lunedì 28 febbraio 2011

Il lago d’Orta e la basilica romanica di San Giulio.


Si parla sempre dei laghi di Garda, Maggiore, Iseo e Como e molto meno del lago d’Orta.
A torto infatti questo lago non è decantato quanto gli altri.
Il lago si trova in Piemonte e nella sua sponda orientale si trova l’omonimo paese.
Il nucleo principale dell'abitato sorge in riva al lago di fronte all'Isola di San Giulio ed è caratterizzato da viuzze strette molto pittoresche: la principale corre parallela alla riva del lago e si interseca con alcune ripide viette che si allontanano dal lago portando verso il Sacro Monte.
Al centro del paese si trova Piazza Motta, vero e proprio salotto affacciato sul lago, dalla quale partono le imbarcazioni dirette all'Isola di San Giulio. La piazza è circondata su tre lati da edifici ben proporzionati allo spazio, per buona parte porticati. Sul lato nord si trova il broletto o Palazzo della Comunità della Riviera di San Giulio, risalente al 1582, costituito da un portico al piano terra, usato per il mercato, ed una sala riunioni al primo piano;
Assai suggestiva è la parrocchiale di Santa Maria Assunta, costruita nel 1485 e ricostruita nella seconda metà del XVIII secolo
Fa parte del comune di Orta San Giulio l'unica isola del Lago d'Orta,San Giulio che dista circa 400 metri dalla riva. La Basilica , fondata dal santo nel 390 d. C., è un gioiello del'arte romanica.
Questi luoghi furono evangelizzati da San Giulio che giunse in quei luoghi insieme al fratello Giuliano.
Nell’anno 800 venne costruita una nuova chiesa, che nel secolo X divenne Chiesa metropolitana della Riviera, il cuore religioso di quel piccolo regno indipendente che caratterizza la storia di tutti i borghi del lago d'Orta. Diversi rimaneggiamenti interessarono la Basilica nel corso dei secoli. La parte più antica è l’abside, mentre le navate vennero costruite nei secoli X e XI.
L’interno è a tre navate e conserva affreschi di varie epoche, in parte ricoperti: i più antichi risalgono al XIV sec. Affreschi e dipinti di epoche successive si affiancano come in un convivio sacro di Santi, Madonne e scene della vita del Cristo.
Dal punto di vista artistico è sicuramente l'ambone dell’inizio sec. XII il tesoro maggiore conservato nella Basilica di San Giulio, capolavoro di scultura romanica.
All’interno della Basilica di San Giulio sono due i tesori conservati: nella cripta sottostante l’altare maggiore si trova l’urna che contiene le spoglie di San Giulio.

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sabato 26 febbraio 2011

Aquileia :sintesi mirabile di archeologia romana e paleocristiana


Aquileia rappresenta insieme a Cividale una pietra miliare della storia che abbraccia vari secoli dall’epoca augustea al periodo paleo cristiano e a quello medievale,
 Fu fondata dai Romani nel 181 a C all'estremità orientale della pianura veneta, a pochi chilometri dal mare, sulla riva del grande fiume Natisone che a quel tempo scorreva nella zona.
Inizialmente Aquileia ,che aveva all’inizio il semplice ruolo di postazione offensiva per le operazioni militari contro i popoli barbari, acquistò nel tempo una importanza sempre maggiore grazie al commercio e allo sviluppo di un artigianato assai raffinato, fino a divenire una delle più grandi e più ricche città di tutto l'impero.
Durante i secoli successivi la città Aquileia acquisì un volto nuovo e con l'arrivo del Cristianesimo divenne un centro di organizzazione ecclesiastica e quindi anche una delle maggiori sedi vescovili della cristianità.
Il crollo economico e sociale di Aquileia iniziò nell'anno 452 dopo l'assedio e la distruzione della città ad opera di Attila.
Questa è la storia in pillole di Aquileia, a ragione definita la seconda Roma.
Gli elementi più importanti dell'area archeologica di Aquileia sono:
il Foro dove erano situati la basilica forense,le botteghe e i templi dedicati alle divinità.Il porto
il sepolcreto,una necropoli romana, posta fuori dalle mura difensive, caratterizzata da cinque recinti funerari delimitati da appositi muretti.
il Porto fluviale alimentato dalle acque del Natisone, importantissimo all’epoca dal punto di vista commerciale.
Il complesso della Basilica Patriarcale di Aquileia sorge in posizione decentrata rispetto al nucleo principale dell'Aquileia romana ed ha un nucleo dell'edificio costituito dalle due Aule Paleocristiane fatte erigere dal Vescovo Teodoro agli inizi IV secolo e collegate fra loro da un corridoio centrale dove inizialmente si svolgeva il rito del battesimo per immersione.
La Basilica Patriarcale, che in seguito al terremoto del 1348 fu restaurata con interventi di stile gotico presenta una pianta a croce latina con un interno a tre navate e tre absidi riccamente affrescate. Il pavimento musivo perfettamente conservato ha scene dall'antico testamento in cui , a differenza delle catacombe di Roma, è  ancora presente uno stile naturalistico di matrice ellenistica, sebbene già pienamente adeguato alla nuova simbologia cristiana.
I mosaici hanno un valore eccezionale per il loro interesse iconografico.
Dalla Basilica si può accedere alla Cripta degli affreschi, con decorazioni di gusto bizantino, ed alla Cripta degli scavi, dove sono ancora visibili i resti dell'antica Basilica Paleocristiana.
E’ importante ed emozionante  ricordare che Il 26 ottobre 1921 nella Basilica di Aquileia fu scelta la salma del Milite Ignoto, poi trasportata a Roma e deposta nella tomba del complesso monumentale del Vittoriano, a piazza Venezia, il 4 novembre successivo.



