giovedì 22 settembre 2011

L'abbazia di Marienberg in Val Venosta.

Non vi è regione d’Italia in cui non si rilevi la presenza di abbazie grandi e piccole, ma tutte suggestive e ricche di storia ed opere d’arte.
Un esempio di rilevante importanza e peculiare pr la su natura è  l’abbazia di Monte Maria o meglio di Marienberg. Si tratta di  un monastero benedettino che si trova Burgusio nei pressi di Malles in Val Venosta, non lontano  dall'abbazia di S.Giovanni a Müstair di Tubre in territorio svizzero.
E’ il monastero benedettino  più alto d’Europa a 1135 metri s/l ed  è uno dei più importanti del Tirolo.
Fu fondata   verso il 1150  da Ulrico di Tarasp, un nobile Signore dei Grigioni, proprio nel luogo già da una cappella dedicata alla Vergine.
Il monastero benedettino si sviluppò in tempi successivi e dopo  che fu colpito da incendi avvenuti  nei secoli XV e XVII, con l’impero asburgico, dopo il periodo napoleonico,nel 1807 fu restituito ai monaci e dal 1931 fa parte della provincia benedettina della Svizzera.
Dal punto di vista artistico assume rilievo il fatto che nel 1647 il complesso fu rivisitato architettonicamente in chiave barocca e così oggi la chiesa barocca rappresenta l'unico esemplare di basilica a tre navate colonnate della Val Venosta.
L’abbazia presenta un bellissimo campanile a bulbo ed all’interno è a pianta rettangolare con cinque volta crociera, apto da un portale barocco, sul  quale  è collocata una terracotta del 1300 con l’immagine di una Madonna.
Una cripta di forme romaniche che  conserva le spoglie dei monaci è uno straordinario esempio di arte romanica alto atesina: infatti  è adorna di affreschi  romanici, con le famose raffigurazioni angeliche, risalenti al 1175 e 1180.
Non meno interessanti sono la biblioteca ed il chiostro  costruito in epoca barocca e decorato da affreschi di Jacob  Dreher.

lunedì 19 settembre 2011

La citta di Sant'Angelo e la stupenda collegiata.

Quando meno te lo aspetti, viaggiando per l’Italia anche in luoghi che ritieni di minora attrattiva, spunta qualcosa di suggestivo ed interessante.
E’ il caso  di Città di Sant’Angelo, situato su  un’altura a poca distanza da Montesilvano in provincia di Pescara.
L’antico borgo di Città Sant’Angelo possiede un fascino tutto particolare con la possente mole della Collegiata, i suoi palazzi gentilizi, le storiche porte d’ingresso alla città, le numerose e stupende chiese.
Il tutto conferisce al centro storico un aspetto particolare dove la dimensione artistica e culturale si fonde nel quotidiano con grande semplicità.
Assai animato è il corso che si snoda centrale lungo il centro storico e sul quale si affacciano i monumenti principali. Anche gli stretti vicoli spesso accompagnano il visitatore verso scorci del tutto inaspettati, aprendosi dinnanzi ad una chiesa, un monastero, una piazza o un museo.
Le origini di Città Sant’Angelo sono incerte e dibattute fra gli storici. L’unico dato certo è la presenza di piccoli aggregati sociali che la identificherebbero come Angulus un importante centro dei Vestini
 Ma il monumento simbolo di Città Sant’Angelo è senza dubbio la Collegiata di San Michele Arcangelo eretta nel secolo XIV su una precedente del secolo IX. L’edificio gotico ha sul fianco destro un porticato ad arcate ogivali su colonnine interrotte al centro dove si apre un portale cupidato ornato nella lunetta dal’rcangelo Michele.
Nell’interno vi sono sontuosi altari , un coro e leggio lignei ed un sarcofago del ‘400 del vescovo Amico di Buonamicizia.
Il borgo è chiamato anche il luogo de buon mangiare.
Il territorio di Città Sant’Angelo è sede infatti di rigogliose colture dedicate a uliveti e vigneti. Sono infatti numerose le aziende agricole produttrici di vino e di olio extravergine d’oliva di una qualità straordinaria. Per questo, Città Sant’Angelo è riconosciuta  anchecome “Città dell’Olio”, “Città del Vino”, e “Cittaslow”.

venerdì 16 settembre 2011

Venzone: il borgo medievale interamente ricostruito.

