mercoledì 31 agosto 2011

San Mercuriale: la basilica simbolo di Forlì

Per chi si trovi a Forlì è d’obbligo visitare il suo più importante monumento: l’abbazia di San Mercuriale.

Le fonti agiografiche indicano Mercuriale come il primo vescovo di Forlì, anche se l'unica notizia storica che si ha di lui è che fu presente al concilio di rimini del 359.

La leggenda agiografica gli attribuisce due imprese: l'uccisione di un drago, ragion per cui l'iconografia spesso lo rappresenta proprio in tale atto, e la liberazione di molti forlivesi che i Visigoti stavano deportando in Spagna.

Ma torniamo alla basilica che si trova in piazza Aurelio Saffi.

L’edificio ha origini antiche: fu edificato sui resti della pieve intitolata a Santo Stefano, già menzionata nel IV secolo. La Chiesa fu distrutta nel 1173, da un incendio  durante uno scontro tra Guelfi e Ghibellini, e riedificata col campanile in stile romanico lombardo nel 1176.

La facciata è in laterizio e presenta un bel portale gotico. Sulla lunetta spicca uno stupendo altorilievo in marmo veronese: il Sogno e l’adorazione dei Magi. L’opera risale alla prima metà del Duecento; si ritiene che sia dovuta – o che vi abbia messo mano – l'ignoto Maestro che ha scolpito le formelle dei Mesi di Ferrara.

Il campanile che ricorda quello di Pomposa, costruito da mastro Aliotto, s’innalza per oltre 72 metri, è corso da lesene ed è sovrastato da una cuspide conica, probabilmente del Trecento.

Fa parte della Chiesa l’annesso Chiostro quattrocentesco, più volte restaurato.
L'interno mostra una pianta basilicale e tre navate divise da pilastri di laterizio, con pavimento a mosaico veneziano.

Nel Cinquecento furono aggiunte alcune cappelle laterali. Fra il 1646 e il 1743, l’interno fu deturpato da alcuni interventi infelici ed infine fu restaurato nel 1955.
Molte sono le opere d’arte contenute nella basilica tra cui eccellono quelle di Marco Palmezzano, il pittore forlivese per antonomasia allievo di Melozzo da Forlì e cioè la Madonna col Bambino e i Santi Giovanni evangelista e Caterina  e l’Immacolata Concezione con i Santi Agostino, Anselmo e Stefano.

lunedì 29 agosto 2011

La Madonna dei monti Lussari punto d'incontro delle culture italiana, austriaca e slovena.

Nei pressi di Tarvisio vi è il monte Lussari, un’importante cima delle Alpi Giulie ove vi è un convento sorto nel XVI secolo.
Si raggiunge dalla frazione di Camporosso, ad 805 m s.l.m.  mediante parte una moderna telecabina, che con una lunghezza di 3.070 m ed una portata di 1.880 persone/ora porta in poco più di 11 minuti a quota 1.760, ai piedi del borgo abitato ed all’inizio delle pista da sci.
Dalla cima si gode uno stupendo panorama  sulla conca del tarvisiano e sulle alture circostanti, quali i gruppi del Mangart e del Jof di Montasio.
La notorietà del monte Lussari è dovuta soprattutto al santuario mariano che è situato proprio sul luogo ove fu trovata una prima cappella ove era custodita una statuetta della Madonna con il Bambino.
L’attuale chiesa risale invece al 1500 ed al 1600. Nel corso dei secoli ha subito alcuni danneggiamenti: nel 1807 venne colpita da un fulmine e nel 1915 venne colpita da una bomba, ma venne sempre ricostruita. Nell’anno 2000, in occasione del Giubileo, la chiesa è stata completamente ristrutturata e rinnovata.
La chiesa è chiamata anche “dei tre popoli”, in quanto è luogo di pellegrinaggio per le genti di tutte e tre le nazionalità confinanti: austriaci, italiani e sloveni. che vedono nella Madonna con il bambino  la donna della pace e della fratellanza.






venerdì 26 agosto 2011

Lubiana confluenza di culture e stili diversi.

