venerdì 31 dicembre 2010

Jean Mirò e la sua Barcellona

Barcellona per l’arte non significa soltanto Antonio Gaudì e Salvatore Dalì,ma anche Jean Mirò.

Vero figlio di Barcellona dove nasce il 20 aprile 1893. egli si forma alla scuola di Gaudì.

In un primo tempo si interessò all’impressionismo e al fauvismo;conobbe in seguito a Parigi Picasso e soprattutto il circolo Dada di Tristan Tzara da cui viene maggiormente attratto. Attraverso l’amicizia di André Masson, aderisce nel 1924 al movimento surrealista.

Mirò ha lasciato a Barcellona dei segni indelebili della sua arte. Basti pensare alla fondazione Mirò ove sono esposte tantissime sue opere

L’esposizione contiene una raccolta completa dell’arte di Mirò e di altri celebri artisti dell’epoca che facevano parte della collezione del grande artista; nello spazio espositivo all’aperto si trovano  inoltre opere con fantastici colori.

Di pari importanza è uno stupendo mosaico (El paviment del Pla de l’Os) che viene calpestato senza saperlo dai passanti sulla Rambla . La scelta da parte di Mirò non fu casuale, perché Mirò nacque proprio lì vicino nel 1823 nel Passatge del Credit.
Non finisce qui: con un po’ di pazienza, altrettante fortuna e senza preoccuparvi degli sguardi dei curiosi, potrete cercare una mattonella firmata di Mirò stesso.
Ed ancora è da ammirare lo stupendo murale del terminal dell’aeroporto.

martedì 28 dicembre 2010

Nizza e la Bibbia di Chagall





In un precedente articolo abbiamo già parlato di Nizza, di questa incantevole città sulla Costa Azzurra, patria di Giuseppe Garibaldi  “il nizzardo per antonomasia”http://curiosareconfantasia.blogspot.com/2010/08/nizza-citta-dincanto-punto-di-incontro.html
Nizza tuttavia non è solo importante per la storia, e per i suoi incantevoli paesaggi e per l’avenue des anglais; è importante anche per l’arte. Infatti molti musei sono da visitare  come quelli di Matisse e Chagall
Eccezionale soprattutto è il muso Chagall, il pittore bielorusso di famiglia ebraica che visse nella vicina Saint Paul de Vence dal 1950 fino alla sua morte e che ha lasciato opere stupende in cui è sempre presente lo spirito ebraico.
Il Musée Marc Chagall di Nizza è stato costruito nel 1972 per ospitare il Ciclo del Messaggio Biblico, una serie di 17 gigantesche tele  ispirate
.
Il museo, strutturato personalmente dall’artista, contiene la più importante collezione permanente di opere di Chagall (1887-1985) mai riunita. Tutte le tele ma anche i mosaici, le vetrate, gli acquerelli e le incisioni) sono d’ispirazione biblica.

I dipinti sono  dedicati alla Genesi, l’Esodo ed il Cantico dei Cantici e furono donati  dal pittore e da sua moglie Valentina allo stato francese  nel 1966,
. Altre composizioni evocano la creazione, il paradiso terrestre, il diluvio, il cantico dei cantici, ecc… Un arazzo (La Creazione), un mosaico esterno e tre grandi vetrate completano questa presentazione.
La Bibbia di Chagall è colori, narrazione, stupore, gioia e sgomento. E' strazio e ironia,. Litografie, schizzi e tele incantano letteralmente il visitatore negli occhi e nel cuore
.

domenica 26 dicembre 2010

Cascais: la terra finisce ed il mare comincia

Più che il mare comincia l’oceano atlantico. Sulla costa infatti  è situata la ridente  località di Cascais distante  appena 25 km da Lisbona
Inizialmente era un insediamento di pescatori con porto, munito sil promontorio di un castello ampliato nel XVI secolo. 
Gravemente danneggiata dal terremoto  del 1755, in periodi successivi incominciò a godere della fama di località balneare frequentata dalla famiglia reale e dall’aristocrazia della capitale.
Negli anni successivi vi fu uno sviluppo vertiginoso con la costruzione di ville sul mare e l’ampliamento dell’abitato. Cascais  presenta un bellissimo centro pedonalizzato con  importanti negozi.
Il mueo doMar contiene reperti interessanti di archeologia locale, specialmente marittima. Un nuovo porto da diporto, la Marina de Cascais, è stato costruito di recente in quello che i pescatori locali considerano il posto meno adatto, dove le onde atlantiche colpiscono la costa con grande violenza, tanto che il muro in cemento armato a distanza di 5 anni ha già mostrato segni di rottura.Degna di rilievo è la chiesa di “Nosta Senhora da Assuncao decorata all’interno di pregevoli azulejos
Come curiosità  storica va detto che Cascais è anche nota perché è stata  terra di esilio dell’ultimo  Re d’Italia Umberto II.

sabato 25 dicembre 2010

Caltagirone e i suoi presepi

E’ tempo di Natale e faremmo un torto alla cultura siciliana se non ci soffermassimo, nelle nostre scorribande  presepiali, sulle tradizioni artistiche della Sicilia nella realizzazione di presepi che sono vere ed autentiche opera d’arti.
Una città emblematica in cui è molto viva la tradizione del Natale è Caltagirone. Stupenda località dolcemente adagiata tra i monti Erei ed Iblei Città ricca di storia e soprattutto “città di ceramica”, come porta impresso nel suo nome arabo, Cal'at Ghiran
La città ha infatti molti splendidi ornamenti in ceramica, quali quelli del Ponte San Francesco, del Giardino della Villa, realizzato verso il 1850 da Giovanni Battista Basile, e l’incantevole scalinata di Santa Maria del Monte, 142 scalini ornati da ceramiche, costruita nel 1608 per collegare la Matrice al Palazzo Senatorio. In occasione della festa di San Giacomo, la scala viene illuminata da centinaia di lampade per collegare la Matrice al Palazzo Senatorio. In occasione della festa di San Giacomo, la scala viene illuminata da centinaia di lampade.
La tradizione presepiale è molto forte ed è antica e ,come è documentato da fonti storiche risale al XVI secolo in cui artigiani più noti  meno noti, i cosiddetti “Santori” e Pasturari” cominciarono a modellare le varie figurine  su committenza.
Il presepe di Caltagirone si colloca nella tipica cultura del presepe siciliano, certamente diverso dal  presepe napoletano del settecento, ma molto più aderente alla rappresentazione religiosa della sacra Famiglia e della natività. 
Anche in questi presepi è presente il popolo siciliano soprattutto della campagna. Tanti sono i pastori contadini rappresentativi della società siciliana e di arti e mestieri che in molti casi sono scomparsi. Il segreto della produzione di Caltagirone va dunque ricercato, non solo nella tecnica, superlativa, ma anche nella capacità di riuscire ad essere lo specchio della propria epoca, di una società reale, essenzialmente contadina, di cui ha documentato col passare degli anni i cambiamenti nei costumi, nei gesti, negli attrezzi di lavoro e nell'architettura. 

