venerdì 27 maggio 2011

Spaccanapoli ed il filosofo Benedetto Croce

Vi è indubbiamente un legame indissolubile tra  Benedetto Croce  e Napoli ove  il filosofo vi abitò stabilmente fino alla morte (19529.
Per questo motivo Napoli, prima con Gian Battista Vico , il filosofo dei corsi e ricorsi, e poi con Benedetto Croce è stata nel corso dei secoli un importante centro culturale
Vivida e tangibile testimonianza è rappresentata dalla celebre Spaccanapoli il rettilineo che divide in due la città antica,
Infatti  Spaccanapoli,nella parte centrale , corrispondente al decumano inferiore della Napoli greco romana reca il toponimo di via Benedetto Croce che abitò nel celebre palazzo Filomarino. . Su Spaccanapoli si affaccia in tutto il suo splendore il complesso trecentesco di Santa Chiara, centrato dal bellissimo chiostro delle Clarisse. La corte fu arricchita nel Settecento da un vivace rivestimento di riggiole, le tipiche mattonelle in maiolica raffiguranti paesaggi, scene di vita rustica, soggetti mitologici, in un complesso decorativo divenuto ben presto uno dei momenti di maggior richiamo nel capoluogo partenopeo.
Oltre la Chiesa di Sant’Angelo a Nilo e la Statua del Corpo di Napoli Spaccanapoli prende il nome di via San Biagio dei Librai, prosecuzione del Decumano Inferiore.
  Parallela a Spaccanapoli scorre via dei Tribunali, corrispondente al Decumano Maggiore, che, insieme al Decumano Inferiore, è una delle strade più importanti di Napoli, dichiarata Patrimonio dell’Umanità e inclusa fra i monumenti dell’UNESCO. La strada incrocia piazza San Gaetano, da dove si può accedere alla Napoli sotterranea. Fra i due Decumani si dipana la celebre e variopinta via di San Gregorio Armeno, nota in tutto il mondo per la presenza di numerose botteghe di pastori da presepe.

martedì 24 maggio 2011

La navigazione del Burchiello sul Brenta

La navigazione fluviale è un’esperienza sempre carica di emozione per la visione del paesaggio e soprattutto quando si percorrono tratti di fiume con dislivelli diversi superabili grazie ai sistemi delle chise, grande opere di ingegneria idraulica di leonardesca memoria Un viaggio di tal genere di cui abbiamo dato la descrizione in un articolo di questo blog relativamente è quella  negli intricati corsi d’acqua tra San Pietroburgo e Mosca,
Similia similibus in Olanda ed in Italia dove è veramente suggestiva nella navigazione la cornice paesaggistica ed artistica.
Stiamo parlando del fiume Brenta nel Veneto o meglio la riviera del Brenta da Padova in direzione di Venezia e viceversa, tra arte e storia, lungo le vie degli antichi burchielli veneziani del ‘700 che erano  tipiche imbarcazioni veneziana per trasporto passeggeri, con una grande cabina in legno, con tre o quattro balconi, finemente lavorati e decorati.
I burchielli venivano utilizzati dai ceti veneziani più facoltosi per raggiungere dalla città le loro Ville in campagna e sono stati descritti per quattro secoli diversi da poeti e romanzieri italiani e stranieri il Goldoni, Casanova, Byron, Goethe, Montaigne, D'Annunzio
Oggi si ripercorrono quei tratti di fiume con moderne e confortevoli navigazioni che solcano Oggi tutti i battelli a motore che percorrono la Riviera del Brenta da Padova a Venezia e viceversa sono chiamati comunemente burchielli; eredi delle antiche tradizioni, queste moderne e confortevoli imbarcazioni solcano le acque del Brenta con lento incedere, mentre le guide a bordo illustrano la storia, la cultura e l'arte testimoniata dalle Ville del Brenta.
Una prima chiusa è stata quella di Strà.  La seconda chiusa è  quella di Dolo e il’ultima chiusa ‘ quella di Mira. Prima della laguna di Venezia.
Le ville venete della Riviera del Brenta  sono tra gli esempi più belli di residenze storiche presenti nella regione. Innumerevoli si distribuiscono lungo tutto il corso del fiume, che tradizionalmente ha rappresentato opportunità di ricchezza per le grandi casate..
Una per tutte, tra queste ville del Brenta , tipiche residenze patrizie fonfate dal patriziato della repubblica di Venezia le ville venete della Riviere del Brenta è da citare la celeberrima Villa Pisani di Stra che nel corso dei secoli ha potuto ospitare grandi personaggi del passato, tra cui Napoleone Bonaparte.

