lunedì 28 giugno 2010

Lisbona ed i suoi tram



Il Portogallo, come abbiamo già avuto modo di porre in evidenza in articoli precedenti, è tutto da vedere e da approfondire nei costumi, nella storia nell’arte ed ovviamente dal punto di vista paesaggistico.
Ma non si può dire di aver visitato veramente il Portogallo, se non si è soggiornato a Lisbona, una delle più affascinanti capitali europee.
Lisbona presenta qualcosa di leggendario ed eterno con i suoi luoghi che si affacciano sull’impetuoso atlantico.
Lisbona poggia su sette colli lungo il fiume Tejo che declinano nella insenatura naturale da cui è stato ricavato lo storico porto sicuro per navigatori ed esploratori alla ricerca di nuovi mondi nei mari lontani.
La ricca storia della città si tramanda dai colori del mare, presentati nelle aulejos, le caratteristiche maioliche colorate di tradizione araba, perfetti decori che ricordano dall'oceano ai piccoli agrumeti, dalle caratteristiche strade acciottolate ai balconcini in ferro battuto decorato.
I suoi colli rendono la città un susseguirsi di discese e salite, tra antiche e strette stradine dalle quali si intravede il mare.
Lisbona, di cui un quartiere caratteristico è il quartiere Alfama, situato sulla parte alta della città, è un caleidoscopio di antiche culture che insieme hanno plasmato la sua società; fenici, romani, mori, iberici, tutti hanno contribuito alla diversità della cultura portoghese.
Vista dal fiume, uno dei luoghi più panoramici della città, Lisbona ci appare in tutta la sua antica e suggestiva bellezza, con i colori cangianti tra l’ocra e il pastello di antiche case, chiese, torri, campanili e duomi. Ed edifici in stile stile liberty, pavimenti a mosaico, caffès e ristorantini all’aperto

Un'attrazione particolare è il tram.
I piccoli tram, forse i più vecchi del mondo, passano su una rete di binari, che è unica per le straordinarie caratteristiche come, tratti a binario unico,salite con pendenza di circa il 15%, passaggio in vicoli con ampiezza di soli 4 m, dove nessun autobus può transitare.
Queste vetture, costruite nei primi anni del Novecento, hanno subìto un rimodernamento negli anni Novanta, necessario per far fronte ai bisogni dei tempi moderni in termini di comfort, sicurezza ed affidabilità, mantenendo tuttavia l’aspetto dei veicoli storici e ristrutturando il telaio originale in legno.
Non vi è un visitatore di Lisbona che non abbia provato grande emozione nel viaggiare in questi tram caratteristici che sono senza dubbio uno dei punti maggiore di attrazione di Lisbona.