giovedì 23 dicembre 2010

Natale e il presepe Cuciniello a Napoli


E' tempo di Natale e non vi è miglior modo per fare gli auguri ai gentili lettori  se non ammirando il Presepio Cuciniello di valore storico ed artistico inestimabile, in mostra permanente nei locali del Museo Nazionale di San Martino di Napoli.
 Il presepe fu allestito il 28 Dicembre del 1879 con pastori donati da Michele Cuciniello, dal quale prese il nome.

..
 Ancora auguri!

lunedì 20 dicembre 2010

L'affresco " il miracolo della Vergine e la visione di S Filippo Neri" nella chiesa di S. Maria delle Vallicella a Roma.

Uno dei più fecondi ed insigni artisti del barocco fu Pietro da Cortona, nato come Pietro Berrettini.
E’ un artista completo perché ha lasciato opere importanti in architettura e pittura: Basti pensare al fatto che durante il papato di Urbano VIII (di cui fece un ritratto) fu uno dei principali architetti operanti a Roma, insieme a Bernini e Borromini.
Pietro Berrettini progettò Castel Gandolfo per come lo conosciamo oggi. Ed ebbe una parte attiva nella progettazione della chiesa di San Luca e Martina al foro romano realizzata con un impianto a croce greca.
Qui intendiamo parlare dell’impronta data da Pietro da Cortona alla decorazione pittorica della chiesa di Santa Maria della Vallicella (chiesa nuova) costruita nel 1575 per iniziati di San Filippo Neri che lì visse nelle nelle stanze annesse e lì fu sepolto.
La facciata straordinariamente ampia è del 1605, L’interno è a croce latina e si sviluppa in tre navate caratterizzate dal ritmo delle cappelle laterali a nichcia.
Sopra le arcate della navata maggiore della chiesa ove sono presenti moltissime opere d’arte dello stesso Pietro da Cortona e di Rubens si estende una decorazione a stucchi e ad affreschi del 700.
Nella volta fra un sinuoso disegno di cassettoni dorati si allarga la spettacolare affresco di Pietro da Cortona Nuova del mirabile affresco riguardante " il  miracolo della Vergine e la visione di S Filippo Neri"
Una notte durante il sonno il Santo sognò che la Vergine sosteneva senza fatica una parte del tetto della chiesa che cedeva. La mattina dopo volle indagare e scoprì con meraviglia che un’enormebtrave del tetto miracolosamente era in bilico mantenendo da sola tutta la struttura.
L’affresco è un’opera di straordinaria bellezza che rivela a giudizio unanime dei critici l’abilità dell’artista bnel fondere l’intento narrativo con l’illusionismo scenografico in una rappresentazione delle esigenze celebrative della controriforma, in accordo alle esigenza della Chiesa del tempo.





venerdì 17 dicembre 2010

Grinzane: sulle orme di Cavour

Nell’incantevole paesaggio delle Langhe, tra immense distese di filari di vite, a pochi chilometri da Alba, si trova il piccolo paese di Grinzane, o meglio Grinzane Cavour, proprio a ricordo del grande statista del Risorgimento.

L’illuminato uomo politico fu infatti  sindaco per diciassette anni: nominato tale nel maggio 1832, a ventidue anni; ne mantenne la carica fino al febbraio 1849
Proprietario di molti fondi agricoli, il conte Camillo sperimentò nuove tecnologie in cantina per cui, insieme alla marchesa Vitturnia Colbert Falletti,che all’epoca dimorava nel castello di Barolo, dirimpetto a Grinzane, può essere considerato uno dei padri del vino Barolo.
Ma veniamo a descrivere il Paese: è dominato dall'imponente castello medioevale sede dell'enoteca regionale e già centro della tenuta agricola di proprietà della famiglia Cavour, dove trova sede anche l’omonio premio letterario.
L’imponente castello realizzato intorno alla torre centrale della prima metà del secolo XI, oggi dopo recenti e rilevanti restauri iniziati nel 1960 può essere ammirato in tutta la sua bellezza. Strutturato su una pianta quadrilatera con un'alta torre, ospita l'Enoteca Regionale Piemontese Cavour, prima nella regione, ed i due musei: Museo con cimeli cavouriani e un Museo Etnografico.
Nelle sue sale infatti si possono ammirare allestimenti sul Tartufo, rari oggetti dell’enogastronomia locale, una distilleria del ‘700, bottega del bottaio, , come anche i mobili, manoscritti e la Fascia Tricolore del Sindaco che appartennero al Cavour.










lunedì 13 dicembre 2010

La Casa Cuadros sulla Rambla a Barcellona

Continuiamo a parlare di Barcellona che forse è  la città non italiana più conosciuta dagli italiani. L'unica in Europa in cui siamo la comunità straniera più numerosa e dove animata è la vita in strada ,la gente nelle piazze nei bar e nelle terrazas e soprattutto dove danze antiche e flamenco si alternano.