sabato 21 maggio 2011

La basilica minore di Santa Croce in Gerusalemme

Sarebbe di questi giorni l’annuncio secondo cui il Sommo Pontefice avrebbe chiuso la basilica di S Croce in Gerusalenne di Roma. per “troppi intrighi e mondanit", secondo quanto riportato da alcuni giornali,
Ci sembra opportuno  parlare ovviamente  non di intrighi, ma dell’importanza storica ed artistica definita per eccellenza la Basilica delle Reliquie.
La chiesa si trova a poco meno di 1 km ad est del Laterano  sulle Mura Aureliane. Fu ricavata dal Palazzo Sessoriano, che risaliva al III secolo e che era stato la dimora degli ultimi imperatori.
Santa Croce in Gerusalemme prende nome dalla terra del Santo Sepolcro che vi fu portata da Costantino stesso o da sua madre Sant’Elena.
La chiesa contiene alcune reliquie tradizionalmente collegate alla crocefissione di Gesù. Tra queste ci sono parti della "vera croce, la croce di uno dei due ladroni, la spugna imbevuta d'aceto, parte della corona di spine, un Sacro Chiodo e il titulus crucis.
Annesso al convento  vi è l'Oratorio di Santa Maria del Buonaiuto che sorgeva originariamente a metà strada fra Santa Croce e San Giovanni e originariamente chiamata Santa Maria de Spazzolaria per il fatto che il sagrestano raccoglieva (spazzolava) gli oboli lasciati per la chiesai
Nella chiesa ristrutturata nel periodo barocco, si trova la cappella di Sant'Elena, il cui pavimento doveva essere coperto con terriccio proveniente dalla Terra Santa. Poiché questa superficie veniva ascritta alla Terra Santa, questo conferì alla chiesa il nome particolare di "in Gerusalemme".
Le guide dei pellegrini tardo medioevali consideravano questa cappella così santa che non vi era consentito l'accesso alle donne, divieto che era applicato anche al Sancta Sanctorum della cappella dei palazzi Laterani.
Del 1485 circa, è lo splendido mosaico, disegnato da Melozzo da Forlì e restaurato da Baldassarre Pruzzi, della cappella di Sant'Elena, Gesù benedicente attorniato dagli evangelisti, che riprende motivi paleocristiani. o. glii affreschi del catino absidale attribuibili ad Antoniazzo Romano  e Marco Palmezzano
Ed ancora merita menzione un monumento sepolcrale opera di Jacopo Sansovino). Nell’urna di basalto dell'altare maggiore di Santa Croce in Gerusalemme viene conservato il corpo di San Cesario diacono e martire e di S. Anastasio.
La ristrutturazione settecentesca portò ad un totale rinnovamento dell'ambiente interno, che fu decorato nella volta da tre grandi tele di Corrado Giaquinto, uno degli artisti più celebrati dell'epoca.
Non lontano nell’'area dell'anfiteatro Castrense, da secoli pertinenza della basilica e del suo convento, è stato ricreato nel 200420  l'orto-giardino del monastero che ospita  ortaggi, erbe aromatiche ed essenze diverse (agrumi, alberi da frutta), e anche fiori - in grande rispetto della tradizione delle colture locali.

