentre in Piazza della Signoria concluse tragicamente di vivere il frate Girolamo Savonarola.
Sede del potere civile, la piazza della Signoria era sede delle pubbliche esecuzioni, e la più famosa fu quella del 23 maggio 1498 quando Girolamo Savonarola fu impiccato e bruciato per eresia assieme ai suoi du confratelli Frate Domenico Buonvicini da Pescia e Frate Silvestro Maruffi da Firenze.
Savonarola, domenicano, fu personalità sconcertante, capace di suscitare odi e fanatismi, amori viscerali e profonde fedeltà. Influenzò letterati come Guicciardini, Botticelli, Buonarroti. Vagheggiò il ritorno al cristianesimo primitivo e istituì i famosi "bruciamenti delle vanità" non condannando una sana fruizione dei beni mondani. Nella sua attività politica mirò ad una città pacifica, che sviluppasse i traffici e fosse allietata da opere d'arte e da feste, purché non contrarie alla morale. E' un atteggiamento che si rispecchia nei suoi scritti:come Compendio di logica (Compendium logicum, 1491) in cui è riassunta la filosofia scolastica e le Prediche raccolte postume, caratterizzate da una eloquenza concitata e drammatica: nello slancio dei rimproveri e delle esortazioni fa ricorso a grandiose e terrificanti immagini bibliche, accompagnato a toni raccolti nella meditazione e nel rammarico.
Sulla piazza della Signoria di fronte alla fontana del Nettuno è stata posta una targa nello stesso luogo in cui, con i suoi discepoli, aveva operato il cosiddetto Rogo della Vanità, dando alle fiamme molti libri, poesie, tavoli da gioco, vestiti, ecc.