sabato 26 giugno 2010

Livorno: il quartiere Venezia nuova



Quando si parla della meravigliosa Toscana, il pensiero corre subito a Firenze, Pisa, Siena ed Arezzo vere culle di arte e di cultura.
Eppure così si fa un torto a Livorno città incantevole, adagiata sul mare Tirreno, l’unico vero porto della Toscana ove tra l’altro ha sede l’accademia della Marina Militare.
Alll’inizio era un piccolo villaggio situato alla foce dell’Arno e faceva parte del sistema difensivo della città di Pisa. Passò poi ai Genovesi ed infine a Firenze.
Livorno nacque solennemente il 28 marzo 1577 soltanto con la posa della prima pietra del baluardo di San Francesco che rappresentava uno dei cinque vertici della pianta architettonica pentagonale della città concepita dal Buontalenti. La città prosperò ed ebbe notevoli privilegi e per questo fu il punto di accumulazione di varie comunità tra cui quella ebraica che rimane tuttora una delle più consistenti d’Italia.Tra il '500 ed il '600 venne realizzata la fortezza nuova, mentre risale al 1629 la nascita del quartiere Venezia Nuova ultimato nel '700 assieme ad altri importanti edifici religiosi, civili e privaati.
La città ,orrendamente distrutta nella seconda guerra mondiale, è stata ricostruita sul modello originario e resta uno dei suoi vanti la Venezia Nuova che si trova proprio nel cuore della città rappresentandone così il vero centro storico.
L'esigenza di trasportare merci nel vicino porto fece sì che nel quartiere sorgessero eleganti palazzi per la classe mercantile che, nel piano terra, ospitavano i magazzini per lo stoccaggio. Da li, le chiatte, attraversando i canali, facevano la spola tra i velieri ormeggiati in porto e la città.
Adesso i barconi hanno lasciato il posto alle barche da diporto mentre gli antichi magazzini ora ospitano caratteristici locali e ristoranti.
Nei primi giorni di agosto il quartiere Venezia veste a festa e numerose sono le iniziative che animano i canali, le piazzette e i ponti: dalle bancarelle degli artigiani e dei collezionisti del modernariato, ai burattini e gli animatori di strada, dalle mostre alle suggestive escursioni in battello nei “Fossi Medicei”.
Ci si potrà tuffare nella festa e lasciarsi attrarre dalle varie iniziative culturali od anche, varcare un vecchio portone ed entrare ad ammirare uno dei tanti palazzi storici che la nuova Venezia ci offre.
Concludiamo con la bella citazione di Curzio Malaparte nei Maledetti Toscani:

Se fossi un livornese, di quelli veri che dicono "deh" e parlano a mano aperta, muovendo le dita, come per far vedere che nelle loro parole non c'è imbroglio, vorrei star di casa in qualche Scalo della Venezia. Non già nei quartieri, nelle piazze, nelle strade disegnate con la matita dolce, con l'aiuto di squadra e di compasso, dagli ordinati e generosi architetti dei Granduchi, ma in questo quartiere che i livornesi chiamano La Venezia, qui nel cuore della città vecchia, a due passi dalle Carceri, dal Monte Pio, dai Bottini dell'Olio. Che bella vita sarebbe, che vita semplice e felice”

giovedì 24 giugno 2010

I caffè letterari di Praga



In un precedente articolo abbiamo parlato di Praga a volo d’uccello, poiché l’attenzione è stata focalizzata prevalentemente sul cimitero ebraico e sul Golem.
Accennammo solamente che Praga è la città dagli innumerevoli caffè in stile liberty ed ancora che è la città di Kafka, il celebre scrittore ceco di lingua tedesca autore di mirabili romanzi come il castello e la metamorfosi.
Non si può non parlare dei famosi caffè letterari e storici di Praga in cui ancora oggi si resta ammirati da una Praga raffinata da belle epoque nell'alveo di una tradizione comune alle caffetterie di tutto l’ex Impero Austro-ungarico e ne troviamo moltissime anche a Vienna,Budapest e Trieste.Ed ancora oggi persone di ogni estrazione sociale e di ogni età passano le loro giornate a chiacchierare di fronte ad una tazza di caffè.
Tanto per menzionarne alcuni.