mercoledì 18 maggio 2011

La Vandea e Noirmoutier en ile

Di solito, un visitatore, dopo avere ammirato gli stupendi castelli della Loira, si dirige verso la costa atlantica e si trova in Vandea  un dipartimento francese della regione dei Paesi della Loira.
E’ una terra piena di storia anche tragica: fu  cristianizzata da S. Ilario di Poitiers e S Martino di Tours
La Vandea ,dopo essere stata invasa dai Saraceni che furono sconfitti nella memorabile battaglia di Poitiers del 732, divenne carolingia è fu sede di numerose abbazie.
Con il feudalesimo, aumentò notevolmente il numero di abbazie e parrocchie e con i primi centri feudali si iniziarono a costruire imponenti castelli. La regione passò poi sotto il controllo dei Conti di Poitiers, che divennero anche duchi d'Aquitania. La regione ebbe un forte sviluppo economico, con notevoli progressi nel campo dell'agricoltura, con lo sviluppo delle attività costiere, della pesca, del commercio del sale, ma anche un forte sviluppo religioso con la costruzione di numerose chiese romaniche.
I cambiamenti portati dalla Rivoluzione francese non vennero accolti con favore dagli abitanti cattolici della Vandea, che nel marzo 1793 insorsero contro la neonata repubblica facendo scoppiare le guerre di Vandea, una serie di guerre civili che durarono, con alcune pause, fino alla Restaurazione del 1815.
 Pesanti furono le repressioni attuate dalla Repubblica contro gli insorti  che intendevano restaurare la monarchia e tutta la la regione ne uscì completamente devastata sia in termini di vite umane che di danni materiali;
Questa è soltanto un breve squarcio sulla storia della Vandea, terra paludosa  sull'Atlantico.
In origine zona paludosa sotto il livello del mare durante l'alta marea, è stata sottratta all'oceano con un sapiente lavoro di canalizzazioni ,in cui l'acqua dolce piovana veniva raccolta per poi essere usata per la vita quotidiana e l'acqua salata serviva per l'allevamento del pesce, e, in particolare, convogliata fino ai "marais salants" per la raccolta del sale.
In questa zona si trova Noirmoutier un'isola collegata alla terra ferma da un ponte e da una strada coperta dall'acqua per la maggior parte del tempo. .
L'isola è piatta e lunga; a sud-est ha una costa molto paludosa e sfruttata ancor oggi per la raccolta del sale che avviene ancora in modo artigianale, a mano, da parte del proprietario del terreno, che spesso rivende il sale direttamente); a sud-ovest ci sono alte dune con ricca vegetazione. Al centro dell'isola una zona di "marais salants", con canali utilizzati anche per ostricoltura. A nord una zona dedicata agli orti e ai porti principali, a Noirmoutier en l'Ile e a l'Herbaudière.
Noirmoutier-en-l'Ile, soprannominata «la Bella Olandese», visto che due terzi del suo territorio si trovano sotto il livello del mare,  si caratterizza per il famoso castello e per le piccole case bianche con tetti di tegole allineate in ranghi serrati e, nei pressi di un piccolo porto. 
Molti sono i prodotti tipici e specialità e tra questi il sale marino , le patate di Noirmoutier, le anguille in frittate.

domenica 15 maggio 2011

Lo splendore del roseto di Roma

E’ maggio quasi inoltrato e non si può non parlare delle rose in fiore e del meraviglioso roseto di Roma posto sull’Aventino.
Il roseto non è solo uno splendore  della flora, ma anche una testimonianza storica sia dell’antica Roma, sia dell’ebraismo romano.
Infatti durante la monarchia romana  Anco Marzio (642-617 a.C), il figlio di Numa Pompilio, combatté vittorisamente contro i Latini, che i furono deportati a Roma nella Valle Murcia, tra Palatino e Aventino, dove in seguito sarà costruito il Circo Massimo.
Ebbene gli appezzamenti di terra separati dalla via di valle Murcia nel declivo dell’Aventino verso il Circo Massimo è proprio il luogo del roseto di Roma.
Ed ancora su quegli appezzamenti di terrrreno vi fu collocato dal 1645 il cimitero ebraico fino al 1934.
Il cimitero ebraico fu spostato nel 1934 in un settore del cimitero del Verano, e la zona fu occupata da "orti di guerra", per poi rimanere incolta. Nel 1950 il Comune, con l'accordo della Comunità ebraica decise di ricreare il roseto nell'area attuale.
L'antica destinazione non fu dimenticata: i vialetti che dividono le aiuole nel settore delle collezioni formano in pianta il disegno di una menorah, il candelabro a sette braccia, e ai due ingressi venne posta una stele con le Tavole della Legge di Mosè che ne ricorda la passata destinazione.
E’  un'area di circa 10.000 m2, divisa in due da una strada asfaltata, si trovano circa 1.100 diverse specie di rose. In uno dei settori sono ospitate le varietà che permettono di tracciare l'evoluzione della rosa dall'antichità ad oggi, suddivise tra "rose botaniche", "rose antiche" e "rose moderne".

Di particolare importanza la collezione di "rose botaniche" e "rose antiche", la cui diffusione iniziò a declinare dopo l'inizio delle ibridazioni con le rose cinesi, importate a partire dagli inizi del XIX secolo, che diedero l'inizio alle numerosissime varietà delle "rose moderne".