Un luogo che lascia ammirati i visitatori è la Casa Cuadros , ove campeggia un dragone che dall’alto scruta la Rambla.
La stranezza del palazzo è che sui muri del palazzo sono appesi degli ombrelli.
Qual è la ragione della presenza di questi ombrelli?
Semplice, la casa Cuadros è un vecchio negozio di ombrelli di fine ‘800, abbellito con riferimenti allegorici all’Oriente. La bellezza del dragone e i colori dei muri, ne hanno fatto uno dei soggetti più fotografati della Rambla.
La "Casa dels Paraigües (Casa degli ombrelli)" è un bell’esempio di architettura modernista, con riferimenti anche all’Egitto (balconi) ed elementi decorativi che ricordano il Giappone. Il vero protagonista è sempre il dragone verde che tiene un ombrello, anche se ormai il negozio non c’è più e una banca ha preso tutto in affitto.

domenica 12 dicembre 2010

Luca Giordano e Palazzo Gaddi a Firenze

A Firenze qualunque monumento civile o religioso è una vera opera d’arte.
Medioevo, Rinascimento sono largamente rappresentati da Maestri e capiscuola come Cimabue, Giotto Brunelleschi, Leon battista Alberti, Masaccio,Michelangelo, Beato Angelico e molti altri, altrettanto noti.
In epoca posteriore si distingue Luca Giordano1634-1705) che è stato attivo soprattutto a Napoli e Firenze ove ha trascorso un periodo della sua vita nella città del giglio.
Ha influenzato con la sua pittura ariosa e coinvolgente, di carattere sacro o profano, l'attività di molti giovani pittori sia napoletani come Solimena , sia, veneziani e stranieri come Sebastiano Ricci, Fragonard e Goya.
Luca Giordano, ben noto per avere affrescato a Napoli la controfacciata della chiesa dei Girolamini con la Cacciata dei mercanti dal Tempio,ha lasciato dunque la sua impronta artistica anche a Firenze a Palazzo Arrighetti-Gaddi in via del Giglio a Firenze.
In questa zona della città i Gaddi, famiglia dei celebri pittori Taddeo e Agnolo ma anche di uomini politici e di ricchi mercanti, avevano numerosi possedimenti: nella vicina piazza della Madonna degli Aldobrandini il palazzo Gaddi è uno dei più antichi di famiglia e si riconosce per i tipici sporti, mentre l'antistante edificio d'angolo con via del Melarancio sorge sul luogo del celebre giardino chiamato Paradiso dei Gaddi, cantato da John Milton, che fu probabilmente ospitato nell'allora Palazzo Arrighetti.
Furono i Gaddi a comprare il cinquecentesco palazzo degli Arrighetti e a fare costruire un nuovo corpo di fabbrica .
All'interno si trova un atrio che porta allo scalone monumentale, dove si trova un scultura di Ercole in riposo lungo la balaustra. Al piano nobile sono presenti alcune sale magnificamente affrescate, tra le quali spicca quella con l'affresco sul soffitto attribuito a Luca Giordano e completata da altre pitture e stucchi.


venerdì 10 dicembre 2010

La chiesa gotica catalana di Santa Maria del Mar a Barcellona

Si associa sovente alla bella e dinamica città di Barcellona il concetto di modernismo catalano cioè quel movimento artistico che in Catalogna investì, tra la fine dell'800 e i primi del '900, tutti i campi espressivi, dall'architettura alla pittura, dalla scultura a tutte le arti decorative (lavorazione del vetro, dei tessuti, del ferro, del legno).

Sorto contemporaneamente all'Art Nouveau in Francia, al Liberty in Italia e allo Jugendstil in Germania, come reazione all'imperante classicismo, in Catalogna assume un carattere particolare legato non solo ad una estetica, ma ad una corrente di pensiero politica, il catalanismo, al recupero cioè della cultura e dell'identità catalana.
E’ tuttavia un luogo comune la correlazione tra Barcellona, Gaudì ed il modernismo perché non mancano nella città catalana esempi luminosi di architettura religiosa gotica. Si distingue per la sua peculiarità la chiesa di Santa Maria del Mar, considerata appunto insieme alla cattedrale il migliore esempio di architettura gotica.
Un primo edificio è già documentato nel 1009, ma l’attuale struttura risale al trecento, il periodo di massimo splendore della Catalogna quando le corporazioni dei lavoratori marittimi e le maggiori famiglie della città sotto il patronato del re Alfonso III il Benigno finanziarono la costruzione della nuova chiesa.(1329-1384)
La nuova versione della chiesa, che è veramente parte della storia marittima della città, fu opera dell’architetto Berenguer de Montagut che fuse il modello nordico della "chiesa a sala" con gli austeri stilemi del gotico catalano.
La facciata è sobria ed elegante con un portale a statue e rilievi, testimonianza del contributo delle corporazioni marittime, le finestre ogivali ed un grande rosone. All'interno si distinguono tre navate, con deambulatorio e senza crociera. Lo spazio è però suddiviso, anche in altezza, in modo tale che, pur essendovi tre navate, l'impressione è di trovarsi in uno spazio unico molto luminoso ed aperto, a una sola navata.

domenica 5 dicembre 2010

La Chiesa romana di rito siriaco-antiocheno di Santa Maria della Concezione in Campo Marzio

Roma è ricca non soltanto di chiese di rito latino, ma anche di chiese di culto greco orientale che nel corso dei secoli si sono riunite alla chiesa di Roma ed hanno riconosciuto il primato del Papa,
Tra queste assume particolare rilievo la chiesa di Santa Maria della Concezione in Campo Marzio.
E’ a rito siro-antiocheno ed ha l’orignalità che la Messa e le altre funzioni liturgiche siano celebrate in aramaico l’idioma parlato da Gesù Cristo.
Le origini della chiesa, a croce greca, e del monastero annesso, secondo la tradizione, sono connesse con il conflitto fra gli iconoduli e gli iconoclasti nell’impero bizantino: alcune monache fuggite da Costantinopoli avrebbero portato a Roma, con altre reliquie, il corpo di San Gregorio Nazianzeno, e sarebbero state insediate da papa Zaccaria (741-752) in questa parte del Campo Marzio. Il corpo di San Gregorio sarebbe stato posto nella vicina Chiesa di San Gregorio di Nazianzeno e poi traslato nel 1580 in San Pietro in Vaticano.
La chiesa venne ricostruita nel 1685 ad opera di Antonio de Rossi; l’ingresso è preceduto da un cortile porticato. Nel cortile è conservata una lapide, che invita le donne a lavare bene le proprie coscienze così come lavano i loro panni:

