Per chi si trovi a Forlì è d’obbligo visitare il suo più importante monumento: l’abbazia di San Mercuriale.
L’edificio ha origini antiche: fu edificato sui resti della pieve intitolata a Santo Stefano, già menzionata nel IV secolo. La Chiesa fu distrutta nel 1173, da un incendio durante uno scontro tra Guelfi e Ghibellini, e riedificata col campanile in stile romanico lombardo nel 1176.
Le fonti agiografiche indicano Mercuriale come il primo vescovo di Forlì, anche se l'unica notizia storica che si ha di lui è che fu presente al concilio di rimini del 359.
La leggenda agiografica gli attribuisce due imprese: l'uccisione di un drago, ragion per cui l'iconografia spesso lo rappresenta proprio in tale atto, e la liberazione di molti forlivesi che i Visigoti stavano deportando in Spagna.
Ma torniamo alla basilica che si trova in piazza Aurelio Saffi.
L’edificio ha origini antiche: fu edificato sui resti della pieve intitolata a Santo Stefano, già menzionata nel IV secolo. La Chiesa fu distrutta nel 1173, da un incendio durante uno scontro tra Guelfi e Ghibellini, e riedificata col campanile in stile romanico lombardo nel 1176.
La facciata è in laterizio e presenta un bel portale gotico. Sulla lunetta spicca uno stupendo altorilievo in marmo veronese: il Sogno e l’adorazione dei Magi. L’opera risale alla prima metà del Duecento; si ritiene che sia dovuta – o che vi abbia messo mano – l'ignoto Maestro che ha scolpito le formelle dei Mesi di Ferrara.
Il campanile che ricorda quello di Pomposa, costruito da mastro Aliotto, s’innalza per oltre 72 metri, è corso da lesene ed è sovrastato da una cuspide conica, probabilmente del Trecento.
Fa parte della Chiesa l’annesso Chiostro quattrocentesco, più volte restaurato.
L'interno mostra una pianta basilicale e tre navate divise da pilastri di laterizio, con pavimento a mosaico veneziano.
L'interno mostra una pianta basilicale e tre navate divise da pilastri di laterizio, con pavimento a mosaico veneziano.
Nel Cinquecento furono aggiunte alcune cappelle laterali. Fra il 1646 e il 1743, l’interno fu deturpato da alcuni interventi infelici ed infine fu restaurato nel 1955.
Molte sono le opere d’arte contenute nella basilica tra cui eccellono quelle di Marco Palmezzano, il pittore forlivese per antonomasia allievo di Melozzo da Forlì e cioè la Madonna col Bambino e i Santi Giovanni evangelista e Caterina e l’Immacolata Concezione con i Santi Agostino, Anselmo e Stefano.
Molte sono le opere d’arte contenute nella basilica tra cui eccellono quelle di Marco Palmezzano, il pittore forlivese per antonomasia allievo di Melozzo da Forlì e cioè la Madonna col Bambino e i Santi Giovanni evangelista e Caterina e l’Immacolata Concezione con i Santi Agostino, Anselmo e Stefano.