Da Tarvisio in poco tempo di raggiunge la Slovenia che, dopo la caduta del muro di Berlino, è stata la prima regjone balcanica a divebtare autonoma ed a fare ingresso nel’Unione Europea.
La sua capitale , come è noto, è Lubiana che dista da Tarvisio circa 100 Km.
E’ una città interessante e soprattutto peculiare poiché rappresenta la sintesi di stili diversi come quelli barocco e liberty.
Infatti, nonostante la comparsa di grandi edifici, soprattutto nei dintorni della città, Lubiana mantiene intatto il suo centro storico, dove si mescolano lo stile architettonico Art nouveau e quello fortemente influenzato dalle città di Graz e Salisburgo.
Non mancano anche stili diversi come  quelli contraddistinti dall’architettura Joze Plecnik.
La città vecchia, costituita da due quartieri è sovrastata dal castello  dalla cui collina si ammira il fiume Liubianika.
Il castello di Lubiana domina la collina che sovrasta il fiume Liubianika. Oltre al castello  del XII secolo,raggiungibile con una ripidissima funicolare e che fu la residenza dei margravi poi duchi della Carinzia, le principali opere architettoniche della città sono la Cattedrale si San Nicola, la chiesa di San Pietrom,la Chiesa francescana dell'Annunciazione, c il Triplo Ponte e il Ponte dei Draghi.
Non lontano dai tre ponti ,nella zona lungo il fiume,si trova inoltre il mercato che è un vivace centro d’incontro.
Lubiana è  anche una città a dimensione umana , luogo di interesse anche di tanti giovani che a ogni ora del giorno e della sera affollano piccoli ristoranti e caffè.

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lunedì 22 agosto 2011

L'incantevole valle del Gail

Appena si lascia San Candido e si attraversa la frontiera per l’Austria si entra nella valle del Gail, una valle situata appunto tra il Tirolo orientale e la Carinzia.

Prende il nome dal fiume Gail, affluemte della Drava, che la attraversa interamente in -direzione ovest –est tra Obertilliach a Villach.
Nella Bassa valle della Gail una cospicua minoranza della popolazione parla dialetti sloveni.
Sempre nella Bassa valle della Gail un'alta percentuale della popolazione di lingua tedesca (più del 20% in entrambi i distretti in cui è suddivisa) è di confessione cristiana evangelica seguito dell’editto di tolleranza emanato nel 1782 dall’imperatore Giuseppe II d’Asburgo.
La valle che è ripartita amministrativamente tra Lienz, Hermagor e Villach è costellata di stupende chiese, suggestive con i loro campanili  che sovrastano il meraviglioso paesaggio.
Tra queste assume grande importanza  il santuario della Madonna di Maria di Luggau meta,alla fine di Settembre, di pellegrinaggi da Sappada, Sauris e Comelico.
In passato la valle della Gail era una zona essenzialmente agricola, altre attività svolte erano l'allevamento di cavalli e l’alpeggio e l’alpeggio.

 Oggi la valle vive tuttavia  principalmente di turismo.

Le principali i attrazioni sono il comprensorio sciistico di Pramollo, l'alta via Carnica ed il lago di Presseger incastonato nel secondo canneto più grande dell’Austria.

mercoledì 17 agosto 2011

Costalta nel Comelico

La valle del Comelico che confina da un lato con l’alto Adige dall’altro con Sappada ha catteristiche peculiarii paesaggistiche, sociali e culturali.
Si parla lingua ladina,e  la sua amministrazione è  vincolata alle cosiddette “Regole di comunione familiare” del Comelico  che sono la testimonianza del forte legame tra la comunità locale e il proprio territorio che si tramanda da oltre un millennio.
Le famiglie in base alla regola trasferiscono  di padre in figlio le proprietà comuni di boschi e pascoli insieme ai diritti di appartenenza alla Regola di comunione familiare e al costante impegno per conservare e migliorare il patrimonio ambientale.
I beni silvo - pastorali, amministrati attraverso norme approvate democraticamente dall’assemblea dei regolieri e contenute in antichi codici rurali detti “Laudi – Statuti”, rappresentano da sempre la principale fonte di sostentamento della popolazione locale.