Nel cuore del Friuli, non lontano da Tolmezzo, vi è il  borgo di Venzone situato nella valle del Tagliamento.
Venzone,circondato da una doppia cerchia di mura del XIII secolo che racchiude il centro storico  di grande fascino medievale, è stato distrutto nel terremoto del 1976 e grazie soltanto  alla tenacia della gente del Friuli è stata ricostruito , così come era nel Medioevo al tempo del suo massimo splendore.
Per la ricostruzione è  stato adottato il procedimento dell'anastilosi, che si tratta di una tecnica con la quale in particolare, si rimettono insieme, elemento per elemento, i pezzi originali di una costruzione distrutta, per esempio dopo un terremoto.
Nei pressi delle mura occidentali sorge il duomo di Sant’Andrea, capolavoro del maestro Giovanni (1338).
Qui, c'è la misteriosa Cappella di San Michele, dove vengono conservate le famose mummie. La loro storia risale al 1647, quando venne alla luce la mummia del "gobbo", la prima di una quarantina estratta dalle tombe del Duomo.
Il prospetto orientale del Duomo è caratterizzato da tre slanciate absidi contraffortate aperte da monofore lanceolate
Sul lato settentrionale è addossata l'alta torre campanaria mentre sulla facciate del vicino transetto si apre un portale decorato da rilievi.

All'interno vi è un ampio transetto e l tre absidi orientali. A Ovest dei transetti la navata prosegue di una sola campata (si tratta in realtà di due cappelle) mentre solo la navata centrale raggiunge il livello della facciata.
Le pareti sono cosparse dai resti di interessanti affreschi del XIV e XV secolo.
Il palazzo comunale risale al 1390-1410 ed è stato ricostruito dopo il terremoto. Al di sopra di una loggia si estende il salone delle riunioni cui si accede attraverso una scala esterna.
Il municipio è uno splendido esempio di palazzo gotico-veneziano.




lunedì 12 settembre 2011

L'incantevole altipiano del Montasio.





Moltissimi conoscono il formaggio friulano Montasio raffinato per i palati dei buongustai.
Non molti conoscono invece l’altipiano del Montasio da cui il formaggio prende il nome.
E’ di incantevole bellezza e tra le cime la più alta è il Jof di Montasio, che è la seconda cima per altezza delle Alpi Giulie dopo il Monte Tricorno (situato in Slovenia), di cui costituisce il contraltare italiano.
Ebbene questi monti scoperti in grande parte da Julius Kugy agli inizi del novecento fanno da sfondo con tutta la loro maestosa bellezza a Valbruna un Paese che si trova appunto ai piedi delle Alpi Giulie occidentali.
Dall'abitato di Valbruna si prende la strada asfaltata della Val Saisera a cui segue una strada bianca che attraversa il torrente Saisera e sale lungo il versante boscato a tratti ripida fino raggiungere un pianoro (sede di partenza della teleferica) da cui partono numerosi percorsi escursionistici.
Nel riquadro è riportata una bellissima immagine del torrente Saisera  con lo sfondo del Montasio.




giovedì 8 settembre 2011

Il romantico lago di Bled in Slovenia

Sulla strada che va da Tarvisio a Lubiana si incontra Bled  un importante centro turistico, con visitatori provenienti soprattutto dall'Austria, Germania ed Italia.
È conosciuta per il suo lago di origine glaciale,  che con il suo incantevole  paesaggio per il visitatore, rappresenta   un autentico tuffo nell’atmosfera romantica di secoli passati.
 Il lago, che è situato in un ambiente pittoresco, circondato da montagne e foreste,ha una piccola isola, l’Isola di Bled, l'unica isola naturale della Slovenia. Sull'isola sorgono diversi edifici, uno dei principali è la Chiesa di S. Maria Assunta, costruita nel XV secolo e dotata di una torre alta 52 metri.
Secondo la leggenda, l’Isola di Bled, nel cuore della Carniola settentrionale, ebbe origine a causa di una punizione di Dio, perchè la gente disattenta del posto non si preoccupò di proteggere la cappella di Madonna, che si trovava in mezzo ai prati, con un recinto, per cui il bestiame che era a pascolo vi entrava e profanava il santuario.
La chiesa divenne a navata unica nel 1465. Nel 1509 un terremoto danneggiò l'edificio in maniera talmente grave che si dovette procedere alla sua completa ristrutturazione, questa volta in stile barocco.
Della precedente chiesa gotica sono stati conservati soltanto gli affreschi nel presbiterio e la statua lignea della Madonna, che probabilmente ornava l'altare maggiore. L'attuale aspetto risale al 18. secolo, quando la chiesa fu ristrutturata dopo un nuovo terremoto.
Merita una visita anche il castello che sovrasta il lago.

domenica 4 settembre 2011

Camporosso e le sue preziose chiese.