Il caffè Imperial ha un interno unico al mondo tutto decorato con mosaici in ceramica. La caffetteria fa parte dell’Hotel Imperial costruito nel 1914 ed è in stile Liberty. La musica jazz e blues che si suona dal vivo ogni Venerdì e Sabato aiuta a creare quest’atmosfera unica d’altri tempi che si può assaporare in questo luogo. A ogni ora del giorno sbirciando fra i vari tavoli si possono vedere i praghesi di ogni età assorti nelle conversazioni più disparate.
Il caffè Louvre che era ed è un caffè centrale ed elegante, aperto nel 1902 e chiuso durante il periodo comunista.
Riaprì nel 1992 ed ancora oggi si possono ritrovare le atmosfere di un tempo, in un locale con grandi sale eleganti e un servizio all'altezza della sua fama. All'inizio del secolo vi si incontrava piuttosto saltuariamente il gruppo interessato alla filosofia di Franz Brentano, lo stesso che frequentava il salotto di Berta Fanta. Il gruppo fu frequentato inizialmente anche da Max Brod, Felix Weltsch e Franz Kafka, che in seguito preferirono frequentarlo solo per i loro incontri personali e per reciproche letture Esiste ancor oggi, all'angolo tra Hybernska e Dlazdena, ma già fin dalla fine della prima guerra mondiale ha perso, insieme ai vecchi frequentatori, il significato e l'aura di un tempo.
Ma il caffè che più mi è rimasto impresso è lo Slavia che nasce alla fine del 1800 come luogo d’incontro degli artisti e dei letterati data la vicinanza del Teatro Nazionale. L'interno offre panoramiche mozzafiato sulla Moldava, ha arredi degli anni trenta ed è famoso anche per l'atmosfera che rievoca il dipinto diViktor Oliva sul bevitore d'assenzio in onore del poeta Jaroslav Seifert.
La caffetteria letteraria Gregor Samsa Vodičkova a due passi dalla piazza Venceslao.
Samsa è il protagonista de Le Metamorfosi di Kafka.Il nome è stato scelto dai gestori per la passione verso questo scrittore intimamente legato a Praga. La caffetteria ha aperto nel 1992 ed ha una clientela di intellettuali, scrittori e editori che sfruttano il luogo come punto d’incontro. Oltre ai giornali si possono leggere anche i libri esposti e per completare l’attitudine culturale della caffetteria si tengono mostre d’arte e concerti di musica jazz.

martedì 22 giugno 2010

Reminiscenze mitologiche di viaggio


Molti anni fa procedendo sulla rotta Roma Istambul , tutto ad un tratto il pilota annunziò che stavamo sorvolando il celeberrimo monte Olimpo un luogo mitico a cavallo fra la Macedonia e la Tessaglia, non lontano dal mare Egeo.
E’ il più alto massiccio di tutta la Grecia con la vetta massima, il Mitikas, che raggiunge i 2.917 metri di altezza; interamente ricoperto da una fitta vegetazione di montagna si trova all’interno dell’omonimo parco nazionale che conta una estensione di circa 3.998 ettari.
Nel vederlo dal finestrino fui preso da intensa emozione e mi vennero in soccorso le reminiscenze mitologiche dei banchi di scuola. Nel guardare dall’alto quella vetta, andai con la mente alle raffigurazioni degli Dei che abitavano gli olimpi, cioè abitazioni cotruite da Efesto per Zeus e la sua numerosa famiglia: Era sua moglie, Poseidone suo fratello ed Estia sua sorella, Ares, Ermes, Efesto, Afrodite, Atena, i gemelli Apollo e Artemide, Demetra e Dioniso.
Ed ancora pensai a banchetti allietati dalle Muse e da festeggiamenti con nettare ed ambrosia.
Tornai dall’immaginazione alla realtà ed il mitico Olimpo era già lontano.

domenica 20 giugno 2010

Le vetrate di Chagall nella cattedrale di Reims



Ancora una volta proponiamo di recarsi in Francia per visitare le famose cattedrali gotiche.
Siamo a Reims nello Champagne, città di origini preromane, e teatro di storici avvenimenti nel medioevo e durante la guerra dei cento anni.
Reims è soprattutto nota per la sua cattedrale costruita nel l211 ed ove per ben oltre 13 secoli sono stati consacrati i re di Francia.
La cattedrale di Notre Dame di Reims ha uno stupendo impianto architettonico
L'edificio che presenta una facciata magnifica nel suo slancio, si articola su una pianta a croce latina, suddivisa in tre navate lungo il corpo principale e il transetto, mentre coro e abside presentano una doppia serie di navatelle, coronate da cinque cappelle radiali;
La cattedrale è ricca di sculture e di arazzi rappresentativi delle scene della vita della Vergine.
Nelle testate del transetto vi sono grandi vetrate della creazione del 1200 e coeve sono anche le vetrate del prebisterio. Nella cappella centrale del deambulatorio si inseriscono senza alcun contrasto, anzi in perfetta sintonia le mirabili vetrate realizzate dai Marc Chagall,collocate nella cattedrale nel 1974
Le vetrate coprono un’area di circa 75 metri quadrati ed evocano storie dell’Antico e del Nuovo Testamento che hanno come fulcro la figura di Gesù. Il lavoro si sviluppa in tre vetrate, composte ciascuna da una coppia di bifore; in quella centrale avviene l’incontro fra Antico e Nuovo Testamento, grazie alla rappresentazione del patto d’alleanza fra Abramo e Dio; il sacrificio di Isacco; in cima vi sono poi la Crocifissione e la Resurrezione. Qui a prevalere è il blu. Il fascino dell’arte popolare si fonde al tecnicismo di matrice francese.