« Le consiencie monde aver curate / sì come panni bianchi qui voi fate. »
(Rendina, op. cit., p. 233)
Durante il periodo napoleonico la chiesa fu sconsacrata a adibita a sede del lotto. Fu riaperta al pubblico nel 1916,
Non lontano vi è il complesso di vicolo Valdina, a poche decine di metri da palazzo Montecitorio ha una storia ormai millenaria, è sorto, infatti in epoca paleocristiana nel cuore del Campo Marzio come piccolo convento di monache basiliane raccolte intorno all'oratorio di S. Gregorio Nazianzeno. Esso ha subito attraverso i secoli notevoli trasformazioni, dal nucleo altomedievale sovrastato dal campanile romanico, alle sovrapposizioni tardo rinascimentali e barocche, fino ai restauri ottocenteschi. Oggi è costituito dall'ex-convento delle Benedettine di S.Maria in Campo Marzio e dall'annessa chiesa dedicata a S. Gregorio Nazianzeno.


venerdì 3 dicembre 2010

Città della Pieve patria del Perugino e del Pomarancio

Città della Pieve è situata su un colle, a circa 500 di altitudine, dominante la val di Chiana.
Si trova in Umbria,ai confini con la Toscana si caratterizza come un luogo di elevatissimo livello artistico meta continua di visitatori durante tutto l’anno.
E’ un vera città d’arte che ha dato i natali a due grandi artisti come Perugino ed il Pomarancio e vanta monumenti importanti tra cui eccelle la chiesa dedicata ai Santi Gervasio e Protasio.
La chiesa ha una storia molto antica e la sua primitiva costruzione risale al IV-V secolo sostituita da un edificio romanico nell’VIII secolo a sua volta ristrutturato secondo il gusto gotico nel XIII secolo.
Nell’'edificio attuale che risale ai secoli XVI e XVII vi sono importanti opere pittoriche ed in particolare quelle del Perugino, che, nel 1510, affrescò la prima cappella a sinistra: San Giovanni, che battezza Cristo sul Giordano.
Nella seconda cappella si può ammirare lo Sposalizio della Madonna di Nicolò Circignani (1628). Sulla sinistra del presbiterio: Madonna in trono tra i Santi Francesco e Bonaventura e un devoto che offre un cuore, di ignoto (sec. XVI). Nell'abside sopra il coro, si trova la tavola del Perugino (1513), commissionatagli dai canonici della Collegiata per 130 fiorini dedicata alla Madonna tra i Santi Gervasio e Protasio, protettori della città, che tengono in mano due orifiamma con l'antico stemma cittadino e i santi Pietro e Paolo.
 Sono notevoli anche la Vergine tra Giovanni Battista, Giovanni evangelista, San Pietro martire e il beato Giacomo Villa, forse del Giannicola. Ed ancora la Vergine in trono con Bambino in braccio, tra San Domenico e Santa Caterina del Savini (1600). E un mirabile Crocefisso in legno forse del Gianbologna (1550) e l'Addolorata in legno, si dice su disegno del Perugino.
Si può ammirare in sacrestia vi è il Battesimo di Gesù del Pomarancio.


mercoledì 1 dicembre 2010

Alla ricerca del macabro nelle chiese cattoliche europee

In Europa sono molte le chiese cattoliche in cui assume particolare il macabro, anche in contrasto con eccellenti opere d’arte.
Nell’articolo http://curiosareconfantasia.blogspot.com/2010/03/la-danza-macabra-di-san-vigilio-pinzolo.html    abbiamo parlato del ciclo pittorico della Danza Macabra a  San Vigilio a Pinzolo nel trentino.
Ve ne sono altre significative una in Italia, l’altra nella repubblica Boema.
Santa Maria della Concezione dei Cappuccini, o Nostra Signora della Concezione dei Cappuccini, è una chiesa di Roma situata nell’importante via Veneto,fatta costruire nei pressi di Palazzo  Barberini da papa Urbano VIII, in onore di suo fratello Antonio Barberini che faceva parte dell'ordine dei Cappuccini
Nella chiesa costruita tra il 1626-1631 la struttura architettonica dell'edificio è costituita da una piccola navata con dieci cappelle laterali (cinque per parte), nelle quali sono conservate importanti reliquie ed opere d'arte.

Importanti pitture ne adornano le cappelle, come l'Arcangelo Michele che caccia Lucifero di Guido Reni, la Natività di Giovanni Lanfranco, il San Francesco riceve le stimmate del Domenichino. Nella sagrestia è conservato un San Francesco in preghiera, recentemente attribuito a Caravaggio.
La chiesa tuttavia è anche molto visitata per la cripta-ossario decorata con le ossa di circa 4000 frati cappuccini, raccolti tra il 1528 ed il 1870  dal vecchio cimitero dell'ordine dei Cappuccini, che si trovava nella chiesa di Santa Croce e Bonaventura dei Lucchesi, nei pressi del Quirinale. La cripta al cui ingresso è scritto


 "Noi eravamo quello che voi siete, e quello che  noi siamo sarete"

è divisa in cinque piccole cappelle dove si trovano anche alcuni corpi interi di alcuni frati   mummificati con indosso le vesti tipiche dei frati Cappuccini .La decorazione che potrebbe apparire lugubre e macabra è un modo per esorcizzare la morte
Altro significativo esempio è rappresentato dall’ossario di Sedlec
Si tratta di  una cappella all'interno della Cattedrale di Nostra Signora di Sedlec (patrimonio dell'UNESCO), nelle vicinanze di Kutná Hora. La particolarità dell'ossario non sta nel numero degli scheletri custoditi (circa 40.000) ma nel fatto che tali scheletri siano composti e disposti a formare le decorazioni e gli ornamenti della cappella. Il gran numero di ossa è dovuto a due grandi piaghe che hanno colpito le terre ceche: la Peste nera del XIV secolo e le Guerre Hussitee del XV secolo.
Tra il 1703 ed il 1710, venne eretta una nuova entrata e ristrutturata, in stile barocco, la cappella dall'architetto ceco di origini italiane Giovanni Battista Santini.
Nel 1870 le ossa accumulate nei magazzini furono riutilizzate per creare la macabra decorazione della cripta. Oltre a decorare le pareti e la volta con i resti degli scheletri furono composte vere e proprie sculture. Su tutte spiccano l'enorme candeliere composto da teschi ed ossa incastrate tra loro, l'ornamento dell'altare, ed uno gigantesco stemma degli Schwarzenberg anch'esso ricostruito con i resti umani recuperati dall'ossario.
L'ossario  è definito da molti come uno dei luoghi più spaventosi d'Europa.

domenica 28 novembre 2010

Jesi e i suoi monumenti civili e religiosi


Nelle Marche si trova, non distante da Ancona e Macerata, Jesi una città importantissima dal punto di vista storico,artistico e culturale.