Camporosso, una frazione a sud di Tarvisio, è un centro di origini molto antiche.
Nel periodo romano fu stazione di posta, come testimoniano i reperti rinvenuti in località Villa. Le origini del paese risalgono all'epoca romana, poi nel VII secolo fu abitato da popolazioni di origine slava. Il territorio fu teatro di battaglie nel corso dei secoli, durante le invasioni turche e nel periodo delle guerre napoleoniche.
Il nome italiano della località è molto curioso e si riallaccia ad una singolare vicenda: nella lingua slovena, il toponimo Žabnice significa pressappoco "località delle rane". Il nome originale in italiano Camporospo rifletteva questo significato, ma fu successivamente cambiato in Camporosso. 
Notevole  è la chiesa parrocchiale risalente al 1444 e prima pieve dell’intera vallata , ampliata in seguito con un'abside gotica sorretta da contrafforti e decorata, nel soffitto, da un affresco di scuola tedesca.  La Pieve fu fondata da Otto di Bamberga, vescovo tra il 1106 e 1139. Fu la prima della vallata e tale rimase per tre secoli; venne ricostruita e consacrata nel 1471. La torre campanaria risale al 1769 ed ha copertura a cipolla; l'edificio e' stato ristrutturato dopo il terremoto del 1976. L'interno a tre navate presenta l'abside tardogotica poligonale con soffitto a volta costolonata. Sul soffitto vi sono alcuni dipinti settecenteschi. Vi sono poi affreschi che rappresentano "La Flagellazione" e la "Crocifissione". Vi è inoltre una statua lignea di S. Egidio.
Una piccola chiesetta, risalente all'anno 1000,dedicata a Santa Dorotea,di dimensioni molto ridotte si erge su uno sperone di roccia. La chiesa e' in stile gotico carinziano esorge su uno sperone di roccia. 
La chiesa, restaurata in seguito al terremoto del 1976, ha un piccolo pronao coperto da un tettuccio in legno. L'altare in marmi policromi, un tabernacolo e i resti di un antico organo dovrebbero provenire, secondo la tradizione, dal monte Lussari. Sul soffitto della navata vi e' un affresco del XIX sec All'interno della chiesa sono presenti diversi affreschi, di epoche diverse, di cui è in corso un iniziale restauro.
Le campane della chiesa di Santa Dorotea e quelle di Sant'Egidio sono accomunate dalla stessa singolare storia: asportate dagli Austriaci il 31 luglio 1917 , esse furono restituite come bottino di guerra, alla fine della Prima guerra Mondiale
Rifuse,vennero definitivamente ricollocate nel campanile nel 1928, anno VI dell'Era Fascista, così come inciso sulle campane stesse.

mercoledì 31 agosto 2011

San Mercuriale: la basilica simbolo di Forlì

Per chi si trovi a Forlì è d’obbligo visitare il suo più importante monumento: l’abbazia di San Mercuriale.

Le fonti agiografiche indicano Mercuriale come il primo vescovo di Forlì, anche se l'unica notizia storica che si ha di lui è che fu presente al concilio di rimini del 359.

La leggenda agiografica gli attribuisce due imprese: l'uccisione di un drago, ragion per cui l'iconografia spesso lo rappresenta proprio in tale atto, e la liberazione di molti forlivesi che i Visigoti stavano deportando in Spagna.

Ma torniamo alla basilica che si trova in piazza Aurelio Saffi.

L’edificio ha origini antiche: fu edificato sui resti della pieve intitolata a Santo Stefano, già menzionata nel IV secolo. La Chiesa fu distrutta nel 1173, da un incendio  durante uno scontro tra Guelfi e Ghibellini, e riedificata col campanile in stile romanico lombardo nel 1176.

La facciata è in laterizio e presenta un bel portale gotico. Sulla lunetta spicca uno stupendo altorilievo in marmo veronese: il Sogno e l’adorazione dei Magi. L’opera risale alla prima metà del Duecento; si ritiene che sia dovuta – o che vi abbia messo mano – l'ignoto Maestro che ha scolpito le formelle dei Mesi di Ferrara.

Il campanile che ricorda quello di Pomposa, costruito da mastro Aliotto, s’innalza per oltre 72 metri, è corso da lesene ed è sovrastato da una cuspide conica, probabilmente del Trecento.

Fa parte della Chiesa l’annesso Chiostro quattrocentesco, più volte restaurato.
L'interno mostra una pianta basilicale e tre navate divise da pilastri di laterizio, con pavimento a mosaico veneziano.

Nel Cinquecento furono aggiunte alcune cappelle laterali. Fra il 1646 e il 1743, l’interno fu deturpato da alcuni interventi infelici ed infine fu restaurato nel 1955.
Molte sono le opere d’arte contenute nella basilica tra cui eccellono quelle di Marco Palmezzano, il pittore forlivese per antonomasia allievo di Melozzo da Forlì e cioè la Madonna col Bambino e i Santi Giovanni evangelista e Caterina  e l’Immacolata Concezione con i Santi Agostino, Anselmo e Stefano.

lunedì 29 agosto 2011

La Madonna dei monti Lussari punto d'incontro delle culture italiana, austriaca e slovena.