Nella seconda sezione, più piccola, vengono ospitate le nuove varietà di rose appena create, inviate qui da tutto il mondo, che dopo una permanenza di due anni partecipano al concorso internazionale "Premio Roma" per nuove varietà.

mercoledì 11 maggio 2011

Castelmola il balcone della Sicilia

Viaggiare in Sicilia,la meravigliosa Trinacria, è un susseguirsi di scoperte di luoghi incantevoli per la natura e per la ricchezza di cultura e di opere d’arte.
Vi è proprio l’imbarazzo della scelta.
Questa volta soffermiamoci sul balcone della Sicilia Castelmola  l’antica Myle , un cocuzzolo a strapiombo sul mar ionio a 36 km da Messina e a 49 da Catania.e a pochi km da Taormina.
Castelmola  deriva  il suo nome dal castello normanno che sovrasta il centro abitato e dalla forma della rocca su cui si trova, vagamente somigliante ad una mola di pietra (la macina del mulino).
E’ un vero balcone , giustamente definito  la vertigine della visione per l’incanto dei  fichi d'India, il maestoso Etna con i paesi aggrappati alle sue pendici, la  costa ionica, il  golfo di Giardini-Naxos, il Capo di S. Alessio, lo stretto di Messina e le coste .calabre sono le mirabili componenti.
Quando vi si arriva, si vorrebbe rimanere per ore e piange letteralmente il cuore nell’andar via da questo paradiso terrestre
Il  borgo, arroccato sulla montagna si distingue per il suo insediamento medievale caratterizzato da viuzze che si incontrano e si intersecano nella piazza principale.
Castelmola dominata dal Castello-fortezza di cui rimangono soltanto le mura normanne  ha conosciuto una storia intricata e fatta di sofferenze.
Prima i Siculi, poi Gerone di Siracusa nel 396 a,C, per passare poi  nel 902 al feroce Ibrahim, principe di Cairouàn,  che fa breccia nelle fortificazioni, devasta la città, fa strage degli abitanti ed esce poi da Myle per la porta che da allora è detta "dei Saraceni".
Molto tempo dopo nel 1078  Ruggiero il Normanno sconfigge gli Arabi e costruisce  un nuovo abitato fortificato intorno al castello ed è in quel periodo che il borgo comincia a chiamarsi Mola.
Quando gli Svevi subentrano ai Normanni, Mola li appoggia contro gli Angioini. Nel 1282 gli Angioini sono cacciati dalla rocca e la popolazione si schiera con gli Aragonesi.
I secoli seguenti sono difficili per gli abitanti, oppressi dal malgoverno spagnolo che li sottopone a pesantissimi prelievi fiscali, sacrifici e rinunce d'ogni genere.
Nel 1768  Castelmola  entra a far parte del Regno delle Due Sicilie e nel 1860, l'esercito borbonico è in fuga e la popolazione vota l'annessione al Regno d'Italia.
Insomma una storia intricata e complessa con alterne vicissitudini a cui questo borgo ha resistito nel corso dei secoli.

domenica 8 maggio 2011

Toledo faro di tolleranza religiosa nella storia della Spagna

Toledo, la bellissima città spagnola, che dista a poco più di 70 Km d Madrid, è un’antica roccaforte medievale arrampicata su una collina situata proprio al centro della Spagna.

