venerdì 22 ottobre 2010

Mozia :testimonianza importante degli insediamenti fenici in Italia

Mozia isoletta situata nel trapanese rappresenta una delle più importanti testimonianze della presenza fenicia in Italia.

Non è il solo centro archeologico in Italia perché ve ne sono altri altrettanto rilevanti come Sant’Antioco, Monte Sirai e Antas tutte in Sardegna,
Mozia è un'antica colonia fenicia fondata nell'VIII sec. a.C. su una delle quattro isole della laguna dello Stagnone, l'isola di San Pantaleo (nome datole in periodo alto medievale da monaci basiliani trasferitisi sull'isola).
Il nome di Motya, probabilmente dato dagli stessi Fenici, significherebbe filanda e sarebbe collegato alla presenza di stabilimenti per la lavorazione della lana, qui impiantati.
L'isola, come la maggior parte delle altre colonie fenicie, era una stazione commerciale ed era un punto d’approdo per le navi fenicie in rotta nel Mediterraneo.
Con l’espansione greca che avviene a partire dall’VIII secolo soprattutto nella zona orientale della Sicilia, i Fenici sono costretti a ripiegare sulla parte occidentale e Motya accresce la sua importanza divenendo una cittadina.
Nel VI sec. si acuiscono i contrasti tra Greci e Cartaginesi per il predominio sulla Sicilia e Mozia viene coinvolta; si arriva a cingerla di mura che ne permettano una difesa migliore. Nel 397 Dionisio il Vecchio, tiranno di Siracusa, assedia la città e pone fine alla sua esistenza. Gli abitanti si rifugiano sulla terraferma nella colonia di Lilibeo, l'attuale Marsala.
Questa è la storia in pillole di Mozia che è meta di assiduo turismo soprattutto per la visita agli scavi archeologici legati al nome di Giuseppe Whitaker, un nobile inglese della fine dell'800 la cui famiglia si era stabilita in Sicilia ed aveva avviato un fiorente commercio di esportazione di vino Marsala.
Prendiamo in esame sinteticamente alcuni aspetti archeologici salienti
Le fortificazioni che cinsero Mozia a difesa del colonizzatore grco a partire dal VI sec. a.C.
La Porta Nord che–è la principale delle due porte che consentivano l'accesso alla città,
Cappiddazzu che -è la zona che si erge alle spalle della porta Nord. In cui si riconosce un edificio a tre navate che aveva probabilmente una funzione religiosa.
La necropoli in cui una serie di pietre tombali e di urne caratterizzano la necropoli arcaica ad incinerazione.
Il Tophet –che delinea l'area sacra, un santuario a cielo aperto ove venivano deposti i vasi contenenti i resti dei sacrifici umani. Una pratica diffusa era l'immolazione dei primogeniti maschi.
Il Cothon che- è un piccolo bacino artificiale di forma rettangolare collegato al mare aperto da un canale che probabilmente serviva da porto per imbarcazioni piccole e leggere che facevano probabilmente la spola tra l'isola e le navi ancorate allargo, per il carico e scarico merci.
La Casa dei Mosaici -chiamata così per la presenza di due bei mosaici in ciottoli bianchi e neri, raffiguranti un grifo alato che insegue una cerva ed un leone che assale un toro.

Non va omessa infine la visita al Museo che raccoglie importanti e significativi reperti archeologici.