Nei pressi di Tarvisio vi è il monte Lussari, un’importante cima delle Alpi Giulie ove vi è un convento sorto nel XVI secolo.
Si raggiunge dalla frazione di Camporosso, ad 805 m s.l.m.  mediante parte una moderna telecabina, che con una lunghezza di 3.070 m ed una portata di 1.880 persone/ora porta in poco più di 11 minuti a quota 1.760, ai piedi del borgo abitato ed all’inizio delle pista da sci.
Dalla cima si gode uno stupendo panorama  sulla conca del tarvisiano e sulle alture circostanti, quali i gruppi del Mangart e del Jof di Montasio.
La notorietà del monte Lussari è dovuta soprattutto al santuario mariano che è situato proprio sul luogo ove fu trovata una prima cappella ove era custodita una statuetta della Madonna con il Bambino.
L’attuale chiesa risale invece al 1500 ed al 1600. Nel corso dei secoli ha subito alcuni danneggiamenti: nel 1807 venne colpita da un fulmine e nel 1915 venne colpita da una bomba, ma venne sempre ricostruita. Nell’anno 2000, in occasione del Giubileo, la chiesa è stata completamente ristrutturata e rinnovata.
La chiesa è chiamata anche “dei tre popoli”, in quanto è luogo di pellegrinaggio per le genti di tutte e tre le nazionalità confinanti: austriaci, italiani e sloveni. che vedono nella Madonna con il bambino  la donna della pace e della fratellanza.






venerdì 26 agosto 2011

Lubiana confluenza di culture e stili diversi.

Da Tarvisio in poco tempo di raggiunge la Slovenia che, dopo la caduta del muro di Berlino, è stata la prima regjone balcanica a divebtare autonoma ed a fare ingresso nel’Unione Europea.
La sua capitale , come è noto, è Lubiana che dista da Tarvisio circa 100 Km.
E’ una città interessante e soprattutto peculiare poiché rappresenta la sintesi di stili diversi come quelli barocco e liberty.
Infatti, nonostante la comparsa di grandi edifici, soprattutto nei dintorni della città, Lubiana mantiene intatto il suo centro storico, dove si mescolano lo stile architettonico Art nouveau e quello fortemente influenzato dalle città di Graz e Salisburgo.
Non mancano anche stili diversi come  quelli contraddistinti dall’architettura Joze Plecnik.
La città vecchia, costituita da due quartieri è sovrastata dal castello  dalla cui collina si ammira il fiume Liubianika.
Il castello di Lubiana domina la collina che sovrasta il fiume Liubianika. Oltre al castello  del XII secolo,raggiungibile con una ripidissima funicolare e che fu la residenza dei margravi poi duchi della Carinzia, le principali opere architettoniche della città sono la Cattedrale si San Nicola, la chiesa di San Pietrom,la Chiesa francescana dell'Annunciazione, c il Triplo Ponte e il Ponte dei Draghi.
Non lontano dai tre ponti ,nella zona lungo il fiume,si trova inoltre il mercato che è un vivace centro d’incontro.
Lubiana è  anche una città a dimensione umana , luogo di interesse anche di tanti giovani che a ogni ora del giorno e della sera affollano piccoli ristoranti e caffè.

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lunedì 22 agosto 2011

L'incantevole valle del Gail

Appena si lascia San Candido e si attraversa la frontiera per l’Austria si entra nella valle del Gail, una valle situata appunto tra il Tirolo orientale e la Carinzia.

Prende il nome dal fiume Gail, affluemte della Drava, che la attraversa interamente in -direzione ovest –est tra Obertilliach a Villach.
Nella Bassa valle della Gail una cospicua minoranza della popolazione parla dialetti sloveni.
Sempre nella Bassa valle della Gail un'alta percentuale della popolazione di lingua tedesca (più del 20% in entrambi i distretti in cui è suddivisa) è di confessione cristiana evangelica seguito dell’editto di tolleranza emanato nel 1782 dall’imperatore Giuseppe II d’Asburgo.
La valle che è ripartita amministrativamente tra Lienz, Hermagor e Villach è costellata di stupende chiese, suggestive con i loro campanili  che sovrastano il meraviglioso paesaggio.
Tra queste assume grande importanza  il santuario della Madonna di Maria di Luggau meta,alla fine di Settembre, di pellegrinaggi da Sappada, Sauris e Comelico.
In passato la valle della Gail era una zona essenzialmente agricola, altre attività svolte erano l'allevamento di cavalli e l’alpeggio e l’alpeggio.

 Oggi la valle vive tuttavia  principalmente di turismo.

