lunedì 18 aprile 2011

Stia: la città natale di Bernardo Tanucci

Per chi non lo sapesse, Bernardo Tanucci (1698-1783), il grande uomo politico che godette la piena fiducia del re di Napoli Carlo di Borbone e di suo figlio Ferdinando IV ebbe i natali a Stia, importante centro culturale ed industriale del Casentino in provincia di Arezzo

E’ un filo rosso che collega Stia con il regno delle due Sicilie, e la correlazione è tanto più forte se si pensa che Stia è stato un centro tessile importante, al pari di San Leucio le cui seterie furono fiortenti proprio al tempo dei Borboni.
Ma veniamo a Stia. Sorge ai piedi del monte Falterona, nei pressi della confluenza del torrente Staggia nel fiume Arno, nell'area del Casentino ed il suo nome trae origine dal latino "Staius", che è da ricondurre al vicino torrente Staggia.

Nel Medioevo Stiaappartenne  ai conti Guidi di Porciano, i quali fecero costruire sul territorio la propria abitazione, chiamata "di Palagio", lungo la riva del torrente Staggia.

Attorno alla residenza dei Conti Guidi si sviluppò il borgo che nel corso del Trecento sviluppò una fiorente manifattura tessile che produceva panni di lana.

Qui nacque il celebre "panno Casentino".

Stia rimase sotto la giurisdizione dei Guidi fino al 1402, anno in cui la Repubblica Fiorentina assediò l'intero territorio, conquistandolo

Il borgo fu dapprima sotto la dominazione dei Granduchi de' Medici, ai quali si deve la costruzione della Chiesa di Santa Maria delle Grazie, che costituisce un tipico esempio dell'architettura fiorentina e quindi sotto quella dei Duchi di Lorena.

Questi ultimi intrapresero un'imponente opera di bonifica del territorio che favorì lo sviluppo dell'agricoltura e conseguentemente la crescita demografica e economica di Stia.
Agli inizi dell'Ottocento l'attività dei lanifici era già ben avviata: tra i vari lanifici quello Rossi era il più importante. Nello stesso periodo era anche diffusa la produzione vinicola.

Nel 1861 Stia venne annessa al Regno d'Italia dal Re Vittorio Emanuele II di Savoia.
Ora la fabbrica non è più funzionante ed ospita un caratteristico museo del tessile in cui si trovano tutti i macchinari dell’epoca e ben spiegati i cicli di lavorazione della lana a partire dalla tosatura delle pecore e dalla cardatura alle fasi finali della lavorazione.