martedì 22 febbraio 2011

La penisola sorrentina e la Punta della Campanella

La penisola sorrentina, protesa nel mare tirreno come spartiacque tra il golfo di Napoli e il golfo di Salerno è completamente attraversata dalla catena dei Monti Lattari, sede di un parco regionale, e termina (poco dopo Sant’Agata sui Due Golfi) con punta Campanella, di fronte all'isola di Capri, che ne rappresenta una ideale prosecuzione.
La Punta Campanella,separata dalla Bocca piccola dall'isola di Capri era chiamata dai greci promontorio Ateneo. I greci vi edificarono un tempio alla dea Atena la cui presenza è attestata dai ruderi archeologici tuttora visibili intorno alla torre saracena.
Prima che la penisola sorrentina fosse completamente romanizzato verso la fine del V secolo, i Sanniti riversarono dall’Appennino Centrale verso le coste dell’Italia meridionale e nel IV secolo anche la penisola sorrentina venne occupata. Una conferma è data dall’importante scoperta di un’epigrafe rupestre in lingua osca databile al III-II secolo. 
Oggi sul promontorio sorge la Torre di Minerva, fatta costruire da Roberto d’Angiò nel 1335, e rifatta nel 1566. La torre aveva una funzione di allarme in caso di attacchi di pirati e faceva parte di una serie di torri di avvistamento costruite lungo tutta la penisola sorrentina. Sulla torre veniva fatta suonare una campana in caso di allarme e questo è l'origine del nome di Punta Campanella.
E’ un luogo stupendo e senz’altro uno dei più belli del mondo che lascia incantato ogni visitatore.

domenica 20 febbraio 2011

La statua equestre di Giuseppe Garibaldi al Gianicolo


Non vi è luogo d’Italia da nord a sud d’Italia in cui non vi sia una lapide, una statua od anche un’abitazione che ricordi questo grande padre della Patria.
Ebbene non vi è modo migliore che ricordarlo a 150 anni dall'unità d'Italia, se non parlando della statua equestre di Giuseppe Garibaldi posto sul punto più alto del Gianicolo a Roma.
Il monumento è costituito da una statua in bronzo che raffigura l'eroe in sella alla sua cavalla bianca Marsala. E’ posta su un grande piedistallo di marmo, ai lati dei quali sono scolpite le figure allegoriche dell'Europa e dell'America, oltre ai bassorilievi rievocanti lo sbarco a Marsala, la resistenza di Boiada, la difesa di Roma e il gruppo della libertà.
Il monumento equestre è in bronzo e spicca sull'alto piedistallo di granito adorno di quattro gruppi pure in bronzo, rappresentanti: la difesa di Roma nel 1849, la battaglia di Calatafimi nel 1860, l'America e l'Europa.
Il posizionamento del monumento fu oggetto negli anni anche di diverse interpretazioni di natura politica, essendo stato inaugurato quando ancora le relazioni fra il Regno d’Italia e la Santa Sede erano interrotte. La versione ufficiale dichiarava che l'Eroe volgeva lo sguardo verso il Vaticano. Dopo i Patti del 1929, la statua fu voltata verso il Gianicolo per volere del Vaticano stesso. Una notissima leggenda romana sottolinea come adesso sia piuttosto il cavallo a porgere le terga alla Santa Sede. Il monumento è stato restaurato dal Comune di Roma nel 1990.