Le principali i attrazioni sono il comprensorio sciistico di Pramollo, l'alta via Carnica ed il lago di Presseger incastonato nel secondo canneto più grande dell’Austria.

mercoledì 17 agosto 2011

Costalta nel Comelico

La valle del Comelico che confina da un lato con l’alto Adige dall’altro con Sappada ha catteristiche peculiarii paesaggistiche, sociali e culturali.
Si parla lingua ladina,e  la sua amministrazione è  vincolata alle cosiddette “Regole di comunione familiare” del Comelico  che sono la testimonianza del forte legame tra la comunità locale e il proprio territorio che si tramanda da oltre un millennio.
Le famiglie in base alla regola trasferiscono  di padre in figlio le proprietà comuni di boschi e pascoli insieme ai diritti di appartenenza alla Regola di comunione familiare e al costante impegno per conservare e migliorare il patrimonio ambientale.
I beni silvo - pastorali, amministrati attraverso norme approvate democraticamente dall’assemblea dei regolieri e contenute in antichi codici rurali detti “Laudi – Statuti”, rappresentano da sempre la principale fonte di sostentamento della popolazione locale.

Un paese molto caratteristico è Costalta
Adagiata su un verde pendio punteggiato di tabià (fienili), Costalta ha conservato un aspetto caratteristico, di case e rustici in legno costruiti con la tecnica del blockbau e risalenti prevalentemente all'Ottocento.
La valorizzazione di questo patrimonio architettonico è incentivata mediante l’organizzazione di una manifestazione che a partire dall'estate 2000, per circa un decennio, si propone di realizzare 30 sculture in legno (tre ogni anno) da esporre presso le 30 case di legno di Costalta in una sorta di vero e proprio "museo all'aperto.
Il profondo affetto degli abitanti per le proprie tradizioni è testimoniato anche dalla cura nel mantenere il proprio patrimonio linguistico attraverso rappresentazioni teatrali e musicali in ladino.
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domenica 14 agosto 2011

La pieve matrice di San Pietro in Carnia

A Zuglio, non distante da Arta terme, la città cara a Carducci, si trova, inserita in un interessantissimo itinerario culturale la pieve matrice di San Pietro in Carnia.
La storia di questa chiesa è collegata alla vicissitudini di Zuglio, l'antica Iulium Carnicum, la città romana più settentrionale d’Italia, situata in prossimità della grande arteria stradale che da Aquileia portava ad Aguntum, centro del Norico meridionale (attuale Austria).
Questo centro alpino fu raggiunto ben presto dalle correnti evangelizzatrici partite da Aquileia, la più importante sede di vita cristiana della provincia Venetia et Histria
Tra il IV e V secolo nella parte meridionale dell’abitato furono erette due basiliche paleocristiane di cui è rimasta soltanto la pieve di San Pietro,
La chiesa nacque  gotica con un’unica navata e tre altari; sul lato destro del presbiterio venne conservata la sagrestia precedente.
Costruita nelle sue forme attuali intorno al 1312 in posizione più sicura dalle numerose incursioni barbariche, la Pieve di San Pietro è considerata "matrice" poiché fu uno dei primi centri di diffusione del Cristianesimo in Carnia.
A partire dalla fine del XV secolo, e fino ai primi anni del Cinquecento, si pose mano a importanti rimaneggiamenti tra cui l’aggiunta di una navata a meridione, progettata secondo i canoni gotici della precedente, sostituendo la parete imprigionata con due colonne in tufo
Nella chiesa così sistemata trovarono posto quattro altari e un battistero.
Importanti opere d’arte sono conservate in questa Pieve e tra le opere conservate nella Pieve va segnalata la tela della scuola del Pordenone  rappresentante la conversione di San Paolo
L’organo, di stile barocco, ha sostituito il precedente del 1500 ed è stato recentemente restaurato.
Interessante è pure la tela rappresentante La consegna delle chiavi a San Pietro di Francesco Pellizzotti (1791), come pure la statua di San Pietro, di artista tedesco del XV secolo, è una delle poche opere salvate dalla razzia dei ladri nel 1981.
Va segnalato il Cristo ligneo del 1550, situato nell’architrave dell’arco principale come pure l’ancona lignea di Sant’Antonio Abate (1550), in stile rinascimentale, è racchiusa in due incorni-ciature barocche; viene attribuita a Gian Domenico Dall’Occhio di San Vito al Tagliamento.
Dietro all’altare sono visibili le finestrelle e le sinopie della parete.
Il battistero è formato da una coppa in pietra rossa, opera di artista ignoto del 1659, e da un tabernacolo ligneo.