Jesi che secondo una leggenda fu fondata da re Esio, re di Pelasgi che qui giunse direttamente dalla Grecia nel 1500 a.c ha origini molto antiche.
Si ritiene che sia stata l'ultimo avamposto degli Umbri in territorio piceno. Nel IV secolo a.C. i Galli Senoni, popolazione celtica calata dal nord e così detta dalla città di provenienza - l'odierna Sens in Francia. I Galli Sènoni scacciarono gli Umbri, si stanziarono sulla costa orientale dell'Italia, da Rimini ad Ancona e vi fondarono "Sena Gallica" (Senigallia) .
Jesi che diede i natali a Federico II di Svevia ed al compositore Giovanni Battista Pergolesi, assurge a vero faro culturale delle Marche, anche perché fu una delle prime città italiane a istituire una tipografia. Fu qui che Manuzzi modificò i caratteri di stampa, che prima erano in legno, utilizzando il piombo
Jesi i raccoglie in se monumenti artistici di grande livello artistico come ads esempio il palazzo della Signoria una delle ultime e più notevoli opere di Francesco di Giorgio Martini che lo concepì con l’armoniosa fronte a grandi superfici nude interrotte da finestre parzialmente di tipo guelfo con l’unica decorazione del grande leone rampante coronato stemma della città.
Jesi è al tempo stesso ricca di stupende chiese.
Tra queste eccelle il Duomo dedicato a San Settimio, e costruito tra il XIII e il XIV secolo ad opera di Giorgio da Como, e rifatto tra il 1732 e il 1741 da Domenico Barrigioni Della vecchia costruzione rimangono, all'interno, i due leoni-acquasantiere già facenti parte del portale della chiesa. Il campanile, che caratterizza il profilo urbano, è opera del locale Francesco Matellicani, che lo eresse nel 1782-84 ispirandosi a quello vanvitelliano del santuario di Loreto
Il convento di San Floriano è la chiesa più importante della città sotto il profilo storico e religioso. Infatti fin dal XII secolo fu dedicata al patrono della comunità jesina e qui si svolgevano le più importanti cerimonie pubbliche tra cui, il 4 maggio, la presentazione del Palio da parte dei Castelli di Jesi segno di sottomissione alla città. Negli stipiti della porta d'ingresso sono tuttora visibili alcune pietre intagliate in stile romanico della precedente chiesa medioevale. Fu allora che la planimetria venne modificata collocando l'ingresso verso la piazza, con la creazione di nuove cappelle che ben presto si arricchirono di monumenti sepolcrali ed opere d'arte, tra cui la Deposizione, la Annunciazione e la Pala di Santa Lucia di Lorenzo Lotto, realizzate tra il 1512 ed il 1532 ed ora conservate nella Pinacoteca Civica assieme ai sarcofagi e ai bassorilievi che originariamente la adornavano. L'interno è a pianta centrale ellittica sormontato da uma bellissima cupola a base ovale riccamente decorata di stucchi e affreschi con le Storie di San Francesco
Non meno interessante è la chiesa di San Marco che sorge poco fuori dalla cerchia delle mura, fa parte di un complesso monastico di clausura.
Venne eretta in stile gotico nel XIII secolo epresenta una facciata tripartita aperta da un ricco rosone in cotto sormontante un portale marmoreo. L'interno è diviso in tre navate da pilastri ottagonali che reggono volte a crociera. Vi si conservano alcuni affreschi trecenteschi, della scupla riminese riconducibile a Giovanni e Giuliano da Rimini e ad artisti di ambito fabrianese.



giovedì 25 novembre 2010

San Candido e la chiesa della collegiata

San Candido è un’incantevole paese dell’alto Adige in alta Pusteria. Gode di una posizione particolarmente privilegiata all'interno del Parco Naturale delle Dolomiti di Sesto. Il pittoresco centro storico è circondato da imponenti montagne e bizzarre formazioni rocciose che racchiudono numerosi laghi palustri.
In questo splendido scenario naturalistico non mancano opere artistiche di eccezionale valore, veri caposaldi della storia dell’arte.
Tra queste la più importante è senza dubbio la chiesa della Collegiata di San Candido
E’ una delle chiese romaniche più importanti dell’intero Tirolo (XII sec., ristrutturazione nel XIII sec.). La chiesa fu donata nel 769 dal duca baiuvaro Tassilone III all’abate Otto von Scharnitz. Alla donazione era legata la fondazione di un monastero al confine della civilizzazione cristiana verso il mondo slavo ancora pagano.
Nella bellissima chiesa romanica si possono ammirare gli affreschi tardoromanici della cupola, che rappresentano la storia della creazione, oltre al gruppo della Crocifissione (anch’esso tardoromanico) sopra il coro.
La cripta romanica con la figura di San Candido è da secoli meta di pellegrinaggi dalle regioni limitrofe.
Infine mirabile è l’affresco gotico di Michael Pacher sopra il portale sud rappresentante il fondatore Otto II tra i due patroni del monastero, S. Candido e Corbiniano.
L’opera è eccezionale e veramente rappresentativa del genio di Michael Pacher nato a Brunico intorno al 1435 – morto a Salisburgo nel 1498 o comunque nel territorio della sua diocesi) è stato un pittore e intagliatore austriaco sudtirolese.
Questo pittore e intagliatore austriaco sudtirolese è considerato uno dei maestri più importanti del Quattrocento austriaco, vero punto di contatto tra arte nordica e costruzione prospettica di tipo rinascimentale italiano Altrettanto importante è il crocifisso ligneo del XIII secolo.
A San Candido vi sono altre chiese importanti come La Chiesa Parrocchiale di San Michele, del XII secolo, più volte distrutta; oggi della chiesa originale rimane solo il campanile cilindrico. Nel '700 la parrocchia fu adeguata allo stile barocco e poi al rococò.
Altrettanto importante è la Chiesa del Convento dei Francescani consacrata a San Leopoldo e costruita a fine '600 con annesso chiostro. La costruzione della chiesa e del convento è fatta risalire, al seguito dell'arrivo dei primi frati francescani, nel 1691. Più precisamente vennero costruiti tra il 1693 e il 1697, quando avvenne la consacrazione delle chiesa e la consegna ufficiale all'Ordine.