venerdì 18 febbraio 2011

Gli affreschi di Sant'Angelo in Formis

L’abbazia di Sant’Angelo in Formis situata nei pressi di Capua è un gioiello dell’architettura romanica Si trova lungo il declivio occidentale del monte Tifata .ed inizialmente l’edificio è indicato come ad arcum Dianae ("presso l'arco di Diana"),

Successivamente ci si riferisce ad esso con le denominazioni ad Formas, Informis o in Formis. L'interpretazione etimologica è controversa: potrebbe rappresentare la vicinanza di un acquedotto ( in latino Forma) od anche l'ipotesi è che derivi dal termine latino forma ("acquedotto"), e che stia ad indicare la vicinanza di un condotto o di una falda; mentre dall’altra il termine si considera derivato dalla parola informis cioè “senza forma", e quindi "spirituale").

La basilica la cui prima costruzione si può far risalire all’epoca longobarda, sulla base dell'ampia diffusione del culto dell'arcangelo Michele presso i Longobardi alla fine del VI secolo.fu ricostruita dall’abate Desiderio di Montecassino (1072-1087) con il pieno rispetto degli elementi architettonici di origine pagana.

La facciata è preceduta da un porticato a cinque arcate e a destra si trova il campanile il cui basamento è costruito con blocchi di reimpiego, disposti in modo regolare e vi è inserito Si è pervasi subito da un forte misticismo ispirato dalla visione delle straordinarie pitture bizantino campane all’interno della basilica, rappresentativi di uno dei più completi cicli narrativi del XI secolo.

Ci troviamo di fronte ad una lettura visiva di brani del Vecchio testamento e del Nuovo per tutti coloro che non sapendo leggere, non avevano altro modo di accedere alle sacre scritture.

Nell’abside centrale è rappresentato con chiara iconografia bizantina Cristo benedicente tra i simboli dei quattro evangelisti e nel registro inferiore Desiderio che offre la nuova Basilica, San Benedetto e gli Arcangeli Raffaele, Gabriele e Michele.Nella controfacciata è affrescato il giudizio universale che dà una immagine completa di un Medioevo mistico e fantastico.

lunedì 14 febbraio 2011

La cattedrale di Chartres: una bibbia parlante

Le cattedrali gotiche sono dei veri e propri libri di pietra, per tramandare straordinarie conoscenze che solo poche persone iniziate a simboli ed a codici particolari, avrebbero potuto comprendere. 
Furono costruite improvvisamente in Europa, intorno al 1128 (cattedrale di Sens), proprio dopo il ritorno dei Cavalieri Templari dalla Terrasanta, con una maestria costruttiva tecnica e architettonica completamente diversa dalle precedenti chiese romaniche. Una dopo l'altra, sorsero le cattedrali di Evreux, di Rouen, di Reims, di Amiens, di Bayeux, di Parigi, fino ad arrivare al trionfo della cattedrale di Chartres.
Costruita dai monaci cistercensi, la Cattedrale di Notre Dame a Chartres, un capolavoro dell’architettura gotica presenta un curioso allineamento con la pramide di Cheope e Castel del Monte.
Mirabile è la vetrata di Sant’Apollinare, nel quale esiste un foro attraverso il quale il 21 giugno, a mezzogiorno, un raggio di sole va a colpire una mattonella metallizzata.
Ma ancora più significativo il fatto che la mandorla del rosone occidentale, rappresentante la Vergine, ad agosto sia attraversata da un raggio di sole che va a proiettarsi sulla rosa posta al centro del labirinto che è in questa cattedrale, come nelle altre cattedrali francesi chiamate a rappresentare la costellazione della Vergine.
Oggi il fenomeno si verifica verso il 20 del mese ma si è calcolato che in origine il tutto accadeva il 15 d’agosto, il giorno dedicato alla Madonna. L’attuale scarto è dovuto al progredire del moto precessionale dal Medioevo ad oggi.
Un grande simbolo di Chartres è il labirinto, che è una figura geometrica del XII secolo, circolare inscritta in larghezza sul pavimento della navata centrale. Rappresenta un percorso continuo lungo 261,5 m che va dall'esterno all'interno del cerchio, con una successione di curve e archi di cerchio concentrici: un vero  cammino simbolico che porta l'uomo dalla terra a Dio e il centro della figura rappresenta appunto la città di Dio.
La cattedrale di Chartres possiede ad oggi le vetrate più importanti risalenti al XIII secolo, che presentano un colore blu inimitabile. Comprese le rosette, le 176 vetrate coprono una superficie di 2600 m². Raffigurano principalmente santi e personaggi biblici: Noè, Giuseppe, il buon samaritano, il figliol prodigo, ma anche episodi della leggenda aurea di Jacopo da Varazze.
Dal tempo della sua costruzione, la cattedrale di Notre-Dame di Chartres è un importante luogo di pellegrinaggio per i cattolici francesi. Questo spiega la grandezza del deambulatorio che permette il passaggio dei fedeli attorno al coro.








