lunedì 8 agosto 2011

San Lorenzo in Lucina ed il Cristo di Guido Reni

A Roma non lontano da  Piazza del Parlamento, quindi nel cuore della città è locata la celebre chiesa di S. Lorenzo in Lucina.
Una chiesa complessa per formazione storica ed artistica.
L’area è anzitutto di primaria importanza dal punto di vista archeologico. Qui sorgeva nel periodo augusteo un “quartiere”, con un’insula ,di cui oggi- visitando la parte sotterranea della Basilica attuale, si possono vedere i resti..
Sotto la Chiesa,quindi, esiste tutta un’area archeologica che permette di ricostruire le ‘fasi’ edificatorie e le vicissitudini storiche della stessa, dalla quale comincerò per fornire l’idea di come il passato ci continui a ‘parlare’ attraverso le testimonianze che tornano alla luce.
La basilica di San Lorenzo in Lucina sorse nel IV, sulla residenza dell'omonima matrona romana, dove permise ai primi cristiani convertiti dal paganesimo di incontrarsi per pregare. La domus fu consacrata poi a luogo di culto ufficiale nell'anno 440 da papa Sisto III, per essere poi ricostruita sottopapa Pasquale III fino al completamento nel 1130. La facciata della chiesa presenta un  ampio portico, decorato da sei colonne in granito, con capitelli e basi, sormontate da un architrave realizzata da un enorme colonna antica scanalata. Alla sua destra, in posizione arretrata, s'innalza un campanile romanico a cinque ordini. Nella parte centrale della facciata, sotto il timpano triangolare vi sono al centro il rosone e, ai suoi lati, due finestre rettangolari barocche.
La basilica, che originariamente si presentava nel suo interno a tre navate, oggi è a navata unica unica con quattro cappelle per lato che conducono all'altare maggiore su cui vi è la meravigliosa  tela del Crocifisso di Guido Reni   stupefacente per la sua drammatica veridicità e colpisce il visitatore sin dall’entrata nella chiesa.




martedì 2 agosto 2011

Arquà Petrarca perla dei Colli Euganei

"Fuggo la città come ergastolo e scelgo di abitare in un solitario piccolo villaggio, in una graziosa casetta, circondata da un uliveto e da una vigna, dove trascorro i giorni pienamente tranquillo, lontano dai tumulti, dai rumori, dalle faccende, leggendo continuamente e scrivendo"

Questo declamava Francesco Petrarca quando si rifugiò ad Arquà ove passò gli ultimi anni della sua vita fino alla morte.

Ed ancora:
Vasti boschi di castagni, noci, faggi, frassini, roveri coprivano i pendii di Arquà, ma erano soprattutto la vite, l’olivo e il mandorlo che contribuivano a creare il suggestivo e tipico paesaggio arquatense».

Si parla di Arquà non lontana da Monselice nel Veneto e per la precisione nella provincia di Padova

Un borgo medioevale, da un fascino immutato nel tempo, considerato la perla dei Colli Euganei.
Il paese abitato fin dai tempi romani, acquistò importanza dopo che Francesco Petrarca, sommo poeta della lingua italiana, desiderò trascorrere gli ultimi anni della sua vita nella caratteristica serena quiete del luogo. Il paese ne conserva la casa e la tomba con le spoglie.
Si può dire che viva nella memoria del poeta  e cià favorì nei secoli successivi il sorgere di case e ville di molte famiglie venete, che costituiscono oggi un  vero patrimonio artistico ed architettonico
Arquà petrarca conserva alcuni importanti edifici dei secoli XIV e XV,
Oltre alla tomba  del poeta in marmo rosso, collocato sulla piazza del paese, va ricordata la chiesa arcipretale di S. Maria, di poco posteriore all'anno Mille, ampliata e impreziosita da un complesso pittorico dal gusto bizantino fino all'inlusso di Giotto: di particolare interesse è la tela di Palma il Giovane, "L'Ascensione".

Non meno interessanti sono la casa del Petrarca e l’oratorio della Trinità  del secolo XII ed ampliato nel secolo  XIV.

venerdì 29 luglio 2011

I meravigliosi giardini botanici di Villa Taranto

In questo blog dedichiamo molta attenzione ai giardini botanici perché rappresentano il trionfo della natura ed al tempo stesso sono  un’opera d’arte in cui eccelle la valentia dell’uomo
Perciò abbiamo descritto tra l’altro il giardino di Hanbury    e  il giardino della Minerva

 Non possiamo ora non soffermarci su Villa Taranto, situata sul promontorio della Castagnola

Occupa un territorio che si estende per oltre 20 ettari fino alle rive del lago Maggiore. Edificata verso la fine del XIX secolo dal conte Orsetti efu acquistata prima dai nobili di Sant'Elia e poi, nel 1931, dal capitano scozzese Antonio Nenil McEachar, a cui si deve l’attuale maestoso giardino botanico.

Oggi Villa Taranto si presenta come un parco metà all’inglese metà all’italiana e comprende circa 1.000 piante non autoctone e circa 20.000 varietà e specie di particolare valenza botanica.