Un paese molto caratteristico è Costalta
Adagiata su un verde pendio punteggiato di tabià (fienili), Costalta ha conservato un aspetto caratteristico, di case e rustici in legno costruiti con la tecnica del blockbau e risalenti prevalentemente all'Ottocento.
La valorizzazione di questo patrimonio architettonico è incentivata mediante l’organizzazione di una manifestazione che a partire dall'estate 2000, per circa un decennio, si propone di realizzare 30 sculture in legno (tre ogni anno) da esporre presso le 30 case di legno di Costalta in una sorta di vero e proprio "museo all'aperto.
Il profondo affetto degli abitanti per le proprie tradizioni è testimoniato anche dalla cura nel mantenere il proprio patrimonio linguistico attraverso rappresentazioni teatrali e musicali in ladino.
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domenica 14 agosto 2011

La pieve matrice di San Pietro in Carnia

A Zuglio, non distante da Arta terme, la città cara a Carducci, si trova, inserita in un interessantissimo itinerario culturale la pieve matrice di San Pietro in Carnia.
La storia di questa chiesa è collegata alla vicissitudini di Zuglio, l'antica Iulium Carnicum, la città romana più settentrionale d’Italia, situata in prossimità della grande arteria stradale che da Aquileia portava ad Aguntum, centro del Norico meridionale (attuale Austria).
Questo centro alpino fu raggiunto ben presto dalle correnti evangelizzatrici partite da Aquileia, la più importante sede di vita cristiana della provincia Venetia et Histria
Tra il IV e V secolo nella parte meridionale dell’abitato furono erette due basiliche paleocristiane di cui è rimasta soltanto la pieve di San Pietro,
La chiesa nacque  gotica con un’unica navata e tre altari; sul lato destro del presbiterio venne conservata la sagrestia precedente.
Costruita nelle sue forme attuali intorno al 1312 in posizione più sicura dalle numerose incursioni barbariche, la Pieve di San Pietro è considerata "matrice" poiché fu uno dei primi centri di diffusione del Cristianesimo in Carnia.
A partire dalla fine del XV secolo, e fino ai primi anni del Cinquecento, si pose mano a importanti rimaneggiamenti tra cui l’aggiunta di una navata a meridione, progettata secondo i canoni gotici della precedente, sostituendo la parete imprigionata con due colonne in tufo
Nella chiesa così sistemata trovarono posto quattro altari e un battistero.
Importanti opere d’arte sono conservate in questa Pieve e tra le opere conservate nella Pieve va segnalata la tela della scuola del Pordenone  rappresentante la conversione di San Paolo
L’organo, di stile barocco, ha sostituito il precedente del 1500 ed è stato recentemente restaurato.
Interessante è pure la tela rappresentante La consegna delle chiavi a San Pietro di Francesco Pellizzotti (1791), come pure la statua di San Pietro, di artista tedesco del XV secolo, è una delle poche opere salvate dalla razzia dei ladri nel 1981.
Va segnalato il Cristo ligneo del 1550, situato nell’architrave dell’arco principale come pure l’ancona lignea di Sant’Antonio Abate (1550), in stile rinascimentale, è racchiusa in due incorni-ciature barocche; viene attribuita a Gian Domenico Dall’Occhio di San Vito al Tagliamento.
Dietro all’altare sono visibili le finestrelle e le sinopie della parete.
Il battistero è formato da una coppa in pietra rossa, opera di artista ignoto del 1659, e da un tabernacolo ligneo.