domenica 13 febbraio 2011

San Galgano:splendido esempio di gotico cistercense nel Sanese

Abbazie cistercensi sono disseminate in Francia e in Italia e sono una più bella delle altre,autentiche e fulgide espressioni dell’architettura gotica.
Uno degli esempi più splendenti è l’abbazia di San Galgano costruita a partire dal 1218.
San Galgano,per gli appassionati di agiografia, nacque probabilmente nel 1148 a Chiusdino, ora in provincia di Siena da Guidotto e Dionigia, in una famiglia della nobiltà locale e morì il 30 novembre 1181, giorno della celebrazione liturgica.[
Galgano ebbe una gioventù improntata al disordine e alla lussuria, salvo in seguito convertirsi alla vita religiosa e ritirarsi in un eremitaggio vissuto con la medesima intensità con cui aveva precedentemente praticato ogni genere di dissolutezze.
L’edificio, di cui oggi restano soltanto dei ruderi immersi nella campagna senese, si trova nel pieno senese vicino a Monticiano. La mancanza del tetto in un certo senso ne esalta l’articolazione e l’eleganza architettonica delle linee che si slanciano verso il cielo aperto.
L'edificio è imponente e testimonia, così, la diffusione ed il grande seguito del culto di san Galgano.
L'abbazia raggiunse, nel XIV secolo, una grande potenza, anche grazie alle immunità ed ai privilegi concessi da vari imperatori, tra i quali FedericoII, ed alle munifiche donazioni ricevute; a ciò si aggiunse l'esenzione dalla decima da parte di papa Innocenzo III.
Dopo un periodo di splendore che raggiunse il suo culmine nel Rinascimento, iniziò la lenta decadenza che l’avrebbe ridotta ad un grandioso mistico rudere.
La chiesa primitiva fu eretta sul vicino Monte Siepi intorno alla spada conficcata nella roccia, che , secondo la tradizione, sarebbe appartenuta a San Galgano.

venerdì 11 febbraio 2011

Pont Aven e Gaugain

Non vi è luogo della Bretagna che non meriti adeguata attenzione.
Uno tra questi di grande fascino è Pont Aven,situato alla foce dell’estuario del fiume Avon nel dipartimento del Finistère nella regione bretone.
Pont Aven lega indissolubilmente la sua fama alla storia della pittura dall’impressionismo in poi.
Negli anni dopo il 1870 il villaggio fu luogo di soggiorno di numerosi artisti, specialmente statunitensi, attirati dalle favorevoli condizioni di vita dell'area. Uno di loro, Armand Jobbé-Duval, fondò la corrente del sintetismo.
Il piccolo borgo ha raggiunto tuttavia l'apice della sua popolarità con la nascita della scuola di Pont-Aven, scuola di pittori, tra cui Gauguin, che la frequentò alla fine del XIX sec prima di partire per Tahiti.  E' famoso il dipinto delle lavandaie qui illustrato insieme ad uno scorcio paesaggistico dei Pont Aven.
Chi soggiorni a Pont Aven anche per qualche ora non può trascurare di percorrere la Promenade Xavier Grall, uno dei percorsi lungo il fiume: è un susseguirsi di ponticelli, mulini ad acqua e stupendi scorci.
Il piccolissimo centro storico è disseminato peraltro di negozi di gallette e altri prodotti tipici bretoni, studi di arte dei discendenti della Scuola di Pont-Aven, ristoranti e altri negozi per turisti.

