martedì 19 ottobre 2010

S.Stefano del Cacco a Roma ed il culto isiaco

Moltissime chiese di Roma si trovano costruite su luoghi di culto di religioni precristiane,
E’ il caso di San Clemente e Santa Prisca per quanto riguarda il culto mitraico di cui abbiamo già parlato in un precedente articolo.
Non meno interessanti sono i luoghi di culto egizi e particolarmente quelli isiaci cioè dedicati ad Iside, la dea della natura della fecondità e madre di tutte le cose.
In Roma, il culto isiaco fu perseguitato a più riprese e si propagò in tutte le parti dell’impero. In Italia, il culto della divinità egizia si sviluppò prevalentemente nell’epoca Imperiale, ed ebbe una diffusione di gran lunga maggiore rispetto a quello di Dionisio (Bacco) e Cibele.
Molte sono le tracce e testimonianza di questo culto a Roma e la più antica è l'Iseo Campense la cui ubicazione è identificabile in un passo di Giovenale che lo colloca nei pressi dei Saepta Iulia, ma soprattutto in base a tre frammenti della Forma Urbis,che ci permettono anche di ricostruirne le dimensioni in pianta (220x70 mt.)
La complessa struttura del tempio si sviluppa secondo un asse Nord-Sud, ed è compresa attualmente a Nord da piazza S. Macuto  e via del Seminario , a Est da via di Sant'Ignazio.
Quasi nulla sopravvive delle strutture del tempio, ma possiamo trovare numerose tracce della sua presenza presso la chiesa di S. Stefano del Cacco che ospitava sulla sua facciata una statua del dio Thot, sotto forma di cinocefalo, ribattezzata subito dal popolino con il nome di "Macacco" e poi "Cacco", mentre nello stesso luogo è stata rinvenuta una dedica a Serapide
L'origine della chiesa è molto antica ed è fatta risalire a papa Pasquale I nel IX secolo, la cui immagine era raffigurata nel mosaico absidale distrutto nel 1607.
Risalgono al XII secolo il campanile, inglobato ora nel monastero accanto, e l'abside.
L'interno si presenta a tre navate (tipo basilicale). Conserva un affresco di Perin del Vaga raffigurante Cristo in pietà, e nell'abside il Martirio di santo Stefano di Cristoforo Casolani.