sabato 19 giugno 2010

Trieste: la tranvia di Opicina



Che dire di Trieste se non che mi impressioni sempre per la sua peculiarità
Una città piurale per antonomasia con paesaggio vario: tra mare e montagna, tra colline verdeggianti e le rocce calcaree del Carso.
Al tempo stesso un intreccio di culture ed etnie in cui si sono incontrati scrittori, pittori, filosofi e musicisti provenienti da Oriente e da Occidente.
Ed ancora luoghi di culto di diverse fedi religiose; l’italiano, lo sloveno e il tedesco che si intrecciano nei mercati alle tante lingue come pure croati, serbi, rumeni, greci, austriaci, tedeschi, sloveni, oltre naturalmente agli italiani.
Ma non solo, è anche la città che ci riporta a Joyce, Italo Svevo e Saba che soggiornarono a Trieste.
Trieste rimane il centro di una cultura mitteleuropea ed è sede altresì di centri scientifici di altissimo livello mondiale.
Questi sono i tratti essenziali di Trieste, ben nota anche per la piazza dell’Unità d’Italia di rara bellezza , per le chiese di vario culto e per la mirabile cattedrale di San Giusto e per i rinomati caffè culturali
Queste sono le sintetiche note su una citta fondata dai Romani e che vanta nel corso dei secoli una storia movimentata ed intrecciata di eventi. In questo teatro singolare è operativa e su questo mi voglio soffermare, la tranvia di Opicina inaugurata più di un secolo fa (più conosciuta nella dicitura tram de Opcina in dialetto triestino, Openski tramvaj in sloveno), una delle attrazioni turistiche della città di Trieste. E' una linea tranviaria interurbana panoramica, forse unica al mondo ; è un tratto con forte pendenza lungo il quale le vetture vengono spinte (in salita) o trattenute (in discesa) da un particolare impianto a funicolare. La pendenza massima della tratta tocca il 26% per poi ritornare fino all'8% allorquando le motrici, lasciato il carro-scudo, continuano il loro viaggio fino all'abitato di Villa Opicina.
Lungo il percorso si aprono numerosi splendidi scorci panoramici sul golfo e parecchie sono le passeggiate ed i sentieri che si dipartono dalle varie fermate.

