Ogni angolo di Roma, monumento o chiesa che sia,è un capitolo a sé di storia dell’arte ed un intreccio tra arte e cultura.
All’inizio del secolo XIX si distinsero a Roma i Nazareni un gruppo di di artisti tedeschi che si riunirono sotto forma di confraternita, ispirato all'ideale di purezza e di rigore dell'arte medievale e rinascimentale.
Sotto la guida di Johann Friedrich Overbeck si stabilirono nel monastero di Sant'Isidoro a Trinità dei Monti, dove condussero uno stile di vita di tipo monastico (particolare tra l'altro era il loro abbigliamento monastico e la barba alla maniera del "Nazareno")
Svilupparono una pittura ispirata alla compostezza e brillantezza cromatica della pittura italiana del Rinascimento e loro principali esponenti furono Johann Friedrich Overbeck, Franz Pforr, Ludwig Vogel,
Questa chiesa “minore “ di Sant’Isidoro quindi appare legata indissolubilmente ai Nazareni che si riunivano nel complesso monastico attiguo.
La chiesa, con l’annesso collegio, fu fondata grazie alla munificenza del nobile Ottaviano Vestri di Barbiano, come appare da una bolla di Urbano VIII del 1625.
La ragione della sua edificazione va attribuita al fatto che Gregorio XV volesse canonizzare in quel periodo cinque Santi tra cui San’Isidoro di Madrid,
La ragione della sua edificazione va attribuita al fatto che Gregorio XV volesse canonizzare in quel periodo cinque Santi tra cui San’Isidoro di Madrid,
La chiesa fu affidata in particolare a d alcuni francescani spagnolo dell’ordine dei francescani scalzi.
Vi fu fondato un convento per i loro connazionali che tuttavia dopo due anni passò ai francescani irlandesi che fuggirono dalle persecuzioni protestanti in Irlanda.
La chiesa presenta unica navata a croce latina con volta a botte, due cappelle laterali per lato e due cappelle ai lati del presbiterio; in essa emergono soprattutto le opere di Carlo Maratta, tra cui le storie della vita di san Giuseppe, una Immacolata Concezione;
All’altare maggiore spicca Sant’Isidoro e la Vergine Maria, opera di Andrea Sacchi. La cappella Da Sylva fu ristrutturata su disegno di Gian Lorenzo Bernini, mentre i monumenti sepolcrali ivi presenti sono di suo figlio, Paolo Valentino Bernini.