martedì 23 novembre 2010

Giovanni dalle bande nere nella piazza San Lorenzo a Firenze

Nella famosa Piazza di San Lorenzo a Firnze si scorge la statua di Giovanni dalle Bande nere. Chi era costui?
E’ un  protagonista per eccellenza della storia di Firenze sono essendo stato il capostipite dei medici e padre di Cosimo I
Giovanni dalle Bande Nere oppure delle Bande Nere al secolo Giovanni di Giovanni de' Medici (Forlì, 6 aprile 1498 – Mantova, 30 novembre 1526) è stato un condottiero italiano del Rinascimento e fu considerato da Niccolò Machiavelli come la figura capace di unificare l'Italia.
Questi i sommari dati anagrafici
Fu veramente un grande condottiero che si distinse come soldato papale il 5 marzo 1516 nella guerra contro Urbino al seguito di Lorenzo de' Medici. La guerra durò solo ventidue giorni, dopo i quali Francesco Maria I della Rovere si arrese; nonostante la propria indole irrequieta, Giovanni riuscì a insegnare agli uomini della sua compagnia - indisciplinati, rozzi e individualisti - disciplina e obbedienza. Ebbe anche modo di osservare, con acume caratteristico, il declino della cavalleria pesante.
Giovanni introdusse l’impiego di cavalli piccoli e leggeri, preferibilmente turchi o berberi, adatti a compiti tattici quali schermaglie d'avanguardia o imboscate; individuò nella mobilità l'arma più utile da usare. Un accento particolare fu messo sullo spirito di corpo, allora assai carente. I nuovi venuti ricevevano un addestramento particolare, spesso impartito da Giovanni personalmente; sovente i traditori erano condannati a morte.
Molte opere scultoree lo ricordano e tra queste la più importante è quella commisionata dal figlio Cosimo a Baccio Bandinelli nel 1540
Malgrado sia un condottiero, Giovanni ha stranamente una posa seduta e per questo motivo i fiorentini coniarono un arguto epigramma che suona così:
“Messer Giovanni delle Bande Nere, dal lungo cavalcar noiato e stanco, scese di sella e si pose a seder». “
Di particolare rilievo è il piedistallo ornto da bassorilievo su cui si intrecciano motivi allegorici e simboli araldici medicei

Un suo ritratto ottocentesco si trova presso gli Uffizi accanto ad altri famosi condottieri come Francesco Ferrucci, Pier Capponi e Farinata degli Uberti.




lunedì 22 novembre 2010

Piazza della Signoria a Firenze e Girolamo Savonarola

Quando si ammira la stupenda piazza della Signoria di Firenze con il superbo Palazzo Vecchio sullo sfondo sede del comune fiorentino, il pensiero va inevitabilmente anche a Campo dei Fiori a Roma perché entrambe le piazze sono state anche luoghi tristi per la Storia.
In Campo dei Fiori si consumò il rogo del filosofo “eretico” Giordano Bruno, mentre in Piazza della Signoria concluse tragicamente di vivere il frate Girolamo Savonarola.

Sede del potere civile, la piazza della Signoria era sede delle pubbliche esecuzioni, e la più famosa fu quella del 23 maggio 1498 quando Girolamo Savonarola fu impiccato e bruciato per eresia assieme ai suoi du confratelli Frate Domenico Buonvicini da Pescia e Frate Silvestro Maruffi da Firenze.
Savonarola, domenicano, fu personalità sconcertante, capace di suscitare odi e fanatismi, amori viscerali e profonde fedeltà. Influenzò letterati come Guicciardini, Botticelli, Buonarroti. Vagheggiò il ritorno al cristianesimo primitivo e istituì i famosi "bruciamenti delle vanità" non condannando una sana fruizione dei beni mondani. Nella sua attività politica mirò ad una città pacifica, che sviluppasse i traffici e fosse allietata da opere d'arte e da feste, purché non contrarie alla morale. E' un atteggiamento che si rispecchia nei suoi scritti:come Compendio di logica (Compendium logicum, 1491) in cui è riassunta la filosofia scolastica e le Prediche raccolte postume, caratterizzate da una eloquenza concitata e drammatica: nello slancio dei rimproveri e delle esortazioni fa ricorso a grandiose e terrificanti immagini bibliche, accompagnato a toni raccolti nella meditazione e nel rammarico.
Sulla piazza della Signoria di fronte alla fontana del Nettuno è stata posta una targa nello stesso luogo in cui, con i suoi discepoli, aveva operato il cosiddetto Rogo della Vanità, dando alle fiamme molti libri, poesie, tavoli da gioco, vestiti, ecc.




venerdì 19 novembre 2010

Yvoire ed il giardino dei cinque sensi

Sul lago Lemano si affacciano paesi rivieraschi incantevoli appartenenti sia alla Svizzera sia alla Francia.
Tra quelli francesi eccelle senza dubbioYvoire situata nl dipartimento dell’Alta Savoia.
Yvoire, che dista poco meno di un’ora da Ginevra, è un incantevole borgo medievale del 1306 strategicamente fortificato dal conte Amedeo V di Savoia, sulla riva del Lago Lemano. Yvoire è classificato tra i più bei paesi di Francia molto attraente dal punto di vista turistico Dal suo porto potrete imbarcare per crociere, a bordo di battelli a vapore muniti di ruote a pale, della Compagnia generale di navigazione, i quali servono durante la stagione turistica tutti i porti del lago Lemano.