mercoledì 9 febbraio 2011

Le vestigia romane di Torino


Torino, la città sabauda per eccellenza, va ricordata anche per le sue antiche origini che risalgono ad un tempo precedente alla colonizzazione romana, a quando la pianura del Po fu punto di incontro tra le popolazioni Liguri e quelle celtiche.
Le scarse fonti storiche   riportano che la pianura piemontese nell'area ove attualmente sorge Torino era abitata dal popolo dei Taurini.che, secondo gli storici Polibio e Appiano, alleato dei Romani, cercò di sbarrare il passo ald Annibale quando discese in Italia nel 218 a C.
Dell’età romana rimangono a Torino solamente la monumentale Porta Palatina e reperti del teatro romano e delle mura, frammenti della romanità incorporati poi in altri edifici.
Presso l’antico quadrilatero romano, nei pressi del Duomo di San Giovanni, al fondo di Via XX Settembre, riaffiorano spesso cimeli di epoca romana, man mano che proseguono gli scavi in questa parte più antica della città.
 Nucleo centrale è  dunque il perimetro del castrum romano e della seguente colonia di Augusta Taurinorum. Tale perimetro è ancora riconoscibile da alcuni importanti resti della cinta conservatisi fino ad oggi : il decumano maximo corrispondente all'attuale via Garibaldi, in origine via Dora Grossa. collegava la Porta Praetoria,con la Porta Decumana situata all'incrocio tra le attuali vie Garibaldi e della Consolata.
Perpendicolare al decumano era il Cardo maximo che collegava la Porta Principalis sinixtera, conservatasi nelle sue strutture fondamentali Porte Palatine) con la Porta Principalis dextera (detta in seguito Porta Marmorea) sita sull'attuale via Santa Teresa.

domenica 6 febbraio 2011

Sperlonga: storia e paesaggio




Sperlonga è da anni, senza alcun dubbio, uno dei più rinomati centri turistici del litorale laziale.
Il suo paese originario, un piccolo borgo di pescatori, intorno a cui si è sviluppato in modo concentrico l’attuale Sperlonga, ha una storia complessa ed antica e per molti versi incerta.
Secondo alcuni studiosi, infatti, in quell’area ai confini con Fondi vi sarebbe stata la leggendaria Amyclae fondata dagli Spartani e poi successivamente scomparsa.
Sperlonga successivamente fu importante centro di villeggiatura dei Romani che trasformarono le caverne della costa in luoghi di piacere ( da qui il nome di Sperlonga )
La più famosa di tutte fu quella di Tiberio di cui parlano Svetonio e Tacito.
L’abitato attuale segui le vicende di Fondi ai cui feudatari le terre appartennero per molto tempo .Nel 1379 si rifugiò l’antipapa Clemente VII dopo la sconfitta della sua fazione nei pressi di Marino.
Infine Sperlonga fu terra di conquista e razzia di Khayr al-Dīn Barbarossa, detto in ambiente cristiano italico Ariadeno Barbarossa, che divenne dopo il 1533 l'indiscusso ammiraglio) della flotta ottomana.
Nel 1536 dopo una terribile incursione sulle coste tirreniche: sbarchi e saccheggi avvennero a Cetraro e in alcune località del golfo di Napoli. Egli approdò a Sperlonga e messo a ferro e fuoco il territorio circostante e la stessa città, tentò addirittura di rapire Giulia Colonna, giovane e bella vedova di Vespasiano Colonna.
Questa è la stora in pillole di Sperlonga che con la ricostruzione del XVIII e XIX assunse la forma attuale (cosiddetta "a testuggine").
Molte sono le torri di avvistamento e tra queste la "Torre centrale", detta localmente Torre Maggiore, impiantata nel XVI secolo ed ancora la "Torre Truglia", edificata nel 1532 su una precedente torre romana,e situata sulla punta del promontorio su cui sorge il paese.
Dopo la distruzione del Barbarossa venne ricostruita nel 1611 e di nuovo distrutta nel 1613
Non meno interessanti sono le chiese e tra queste Santa Maria di Spelonca è menzionata come esistente già nel 1135. A due navate, con matronei, subì successivamente modifiche e rifacimenti.
Ritornando all’epoca romana appena fuori del paese si trova la Villa di Tiberio appartenuta nel I secolo dC all’imperatore Tiberio
La villa era costituita da diversi edifici disposti su terrazze rivolte verso il mare. La prime strutture sono relative ad una villa di epoca tardo-repubblicana.
Durante la costruzione della strada litoranea tra Terracina e Gaeta nel 1957 venne scoperta una grande quantità di frammenti marmorei, straordinari per la qualità delle sculture e le dimensioni dei blocchi. Le sculture che si rivelarono essere in alcuni casi originali di età ellenistica sono allocate nello stupendo Museo Archeologico realizzato nel 1963.
Questa è in sintesi Sperlonga centro indimenticabile che consente al visitatore, non soltanto una permanenza piacevole, ma anche un tuffo nel passato.