Un sistema disboscamento prima e di ripopolamento con moltissime piante rare provenienti dal mondo intero ne hanno fatto uno dei bei giardini botanici d’Europa

Nello splendido edificio di gusto eclettico dell’ex portineria dei Giardini Botanici, sono esposti preziosi e delicati quadri naturali: l’Herbarium Britannicum del Capitano Neil Mc Eacharn che comprende 43 teche nelle quali è possibile ammirare specie di flora spontanea del Regno Unito.

L’importanza del giardino non è data solo dal suo patrimonio botanico, seppur ricco di oltre 20.000 varietà e specie, ma dalla bellezza e armonia dell’insieme; l’impronta all’inglese del parco è arricchita dal gusto e dalla sensibilità latina attraverso l’inserimento di elementi tipici del giardino all’italiana.

martedì 26 luglio 2011

San Ferdinando la chiesa simbolo dei Borboni a Napoli

Nel famoso libro di Harold Acton  sono tracciate in modo puntuale le vicende storiche dei Borboni a Napoli.

Sono messe in evidenza le contraddizioni, il populismo, ma anche le grandi innovazioni in campo giuridico e sociale di cui i maggiori artefici furono Tanucci e Filangieri.

La chiesa simbolo di Napoli del periodo borbonico ed in particolare di re Ferdinando  è quella proprio dedicata al Santo Ferdinando situata nel cuore di Napoli e cioè nella piazza Trieste e Trento non lontano da Palazzo Reale, Piazza del Plebiscito e il famoso caffe Gambrinus in stile liberty..

La chiesa fu costruita nel 1636 per iniziativa dei Gesuiti in onore di San Francesco Saverio e poi fu dedicata  al Santo per rendere omaggio a Ferdinando IV di Borbone, dopo l’espulsione dal Regno della Compagnia di Gesù nel 1767 ed il successivo passaggio all’ordine dei Cavalieri Costantiniani.

La facciata fu eretta su progetto di Cosimo Fanzago e dinnanzi all'ingresso era posta una cancellata in ferro battuto e pilastri in piperno ora scomparsa, probabilmente per lavori alla Galleria Umberto I di fine Ottocento.

Nell'interno, a pianta a croce latina con cappelle, si ammirano opere di Domenico Antonio Vaccaro, un ciclo pittorico di Paolo de Matteis ed il Sepolcro di Lucia Migliaccio di Tito Angelini.

venerdì 22 luglio 2011

Sant'isidoro a Roma ed i Nazareni

Ogni angolo di Roma, monumento o chiesa che sia,è un capitolo a sé di storia dell’arte ed un intreccio tra arte e cultura.
All’inizio del secolo XIX si distinsero a Roma i Nazareni un gruppo di di artisti tedeschi  che si riunirono  sotto forma di confraternita, ispirato all'ideale di purezza e di rigore dell'arte medievale e rinascimentale.
Sotto la guida di Johann Friedrich Overbeck si stabilirono nel monastero di Sant'Isidoro a Trinità dei Monti, dove condussero uno stile di vita di tipo monastico (particolare tra l'altro era il loro abbigliamento monastico e la barba alla maniera del "Nazareno") 
Svilupparono una pittura ispirata alla compostezza e brillantezza cromatica della pittura italiana del Rinascimento e loro principali esponenti furono Johann Friedrich Overbeck, Franz Pforr, Ludwig Vogel,
Questa chiesa “minore “ di Sant’Isidoro  quindi appare legata indissolubilmente ai Nazareni che si riunivano nel complesso monastico attiguo.
La chiesa, con l’annesso collegio, fu fondata grazie alla munificenza del nobile Ottaviano Vestri di Barbiano, come appare da una bolla di Urbano VIII del 1625.
La ragione della sua edificazione va attribuita al fatto che Gregorio XV volesse  canonizzare  in quel periodo cinque Santi tra cui San’Isidoro di Madrid,
La chiesa fu affidata in particolare a d alcuni francescani spagnolo dell’ordine dei francescani scalzi.
Vi fu fondato un convento per i loro connazionali che tuttavia dopo due anni passò ai francescani irlandesi che fuggirono dalle persecuzioni protestanti  in Irlanda.
La chiesa presenta  unica navata a croce latina con volta a botte, due cappelle laterali per lato e due cappelle ai lati del presbiterio; in essa emergono soprattutto le opere di Carlo Maratta, tra cui le storie della vita di san Giuseppe, una Immacolata Concezione;
All’altare maggiore spicca Sant’Isidoro e la Vergine Maria, opera di Andrea Sacchi. La cappella Da Sylva fu ristrutturata su disegno di Gian Lorenzo Bernini, mentre i monumenti sepolcrali ivi presenti sono di suo figlio, Paolo Valentino Bernini.

domenica 17 luglio 2011

Marienplatz: il cuore di Monaco di Baviera

Come è già stato posto in evidenza in un articolo di questo blog, Monaco di Baviera  è considerata la città dal volto umano della Germania ed è molto amata per le sue residenze reali, per gli immensi parchi, i musei, le chiese barocche ed il folclore bavarese che raggiunge il suo apice nella famosa festa dell'Octoberfest
La città ha parecchi importanti musei d'arte  ed altre famose attrazioni turistiche come il Giardino inglese, un grande parco al centro della città, il Deutsche Museum eil celebre orologio del Municipio  riccamente ornato di figure in movimento.
Il vero incanto però  è la Marienplatz in cui si trova anche l'imponente municipio della città, grandiosa costruzione in stile neogotico

La piazza,concepita nei piani di sistemazione della città voluti da Enrico il Leone. Fu per secoli teatro dei maggiori avvenimenti pubblici.