Le costruzioni più antiche risalgono al XII (creazione della signoria d'Yvoire), ma Yvoire era già un borgo prima. Le fortificazioni, datate del XIX secolo, sono state erette su ordine di Amedeo V il grande conte di Savoia. Il Castello d'Yvoire, costruito anch'esso nel XIV secolo, fu rapidamente distrutto dai Bernesi durante uno dei numerosi conflitti che li opposero ai conti di Savoia. Sarà rialzato nel corso del XVI secolo, il mastio aspetterà l'inizio del XX secolo per ritrovare il tetto attualmente conosciuto.
Camminando nella direzione del lago si incontra la chiesa di San pancrazio con uno sfolgorante campanile a bulbo
Una leggenda narra che il. Sindaco della città avesse portato all'architetto, che doveva curare i restauri, un pesce dal ventre argentato e gli avesse chiesto di dare lo stesso colore al campanile, in modo che riflettesse il sole e fosse visibile da tutto il lago.
Venne accontentato.
Yvoire vanta una flora stupenda rappresentata dal Giardino dei cinque sensi situato proprio nel cuore del paese
E’.un luogo di poesia e di sogni, un labirinto vegetale evoluente col susseguirsi delle ore e delle stagioni, un universo di colori, profumi, suoni e tessiture
Il giardino è stato restairato secondo l'arte e la simbologia dei giardini del Medioevo : labirinto per i cinque sensi , frutteto , rose antiche , chiostro vegetale con piante medicinali e aromatiche , fontane , voliera ...
E’ un universo di colori , di profumi , di suoni e di sensazioni tattili che si evolve al trascorrere delle ore e delle stagioni. fuori dal tempo per piccoli e grandi  e consente passeggiate nella pace e fuori dal tempo per piccoli e grandi

Il giardino è classificato come "Jardin Remarquable" cioè "Giardino eccellente" dal Ministero della Cultura.
E’ stato creato in un’antica dimora del vecchio borgo il vivario che, permette di scoprire ed apprezzare numerosi rettili dei cinque continenti, e si dice anche il serpente a due teste. Questo stabilimento è un vero centro erpetologico di altissimo livello e rinomanza scientifica.

Si segnala nelle vicinanze Evian famosissimo per i suoi bagni.







martedì 16 novembre 2010

Lo speco di San Francesco:l'eremo di Sant'Urbano

L'itinerario dei santuari francescani è ricco di pittoreschi e caratteristici conventi disseminati in Umbria, Toscana e Sabina ove si può percorrere in particolare la valle santa di Rieti che annovera tra i più noti Poggio Bustone, Fontecolombo, Greccio e la Foresta.

Poco o comunque non molto si dice su un luogo minore e cioè l’eremo di Sant’Urbano molto rappresentativo della spiritualità del poverello d’Assisi.

E’ veramente un luogo come lo intendeva S. Francesco, lontano dai rumori delle vie di transito, immerso nella natura ridente e serena Il Santo vi si ritirava volentieri in silenzio ed in preghiera, meditando a lungo la Passione del Signore.

L’eremo è situato a 560 metri sul livello del mare, incuneato tra le rocce e gli aceri del monte Bandita

Vi si accede da Terni o da Narni per S. Urbano per non più di 14 Km.

Sei accolto dal saluto di S. Francesco: “Il Signore ti dia pace”

Si narra che Francesco sia arrivato in questo luogo di pace nel 1213, venendo da Narni a piedi. Con pochi dei suoi compagni.

Tommaso da Celano nel Trattato dei miracoli[ narra alcuni eventi miracolosi che accaddero in questi luoghi. “Durante la sua malattia, Francesco chiese del vino, ma poiché non ve ne era, gli fu portata dell'acqua. Egli la benedisse con un segno di croce, e l'acqua acquistò il sapore del vino; dopo averla bevuta, guarì dalla malattia. In seguito, ancora convalescente, si appoggiava ad un bastone; lasciando lo speco, volgendo un ultimo sguardo al bosco, piantò nella terra il bastone: il legno germogliò e diede vita ad un grande albero di castagno, che la tradizione identifica con quello ancora esistente nel prato antistante la cella del Santo”

Si entra al santuario percorrendo una strada pedonale denominata Viale del perdono; all' ingresso si trova la piccola chiesa, edificata tra il 1585 e i primi anni del Seicento. Costituita da un solo ambiente, presenta un crocifisso ligneo cinquecentesco e un tabernacolo del Seicento.

Accanto si apre il chiostro[, risalente al Quattrocento, da cui si accede alla Cappella di San Silvestro. L'oratorio, edificato dai Benedettini intorno all'anno 1000, presenta nell'abside un affresco del Trecento, con il Crocifisso e la Madonna, San Giovanni Evangelista san Francesco e san Silvestro. Altri affreschi raffigurano Santa Chiara,San Girolamo e Santa Caterina d’Alessandria sempre nell'abside, vi è l'antico pozzo da cui, secondo la tradizione, fu attinta l'acqua che san Francesco tramutò in vino.

Dal chiostro si entra anche nel quattrocentesco Refettorio di San Bernardino, dove si conservano le antiche tavole e un lavello in pietra.






































domenica 14 novembre 2010

Il rinascimento a Napoli: la chiesa di Sant’Anna dei Lombardi



Napoli è un caleidoscopio per antonomasia di varie culture, diverse tra loro e connesse alla storia complessa della città articolata nei periodi che si sono succeduti da quello greco a quello romano, dal romanico, al gotico e a quello rinascimentale.
Il rinascimento napoletano fu caratterizzato da modi esuberanti e solenni, con un ampio ricorso alle decorazioni in piperno e marmo bianco per le facciate degli edifici sacri e dei palazzi.
Il vero Rinascimento in realtà si ha con con l'insediarsi di Alfonso V d’Aragona che dal 1444 amplificò la rete di scambi culturali nel Mediterraneo, coinvolgendo i territori partenopei nel giro degli scambi strettissimi con gli altri territori della corona aragonese e chiamando in città artisti catalani e spagnoli, tra cui spiccò la presenza di diversi caposcuola come Pisanello e Colantonio.
Le prime commissioni architettoniche vennero affidate ad artisti spagnoli, ancora lontani dalle problematiche rinnovate del Rinascimento, ma legati a svariati indirizzi. L'eterogeneità della committenza reale è evidente nella ricostruzione di Castel Nuovo dove dal 1451 lavorarono maestranze iberiche, incaricate di creare una residenza adeguata al sovrano e un fortilizio in grado di resistere alle artiglierie.