lunedì 8 agosto 2011

San Lorenzo in Lucina ed il Cristo di Guido Reni

A Roma non lontano da  Piazza del Parlamento, quindi nel cuore della città è locata la celebre chiesa di S. Lorenzo in Lucina.
Una chiesa complessa per formazione storica ed artistica.
L’area è anzitutto di primaria importanza dal punto di vista archeologico. Qui sorgeva nel periodo augusteo un “quartiere”, con un’insula ,di cui oggi- visitando la parte sotterranea della Basilica attuale, si possono vedere i resti..
Sotto la Chiesa,quindi, esiste tutta un’area archeologica che permette di ricostruire le ‘fasi’ edificatorie e le vicissitudini storiche della stessa, dalla quale comincerò per fornire l’idea di come il passato ci continui a ‘parlare’ attraverso le testimonianze che tornano alla luce.
La basilica di San Lorenzo in Lucina sorse nel IV, sulla residenza dell'omonima matrona romana, dove permise ai primi cristiani convertiti dal paganesimo di incontrarsi per pregare. La domus fu consacrata poi a luogo di culto ufficiale nell'anno 440 da papa Sisto III, per essere poi ricostruita sottopapa Pasquale III fino al completamento nel 1130. La facciata della chiesa presenta un  ampio portico, decorato da sei colonne in granito, con capitelli e basi, sormontate da un architrave realizzata da un enorme colonna antica scanalata. Alla sua destra, in posizione arretrata, s'innalza un campanile romanico a cinque ordini. Nella parte centrale della facciata, sotto il timpano triangolare vi sono al centro il rosone e, ai suoi lati, due finestre rettangolari barocche.
La basilica, che originariamente si presentava nel suo interno a tre navate, oggi è a navata unica unica con quattro cappelle per lato che conducono all'altare maggiore su cui vi è la meravigliosa  tela del Crocifisso di Guido Reni   stupefacente per la sua drammatica veridicità e colpisce il visitatore sin dall’entrata nella chiesa.




martedì 2 agosto 2011

Arquà Petrarca perla dei Colli Euganei

"Fuggo la città come ergastolo e scelgo di abitare in un solitario piccolo villaggio, in una graziosa casetta, circondata da un uliveto e da una vigna, dove trascorro i giorni pienamente tranquillo, lontano dai tumulti, dai rumori, dalle faccende, leggendo continuamente e scrivendo"

Questo declamava Francesco Petrarca quando si rifugiò ad Arquà ove passò gli ultimi anni della sua vita fino alla morte.

Ed ancora:
Vasti boschi di castagni, noci, faggi, frassini, roveri coprivano i pendii di Arquà, ma erano soprattutto la vite, l’olivo e il mandorlo che contribuivano a creare il suggestivo e tipico paesaggio arquatense».

Si parla di Arquà non lontana da Monselice nel Veneto e per la precisione nella provincia di Padova

Un borgo medioevale, da un fascino immutato nel tempo, considerato la perla dei Colli Euganei.
Il paese abitato fin dai tempi romani, acquistò importanza dopo che Francesco Petrarca, sommo poeta della lingua italiana, desiderò trascorrere gli ultimi anni della sua vita nella caratteristica serena quiete del luogo. Il paese ne conserva la casa e la tomba con le spoglie.
Si può dire che viva nella memoria del poeta  e cià favorì nei secoli successivi il sorgere di case e ville di molte famiglie venete, che costituiscono oggi un  vero patrimonio artistico ed architettonico
Arquà petrarca conserva alcuni importanti edifici dei secoli XIV e XV,
Oltre alla tomba  del poeta in marmo rosso, collocato sulla piazza del paese, va ricordata la chiesa arcipretale di S. Maria, di poco posteriore all'anno Mille, ampliata e impreziosita da un complesso pittorico dal gusto bizantino fino all'inlusso di Giotto: di particolare interesse è la tela di Palma il Giovane, "L'Ascensione".

Non meno interessanti sono la casa del Petrarca e l’oratorio della Trinità  del secolo XII ed ampliato nel secolo  XIV.