giovedì 17 giugno 2010

Villa Agape: un angolo di pace nel cuore di Firenze


Non è facile parlare in questo blog di Firenze, la culla per antonomasia della lingua, della cultura e dell’arte italiana.
Non vi è monumento o chiesa od altro che non sia un capitolo della storia dell’arte e come tale conosciutissimo a livello mondiale.
E’ tuttavia altrettanto difficile non parlarne sia pure con tono sommesso.
Un luogo forse non molto conosciuto, ove ho avuto la fortuna di soggiornarvi alcuni anni fa, è la villa Agape, oggi casa di riposo religiosa,che si trova nel cuore del Viale dei Colli, circondata da un vasto e meraviglioso giardino e da un parco verdeggiante di olivi, cipressi ed alberi da frutto. E’ poco distante dalla meravigliosa basilica di San Miniato e dal famoso osservatorio di Arcetri.
L'origine della Villa si perde lontano nel tempo: nel Medioevo fu costruita come semplice casa di campagna e dopo alterne vicende gli Arrighetti, appartenenti alle più rispettabili famiglie fiorentine, ne divennero i proprietari.
Si ricordi per completezza che tra gli Arrighetti si distinse Andrea, senatore di Ferdinando II, studioso, letterato, accademico della Crusca, discepolo e amico di Galileo.
La Villa deve però il suo assetto definitivo ed attuale splendore alla Duchessa Anna d'Orleans, vedova di Amedeo Duca d'Aosta, la quale la acquistò nel 1948 e la adornò di giardini, di statue e fontane e di un prato verdeggiante. L'insieme offre al visitatore una visione incantevole e attraente.
La piccola Cappella, con loggetta, che fà da sfondo al prato, si apre per accogliere chiunque desideri passare ore di riflessione, di spiritualità lontanol dalla ordinaria quotidianità.

martedì 15 giugno 2010

Napoli: il chiostro maiolicato di Santa Chiara


Per coloro che intendano trovare un’oasi di pace e serenità nel cuore della Napoli popolare che si snoda intorno alla Chiesa del Gesù , al palazzo Filomarino, celebre dimora di Bendetto Croce ed alla chiesa di Santa Chiara si rifugi nel grandioso chiostro maiolicato delle Clarisse.
Questo luogo paradisiaco, pervaso dalla musica del silenzio,originariamente di matrice gotica, fu trasformato nel 1742 da Domenico Antonio Vaccaro che ne rivestì la struttura e i ben 72 pilastri ottagonali di stupende mattonelle policrome in gusto rococò, disegnate dallo stesso Vaccaro e realizzate dai "riggiolari" napoletani Donato e Giuseppe Massa.
I pilastri, intervallati da sedili, sono decorati con motivi a tralci di viti e glicini, che si avvolgono a spirale fino al capitello di sostegno del pergolato. Sulle spalliere dei sedili, anch'essi maiolicati, sono rappresentati motivi agresti, marinari e mitologici.
Il chiostro vede la presenza di due ampi viali interni che si incrociano al centro e da ampie aree a giardino, prevalentemente destinato ad agrumeto; come si intuisce anche dai temi delle decorazioni, all'epoca esso si caratterizzava più come giardino di delizie che come luogo semplicemente destinato al raccoglimento e alla preghiera. Il chiostro ben noto per le maioliche è altresì importante per il ciclo pittorico degli affreschi seicenteschi che occupano interamente la superficie parietale del Chiostro.