Nel 1453, il castello fu dotato di un arco monumentale cioè l’arco trionfale del Castel Nuovo progettato forse da una collaborazione tra Francesco di Giorgio Martini e Luciano Laurana E’ ben evidente sull’arco un fregio con l'ingresso trionfale di Alfonso V a Napoli, ispirato ai cortei trionfali romani, mentre sul secondo si trovano quattro nicchie con statue. Questa struttura testimonia un uso liberissimo del modello classico, subordinato alle esigenze celebrative.

Sul finire del secolo, grazie all'alleanza politica con Lorenzo il Magnifico, si ebbe un ingresso diretto di opere e maestranze fiorentine, che comportarono una più omogenea adozione dello stile rinascimentale. Importante cantiere dell'epoca fu la chiesa di Sant’Anna dei Lombardi di Monte Oliveto che,è un esempio unico di sacro rinascimentale di matrice toscana ed è' un compendio della scultura cinquecentesca.

Fondata nel 1411 per i padri Olivetani, assieme al convento immerso nel verde dei giardini poco distanti dal centro, fu tra le favorite della corte aragonese. Il convento (oggi caserma Pastrengo) accolse diverse personalità della cultura: qui nel 1588 Torquato Tasso scrisse una parte della Gerusalemme Liberata. Nel 1799 gli Olivetani parteggiarono per i rivoluzionari, il loro monastero fu soppresso, la chiesa rimase in piedi, fu tolta al loro ordine e assegnata all' Arciconfraternita dei Lombardi che la dedicò a Sant' Anna. L' interno ha una navata a cappelle e abside rettangolare ed è tra i più belli di Napoli, con opere, tra gli altri, di Guido Mazzoni, Antonio Rossellino, Benedetto da Maiano, Pedro Rubiales. Opere di grande valore sono: il presepe di marmo del 1475 di Antonio Rossellino , visibile a Sant'Anna dei Lombardihttp://curiositlessicali.blogspot.com/2010/12/il-presepio-del-rinascimento.html . l' altare Logorio di Giovanni da Nola e l' altare del Pezzo di Girolamo Santacroce, gli stalli lignei con tarsie di Giovanni da Nola, la sagrestia vecchia (il refettorio) con le decorazioni pittoriche (Fede, Religione e Eternità) realizzate nel 1544 da Giorgio Vasari e la cantoria con l' organo e gli affreschi di Battistello Caracciolo. Nella chiesa erano contenuti anche tre dipinti del Caravaggio, perduti durante il terremoto che distrusse la chiesa nel 1805.







giovedì 11 novembre 2010

Gibilterra e la Comunità genovese

Quando dalla Spagna si va a Gibilterra, si ha la netta sensazione di entrare in una città in cui è ormai radicata completamente la civiltà inglese, come testimoniano ampiamente le strade, la circolazione del traffico con il senso di marcia a sinistra, le cabine telefoniche.
Gibilterra a cui si riferisce Platone come una delle colonne d’Ercole è in una posizione altamente strategica, a spartiacque tra  l’Africa e l’Europa.
http://curiositlessicali.blogspot.com/2010/11/le-colonne-dercole-e-latlantide.html

Nasce Fenicia.
Si sa infatti che i Fenici sbarcarono presso la rocca verso il 950 a.C e la chiamarono Calpe, così come fu certamente visitata dai cartaginesi che tuttavia non vi stabilirono alcuna colonia permanente.
Non si hanno tracce di vestigia romane a Gibilterra, anche se essa fu sicuramente visitata dai romani..
Dopo la conquista della Spagna da parte degli arabi, fu eretta in Gibilterra da questi una fortezza Nel 1309 Gibilterra viene strappata occupata dagli arabi e dai berberi maomettani. Il territorio venne infine ceduto alla Gran Bretagna dalla Spagna con il trattato di Utrecht nel 1713, come parte degli accordi a conclusione della guerra di successione spagnola.
In quel trattato, la Spagna cedeva alla Gran Bretagna la piena e intera proprietà della città e del castello di Gibilterra, unitamente al porto, alle mura, e ai forti circostanti.
In un referendum del 1967, i cittadini di Gibilterra ignorarono le pressioni spagnole e votarono, con maggioranza schiacciante, a favore del mantenimento di dipendenza britannica. Ciò venne enfatizzato nel novembre 2002, quando oltre il 98% dei votanti rigettò la proposta di condivisione della sovranità tra Regno Unito e Spagna
La difesa di Gibilterra è di responsabilità del Regno Unito.
Questa è la storia in pillole dei Gibilterra ove vivono le uniche scimmie che secondo la credenza popolare finché saranno presenti ne territorio sarebbe assicurato il possesso da parte del Regno Unito.
Gibilterra, proprio per la collocazione tra il continente africano e quello europeo è un coacervo di gente diversa Sono presenti oggi anchei gli immigrati indiani e marocchini, venuti a coprire le mansioni lavorative ormai snobbate dai gibilterrani più agiati. Oggi le Colonne d’Ercole sono più che mai un punto di delicato contatto tra nord e sud del mondo, al pari del canale di Sicilia. Attraverso questo stretto braccio di mare passa il traffico di migliaia di clandestini che ogni anno cercano di entrare in Europa.
Molto evidenti sono le tracce di una comunità genovese che si insediò a Gibilterra nel XVI e che ancora ai primi del Settecento componeva quasi la metà della popolazione.
Questi genovesi si dedicarono ad attività commerciali, ma vi era anche un gruppo che abitava a La Caleta, dove era la maggioranza della popolazione, e che praticava attività di pesca d'alto mare.
Nel censimento del 1753 i genovesi erano il gruppo più grande della popolazione civile di Gibilterra e fino al 1830 l' italiano fu usato (assieme all'inglese e spagnolo) nei manifesti ufficiali della colonia inglese[7]
Il dialetto genovese era parlato da alcuni vecchi fino al primo decennio del secolo scorso a La Caleta, un villaggio vicino a "Catalan Bay" nella parte nord-orientale del promontorio di Gibilterra.
In particolare il dialetto locale di Gibilterra, detto "Llanito", ha anche molte influenze dal ligure e secondo molti studiosi probabilmente deriva dal nome "Gianni" (da cui: piccolo Gianni o "iannito") comune tra i liguri di Gibilterra.