Fu dedicata al mercato fino al 1807, quando i cittadini di Monaco vi invocarono la Vergine Maria affinché li proteggesse da un'epidemia di colera, facendole prendere il nome attuale.

Nel 1638 venne eretta la Mariesaule (Colonna della Vergine), per commemorare la fine dell'invasione

Altro elemento decorativo della piazza è la Fischbrunnen (fontana del pesce)), costruita tra il 1862 ed il 1865,completamente distrutta dai bombardamenti della II guerra mondiale e successivamente ricostruita nel 1954.

mercoledì 13 luglio 2011

Il culto di Giuseppe Moscati nella chiesa del Gesù Nuovo a Napoli

E’ una pillola di viaggio desueta; non è tanto la descrizione di un luogo dal punto di vista storico ed artistico quanto invece un’attenzione al culto ed alla devozione del Medico Giuseppe Moscati, un santo grandemente venerato dal popolo napoletano.
Si tratta di un medico insigne e scienziato nato a Benevento nel 1880  e morto a Napoli nel 1927 di cui recentemente è stato anche  fatto un film dalla RAI.
Grande fu la dedizione per gli ammalati e gli indigenti, dedizione tuttavia che non gli sottrasse mai il tempo.
Questo medico  buono e santo è sepolto nella chiesa del Gesu nuovo l’importantissima chiesa del Corpo di Napoli, situata non distante da palazzo Filomarino abitazione per lunghi anni di Benedetto Croce.
La facciata della chiesa è a bugnato Cioè caratterizzata da particolari bugne, una sorta di piccole piramidi aggettanti verso l'esterno, normalmente usate dal Rinascimento veneto e del tutto sconosciute nel Meridione
L'interno barocco, a croce greca con braccio longitudinale lievemente allungato, presenta una ricca decorazione marmorea realizzata dal Fanzago nel 1630. Sulle controfacciate sono presenti affreschi di Francesco Solimena (navata centrale) e della sua scuola (laterali).
La tribuna è affrescata da Massimo Stanzione; nel transetto si ammirano affreschi di Sant'Ignazio di Loyola e di San Francesco Saverio.
Sulla destra vi è infine la cappella dedicata a San Giuseppe Moscati che conserva un dipinto all'altare di Massimo Stanzione.

sabato 9 luglio 2011

Il promontario dell'Argentario: storia e natura

In un articolo di questo blog dedicato alla splendida Sperlonga mettemmo in evidenza che Sperlonga fu terra di conquista e razzia di Khayr al-Dīn Barbarossa, detto in ambiente cristiano italico Ariadeno Barbarossa, che divenne dopo il 1533 l'indiscusso ammiraglio) della flotta ottomana.
Le incursioni del Barbarossa furono temibili sulla costa tirrenica e Sperlonga non fu un fatto isolato perché  anche altri luoghi della costa tirremica furono luogo di sbarchi e saccheggi come quelli  dell’Argentario ove ad esempio Porto Ercole  nel 1542 fu  ampiamente saccheggiato dalle incursioni di Khair Ad-Din il Barbarossa.
Ma dove è  l’Argentario? Il Monte Argentario  che era probabilmente in origine un’isola, in seguito «ancorata» alla costa tirrenica dai tomboli della Feniglia e della Giannella, si protende nel Mar Tirreno proprio davanti alle due isole più meridionali del Bellissimo Arcipelago Toscano: Giglio e Giannutri. La costa del Monte Argentario, molto frastagliata, offre cale e calette, prevalentemente sassose, di notevole bellezza dal punto di vista naturalistico e nelle quali poter fare un tuffo nell’acqua cristallina. Vivamente consigliata una escursione in auto lungo la strada panoramica, che corre tutto intorno al promontorio e che ne offre una visuale veramente unica.
Centri importanti e rinomati sono Porto Santo Stefano, un vero paradiso e meta di un turismo elitario e Porto Ercole, noto anche perché su quelle coste morì anche il grande Michelangelo Merisi detto il Caravaggio,con il suo porto di Capa Galera e dominato da una fortezza spagnola le cui testimonianze sono ben presenti in altre parti dell’Argentario.