Il colpo d’occhio per il viaggiatore che si appresta a visitarla è davvero suggestivo, con il centro storico che si erge in posizione dominante e panoramica e le strade che la percorrono e salgono e scendono dalla sommità della collina dove si trova l'Alcazar,
La città, bagnata dal Tago, è ricca di storia  ed il primo a parlarne fu Tito Livio che dicendo  "parva urbs erat, sed loco munita", si riferiva alla sua strategica posizione per l’altura su cui era ostruita e per la posizione di difesa essendo circondata per due terzi dal fiume.
Toledo, che divenne più tardi la capitale di Visigoti, nella storia rappresenta per antonomasia il vero faro della tolleranza religiosa.
Per ben tre secoli e sotto il dominio musulmano coesisterono armoniosamente tre confessioni religiose:  l’ebrea,la musulmana e mozarabi ovvero cristiani spagnoli che si erano adattati alla lingua e cultura araba, dando luogo a forme particolari di arte e liturgia. Come testimonianza di quel periodo  di tolleranza sono rimasti diversi monumenti religiosi come la Sinagoga (Sinagoga di Santa Maria la Bianca e la Sinagoga del Transito), la Moschea ed il ghetto ebraico, dove si trova anche la casa museo di El  Greco.
La Sinagoga di Santa Maria la Blanca, successivamente convertita (dopo la cacciata degli ebrei) in chiesa cattolica è un edificio risalente al XII secolo. Caratterizzato da un vivace contrato  tra le pareti esterne, modeste e umili e il lusso a cui ci si trova di fronte una volta entrati, come a significare che non importa l’esteriorità, quanto l’interiorità sia delle cose, che delle persone. .
Un altro edificio che vale la pena visitare è la Sinagoga del Transito situata nel quartiere tradizionalmente ebraico della città e nel quale, a partire dal 1964 è stato insediato il Museo Sefardì. Costruita tra il 1356 e il 1357 come tempio ebraico, subisce lo stesso destino della Sinagoga di Santa Maria la Blanca, diventando un luogo cristiano con il nome di Chiesa di San Benito.
La Moschea del Cristo della Luce è una delle moschee risalenti al periodo musulmano (venne costruita nel 999) che si sono meglio conservate fino ai giorni nostri. Questa moschea è particolarmente interessante dal punto di vista architettonico, per il suo stilel mudejar quel particolare stile architettonico in cui  si fondono elementi di tipo cristiano-ispanico (fusione di stili romanico e gotico) a elementi tipicamente islamici.Venendo ai monumenti cristiani, si erge per maestosità la Cattedrale di Santa Maria di Toledo la cui costruzione fu avviata nell 1226 ed è considerata il massimo esempio di arte gotica  Massimo esempio gotico di tutta la Spagna, è molto ricca e sontuosa all'interno, particolare la pala dell'altare in marmo e la cappella che custodisce l'ostensorio fatto con 18 Kg d’oro e oltre 100 Kg d’argento.

Molto caratteristica e vivida testimonianza del rito mozarabico è la cappella Mozarabica (capilla Mozárabe)  che sorge nell'angolo sud-ovest della cattedrale, inglobata nelle fondamenta di una torre mai realizzata. La cappella fu voluta nel 1500 per la preservazione del rito mozarabico.
La città infine , nota anche per le sue lame e coltelli, è  un segno tangibile dell’arte di El Greco che vi soggiornò per un lungo periodo.

venerdì 6 maggio 2011

Saint Tropez luogo celeberrimo della Costa Azzurra per bellezze naturali ed artistiche.

La Costa Azzurra vanta luoghi  incantevoli, promontori e vedute panoramiche stupende.E’ un susseguirs di emozioni per un visitatore attento,
Sarebbe tuttavia limitativo se restringessimo il campo alla sola componente paesaggistica, perché la Costa azzurra  assume rilevanza anche dal punto di vista artistico
I musei infatti sono una delle grandi attrazioni culturali della Costa Azzurra, ogni città ne ha almeno uno e tutti hanno obiettivi ben definiti. A titolo di esempio ne citiamo alcuni. Ad Antibes vi è il museo Picasso ;a Biot il museo Fernand Leger, a Cagnes il museo etnografico; a Cannes un museo d'arte primitiva e il museo del mare con una sezione di archeologia sottomarina; aCap Ferrat il museo Ephrussi de Rothschild con arredi e corredi dal Cinque al Settecento; a Grasse il museo Fragonard con tele e incisioni del Settecento; a Mentone, sul molo, il museo Cocteau dove c'è la sala dei matrimoni; ; a San Paul de Vence la fondazione Maeght;  e dulcis in fundo a St Tropez il museo de l'Annonciade;
Sono molti infatti gli artisti che hanno amato Saint Tropez e in questo museo sono raccolti diversi quadri che la rappresentano: da Paul Signac, Braque, Bonnard, Matisse, Marquet (Place Grammont Le Port).
Perché tanti artisti si ritrovarono a Saint Tropez.. Perché è celeberrima in splendida posizione naturale, al centro del golfo omonimo. E proprio per questo l’originario villaggio dei pescatori , fondato dai  greci di Massalia che in quel luogo scambiavano le merci con i nativi Galli e  ritrovo nei primi anni del ‘novecento di moltissimi artisti divenne poi negli anni ‘ 50 del secolo scorso anche capitale delle mode estive del bel mondo.
Saint Tropèz rappresenta dunque un forte richiamo attrattivo per il suo porto in cui abbondano famosi ristorante e caffè e per le rinomate spiagge.

 

martedì 3 maggio 2011

Saint Paul de Vence autentico centro d'arte della Francia.