sabato 12 giugno 2010

Agropoli nel Cilento: lo scoglio di San Francesco


Sono molti i luoghi in Italia in cui ha dimorato San Francesco nel corso dei suoi numerosi viaggi lontani dall’Umbria e dal Reatino. Tra questi vi è Agropoli nel Cilento:un importante centro costiero situato alle porte occidentali del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, sul mar Tirreno all'estremità meridionale del golfo di Salerno ed a sud della Piana
E’ un territorio che ha visto la presenza dell'uomo fin dai tempi più remoti del neolitico, ma che inizio tuttavia ad avere un ruolo importante con i greci.
Tra il 535 e il 553 con la guerra greco-gotica, i bizantini alla ricerca di un posto sicuro a sud di Salerno dove poter difendersi, fortificarono Agropoli ivi ponendovi una loro roccaforte. Il borgo prese così il nome di Acropolis ossia, città posta in alto.
I bizantini, rimasero ad Agropoli fino all'882, quando furono costretti ad abbandonarla, per incursioni dei Saraceni, i quali realizzarono un “ribàt” ossia una potente base fortificata. Da lì, partivano tutti gli attacchi volti a saccheggiare e depredare i paesi vicini, e addirittura la stessa Salerno. Una situazione del genere era però intollerabile, ma fortunatamente durò poco. Nel 915 fu lanciata una violenta offensiva contro i Saraceni che furono scacciati dall'intero territorio.
Quanto sopra solo per menzionare alcuni eventi fondamentali della complessa storia di Agropoli.
Ebbene in uesto posto d’incanto, oggi meta incessante di turisti, soggiornò il Santo patrono d’Italia, fondatore dell’ordine dei mendicanti. Si racconta che San Francesco D'Assisi, nel suo giro di predicazione compiuto nel 1222, fece appunto una sosta ad Agropoli. Tale episodio non è ricavato dalle tradizioni popolari, bensì da documenti storici;
Si legge ad esempio negli annali dei Frati Minori dell'anno 1222 "Frate Francesco fece costruire un convento in Agropoli, dopo che alla presenza del popolo incredulo, da un alto scoglio predicò ai pesci accorsi sul lido".
Pochi anni dopo, nel 1230, dopo che frate Francesco morì, gli Agropolesi costruivano il convento omonimo che domina come un castello sulla costa e che oggi è adibito ad abitazioni private. La zona costiera si estende per più di tre chilometri e racchiude lo "Scoglio di San Francesco" e lo "Scoglio di Trentova", e un vasto numero di piccole insenature che si alternano fino ad arrivare alla splendida spiaggetta del Vallone. La baia deve il suo nome allo scoglio omonimo di Trentova, visto che, secondo la storia della zona, furono scoperte all'interno delle grotte antestanti la roccia affiorante trenta uova di gabbiano o di tartaruga marina. Questa baia è per molti il punto più bello di tutta la costa , situata nel cilento all'entrata del Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano.

martedì 8 giugno 2010

Il labirinto nella cattedrale di San Martino a Lucca




Si è sempre incantati quando si parla di cattedrali gotiche e romaniche di cui vi è una grande diffusione in Italia e Francia.
Colpisce soprattutto il fatto che esse siano state uno strumento didascalico molto forte: un libro di pietra e di vetro accessibile a tutti :una vera Bibbia per i poveri e gli analfabeti
Le cattedrali rappresentano dunque un luogo polifunzionale dove si intrecciano storia ed arte, geometrie mistiche, narazioni evangeliche canoniche ed apocrife magie del colore iconografie e rappresentazioni animali e vegetali.
In tale contesto assume particolare rilievo il labirinto che sovente si scorge sulle lastre che formano il pavimento o sulle pareti della cattedrale.
Il labirinto, chiamato di solito il labirinto di Salomone è il percorso iniziatico che chi vuole conoscere la verità deve compiere.
I labirinti tuttavia non sono a senso unico per cui per arrivare al centro conoscnza bisogna si vitare mui ciehi e tocchetti disseminati lungo il cammino, ma è anche vero che una volta raggiunta la meta bisogna riprcorrere il labirinto all’indietro, alla rovescia per uscirne
Moli labirinti nel tempo sono stati distrutti ma sono rimasti tra gli altri quello di San martino oltre che a quello di Chartres.
Scolpito sopra una pietra del porticato antistante la cattedrale di San Martino, il labirinto Lucca ha sempre suscitato la curiosità dei turisti.
L’epigrafe posta a fianco del labirinto tradotta dal latino suona così: questo è il labirinto che costruì il cretese Dedalo dal quale nessuno che ci rimase dentro potè uscire se non Teseo aiutato per le sue grazie dal filo di Arianna.
http://curiositlessicali.blogspot.com/2010/11/il-labirintosimbolo-e-storia.html
Si sovrappone così la mitologia classica alla quella medievale. Il filo di Arianna è sovrapponibile alla presenza Divina, capace di condurre il peccatore fuori del peccato.
Il labirinto con il suo simbolismo rappresenta la centralità di Lucca considerata una tappa fondamentale per i pellegrini diretti a Roma.

domenica 6 giugno 2010

Salerno e la scuola medica


In Campania due sono le città che si affacciano sul mare: Napoli e Salerno. Entrambe mirabili con lungomari mozzafiato, eppure diverse tra di loro.
Ci soffermiamo su Salerno per ricordare che qui fu fondata la gloriosa e celeberrima scuola di medicina.
La leggenda e la storia si sovrappongono; comunque quel che è certo è che Salerno conobbe il periodo di massimo splendore sono i Normanni fra il secolo XI ed i primi decenni del secolo XII, quando con Roberto il Guiscardo Salerno fu scelta come capitale del ducato; venne allora eretto il Duomo ed istituita la scuola medica.
Formatasi sul ceppo della medicina greco- romana, la scuola di Salerno accentrò in sé le conoscenze dell’Alto e basso medioevo, assorbendo anche le esperienze arabe di Averroè ed Avibenna e degli ebrei spagnoli.
La scuola che è basata sulla dottrina tetradica,cioè teoria dei quattro umori, così come venne concepita nel mondo antico e sistematizzata da Galeno raccomandava con i suoi aforismi,ancora oggi non privi di interesse, delle vere e proprie ricette di lunga vita in cui si consigliavano la moderazione del nutrimento, ed una moderata dieta proprio per evitare dannosi eccessi calorici.
Una vera sintesi della scuola salernitana è rappresentata da "Il Giardino della Minerva" che si trova nel cuore del centro antico di Salerno, in una zona denominata nel Medioevo “Plaium montis”, a metà strada di un ideale percorso che si sviluppa lungo l‘asse degli orti cinti e terrazzati che dalla Villa comunale salgono, intorno al torrente Fusandola, verso il Castello di Arechi.
L'attuale aspetto del giardino è quello che assunse a partire dal XVII secolo. Esso è costituito da diversi terrazzamenti collegati da una scalea affiancata da pilastri su cui si poggia una pergola con vite. La scalea si sviluppa lungo una prospettiva che unisce idealmente i giardini della villa comunale con il castello di Arechi ed offre una vista panoramica sul golfo, il centro storico e la costiera amalfitana.
Un sistema di vasche, fontane e canalizzazioni, sempre del 1600, si sviluppa lungo tutti i terrazzamenti. Di particolare pregio estetico è una fontana che raffigura la dea Minerva (da cui prende il nome il giardino) e la fontana della conchiglia, sul terrazzo panoramico del settecentesco palazzo Capasso
Dopo il restauro del 2001 nel giardino sono state piantate numerose piante, anche rare, dando particolare rilevanza a quelle specie citate nel Regimen Sanitatis Salernitanum e nell'Opus Pandectarum Medicinae, che venivano usate nel medioevo come piante medicamentose.