La  Francia tutta  è un caleidoscopio di paesaggi, cultura, arte ed anche buona cucina,
E’ costellata di chiese romaniche e gotiche, ma  è  anche ricchissima di opere di arte figurativa soprattutto quelle relative al secondo ottocento ed al novecento che ebbero come protagonisti prima gli impressionisti e poi il sommo Pablo Picasso.
Molti sono i luoghi in cui si respira  la vera arte e tra questi oltre la Normandia di cui già abbiamo parlato in un precedente articolo, la Provenza e la Costa azzurra,
Uno di queste preziose testimonianze è rappresentata da Saint Paul de Vence  che ha un  centro storico magnificamente tenuto ed utilizzato come vetrina per numerose gallerie d’arte .ovunque si ritrova un’oasi  in  mezzo al verde della campagna provenzale.
E’ un villaggio particolare perché è interamente  circondato da mura fortificate.
Non si hanno notizie certe sulle origini di questo centro storico, probabilmente sul luogo si trovava un insediamento ligure divenuto poi romano e conosciuto con il nome di San Paolo solo dopo il XII secolo. Dell’antico castello, rimane solo l’alta torre (il Donjon) oggi sede del Municipi.
La Fontana (monumento storico) è stata costruita nel 1.850 e serve come punto d’incontro del villaggio, come lo era anni fa per attori, artisti e personaggi famosi di tutto il mondo. Nella piazzetta subito fuori delle mura, c’è la pista delle “Pétanque” (gioco delle bocce) che risulta essere la pista da bocce più celebre del mondo: tutti i personaggi celebri passati da queste parti, hanno giocato in questa piccola piazza.
La scoperta come località turistica è relativamente recente, intorno al 1930, quando iniziò ad essere frequentata da celebri pittori ed artisti (Mirò, Picasso, Matisse, Chagall,
La Rue Grande termina di fronte al piccolo cimitero dove è sepolto il grande Chagall.
Ha sede in Saint Paul  la fondazione Maeght architettura interamente concepita e finanziata dalla famiglia Maeght per presentare l’arte moderna e contemporanea.

lunedì 2 maggio 2011

L'Appia antica:la regina viarum dell'antica Roma

Roma ospita milioni di visitatori all’anno  e molti di questi, soggiornando nella città alcuni giorni avranno potuto avere l’opportunità di andare a passeggiare sulla via Appia antica.
Quea via  se ci ripotiamo all’epoca romana, può essere considerata una grandissima opera di ingegneria, fondamentale per  i traffici ed i collegamenti dell’antica Roma.
La via Appia Antica, la regina viarum, è per l’esattezza una strada romana che collegava Roma a Brindisi il più importante porto per la Grecia e l’Oriente passando per il Lazio la a Campania e . la Basilicata a le Puglie, toccando Venosa , Gravina .
La sua costruzione si concluse nel 190 a.C ,quando fu completato il suo percorso finale fino al porto di Brindisi.
Come si è già accennato La strada fu costruita con perizia e precisione tanto da essere percorribile con ogni tempo e mezzo grazie alla pavimentazione che la ricopriva che consentiva  il cammino a tutti i mezzi di trasporto dell’epoca.
La strada, costellata di pietre miliari, subì nella storia fasi anche di decadenza per essere poi riscoperta durante il periodo rinascimentale.
Lungo la parte di strada più vicina a Roma  si possono trovare un gran numero di  testimonianze e monumenti che raccontano la storia di Roma: del periodo repubblicano e imperiale,fino a quello rinascimentale e barocco
Tra i più noti  le Terme di Caracalla  la Porta San Sebastiano e le Mura Aureliane, la Tomba di Geta, il Sepolcro di Priscilla, l'area del Circo e del Palazzo imperiale di Massenzio, il grande mausoleo rotondo di Cecilia Metella, la Villa dei Quintili, il grande sepolcro cilindrico, conosciuto come Casal Rotondo; ai primi secoli del Cristianesimo risalgono le catacombe di S. Callisto, di Domitilla (ai margini del perimetro), di S. Sebastiano, di cui è visitabile anche la soprastante Basilica, di Pretestato; medievali, rinascimentali e barocche sono le numerose chiese disseminate lungo il percorso, Santa Maria in Palmis, celebre con il nome del Quo vadis; medievali le torri e le fortificazioni, spesso costruite su ruderi di monumenti romani, come il castello costruito dai Conti di Tuscolo intorno al sepolcro di Cecilia Metella.