venerdì 4 giugno 2010

Il giardino di Hanbury


Nella incantevole cornice del Mediterraneo in Italia e sulla riviera francese sono stati creati i più importanti giardini Inglesi. Non è un caso perché il clima mite permette di coltivare all’aperto piante che in Inghilterra sarebbero sopravvissute solo in serra e di offrire così alla cultura del giardinaggio inglese entusiasmanti prospettive.
L’Italia fu la destinazione preferita dei viaggiatori inglesi fino alla fine del 1860quando il richiamo del sud della Francia divenne dominante.In tutta quell’area Bordighera, Hyères e Menton divennero stazioni climatiche per invalidi provenienti dagli umidi climi dei paesi del nord. Gli inglesi scoprirono presto che il clima era adatto tanto per il giardinaggio quanto per i problemi respiratori e pertanto la costa ligure fu meta preferita per il suo salubre clima.
In questo superbo contesto è incastonata l’area protetta dei giardini botanici di Hanbury creata presso Ventimiglia da una famiglia inglese nel 1867 perl'acclimatazione di piante provenienti dalle più diverse zone del mondo. Grazie all collaborazione di botanici, agronomi e paesaggisti in massima parte stranieri, fu creato un grandioso insieme che non trova eguali in Europa sia dal punto di vista botanico, con le 5800 specie di piante ornamentali, officinali e da frutto, che da quello paesaggistico, grazie alla felice armonia compositiva tra edifici, elementi ornamentali e terrazzamenti coltivati.
La varietà delle piante è immensa: dalle agavi alle aloe; dalle piante succulente alle euforbie, dalle cactacee, agli agrumi. Dalle brugmansie alle passiflore.dal frutteto esotico alle salvie.
Particolarmente degni di rilievo sono i giardinetti considerati dalla famiglia Hanbury come il cuore dei Giardini.
Qui sono ricordati vari membri della famiglia tra cui Sir Hanmer Hanbury (1916 - 1993), la cui lapide è circondata da rosmarino, pianta che per gli Inglesi vuole indicare il ricordo.
Si tratta di tre terrazze monotematiche.
Nei giardinetti superiore ed inferiore si trovano meravigliose e rare peonie; il giardinetto centrale ospita antiche rose, dai delicati profumi: galliche, damascene, bourboniane.
Le rose fioriscono da marzo a maggio; le peonie, dalle bianche alle rosa pallido, alle rosa intenso, sbocciano nel mese di aprile.
Tutto il parco posto sul promontorio della Mortola è a pochi chilometri dal confine francese, si estende per una superficie di 18 ettari, compresi nel territorio comunale di Ventimiglia, in provincia di Imperia.ed è anche attraversato da un tratto dell'antica strada consolare via Julia Augusta.
Prima di passare in territorio francese non si puà trascurare di visitare questo parco protetto ora facente parte dell'Università di Genova.

mercoledì 2 giugno 2010

Il culto della Madonna dell’aiuto a Milano


Un luogo comune per fortuna da tempo superato è che Milano rappresenti soltanto il simbolo della città degli affari, centro propulsore dell’Italia economica.
Non è così perché è anche un punto di riferimento importante dell’arte nordica, espressione dei complessi eventi che si sono succeduti dal tempo di Sant’Ambrogio cui si deve la conversione di Agostino.
A Milano, accanto ai luoghi tradizionali come il gotico Duomo,il battistero paleocristiano e la chiesa di Santa Maria delle Grazie, si collocano tra le mete di culto più visitate la chiesa di Sant’Ambrogio, la chiesa di San Lorenzo Maggiore, la chiesa di Santa Maria presso San Satiro.(fratello di Sant’Ambrogio)
Questo è soltanto per inquadrare il complesso itinerario artistico della città viscontea su cui sono disponibili copiose ed approfondite descrizioni da parte di critici d’arte.
Intendo invece soffermarmi sul culto della Madonna dell’aiuto di cui la devozione è grande a Milano, come in altre parti d’Italia ( Napoli e le Puglie).
Il culto devozionale , secondo la tradizione, sarebbe iniziato nel 1495 quando un eremita, chiamato dal popolo "Missus a Deo", incitava in piazza del Duomo ogni sera i milanesi alla penitenza e alla devozione mariana. Prende inizio così la devozione per la Madonna dell'Aiuto, prima dipinta sul sesto pilone a sinistra e poi nel 1550 trasportata nell'altare posto sulla parete corrispondente.
Molti sono i luoghi ove si celebra il culto della Madonna dell’Aiuto, ma quello che si distingue per il suo altissimo rilievo artistico è all’interno di San’Ambrogio.
La cappella costruita nel ‘500 e dedicata a San Giovanni venne completamente rinnovata nella sua decorazione intorno al 1660 per opera del marmoraro Antonio Ferrari da Balerna, dallo stuccatore Giovan Francesco Colomba di Agogno e del pittore Giovan Stefano Danesi, detto il Montalto (1612-1690). La cappella prende oggi il nome della così detta “Madonna dell’Aiuto”, una venerata immagine attribuita alla scuola di Bernardino Luini (1485 circa – 1532) raffigurante la Madonna tra i Santi Gerolamo e Rocco, protettore, quest’ultimo, contro la peste. Il tondo fu qui collocato nel 1954.