venerdì 4 febbraio 2011

La chiesa di San Saba a Roma:un antichissimo cenobio orientale.

Quando si parla delle chiese romane dell’Aventino, si pensa subito alla chiesa di Santa Sabina e forse si dimentica la chiesa di S. Saba che fu in origine un antichissimo monastero, risalente all'inizio del secolo VIII, che, secondo la tradizione, si insediò in una casa appartenuta alla famiglia materna di papa Gregorio Magno, a sua volta costruita su un preesistente edificio romano, probabilmente la caserma della IV Coorte dei Vigili.
Il monastero venne istituito da monaci greci basiliani che al loro cenobio dettero il nome di Cella Nova, in ricordo del larum novum, un monastero di Gerusalemme anch'esso dedicato a S. Saba, abate di Palestina, morto nel 532 e seguace della tradizione monatica di Sant'Antonio Abate.
Si trattava di monaci orientali, provenienti dalla comunità fondata a Gerusalemme da san Saba e in fuga dalla Palestina travagliata da guerre, stragi e dall'espansione islamica: preso possesso del sito, vi istituirono un monastero che acquisì rapidamente fama e prestigio.
Nel X secolo il monastero probabilmente fu abitato da monaci benedettini, i quali avrebbero costruito la prima chiesa al di sopra dell'oratorio, che passò invece ad accogliere le sepolture dei monaci. Il monastero non subì successivamente sostanziali trasformazioni fino al momento della ricostruzione romanica avvenuta intorno al 1145, quando il monastero fu concesso ai monaci di Cluny da papa Lucio II.
Agli inizi del secolo successivo il complesso fu affidato ai Cistercensi, quindi ai Canonici Regolari ed infine al Collegio germanico ungarico retto dai Gesuiti, ai quali tuttora è affidata la parrocchia.
L'accesso avviene attraverso un bellissimo protiro posto in cima ad una gradinata.
L'interno della chiesa è a tre navate, divise da 24 colonne appartenenti ad edifici pagani, e concluse da tre absidi; la navata centrale, che risulta essere il doppio di quelle laterali, è illuminata da una serie di otto finestre che si aprono su entrambi i lati. Nell'abside vi sono, oltre alla sedia episcopale, ornata da un grande disco con mosaici cosmateschi, anche il ciborio, sorretto da quattro colonne in marmo nero venato di bianco, e gli splendidi affreschi del 1575. Esiste, inoltre, una sorta di quarta navata sul lato sinistro sulle cui pareti sono ancora visibili gli affreschi del secolo XIII.

martedì 1 febbraio 2011

Etrétat e le sue incantevoli falesie


Etretat nell’alta Normandia è una piccola città di pescatori, affacciata su una spiaggia di ciottoli levigati e sovrastata da alte e bianche scogliere. Sono soprattutto le sue due falesie, la Falaise d’Amont e la Falaise d’Avel, che valgono un viaggio in questa parte della Normandia.
Sulla sommità della prima, che si raggiunge salendo lungo un ripido sentiero, si trova la Cappella di Notre Dame de la Garde, un monumento e un museo dedicati ai primi aviatori che l’8 maggio del 1927 tentarono di attraversare l’Oceano Atlantico del nord a bordo del White bird.
La seconda Falesia si raggiunge da una scalinata che porta ad uno stupendo belvedere che guarda sulle falesie e l’oceano. Sulla Falaise d’Avel si appoggia lo straordinario arco roccioso di Manneporte, dietro al quale si erge l’Aiguille, uno scoglio a forma di obelisco alto 70 metri.
Queste scogliere, insieme alle spiagge frequentate da villeggianti, hanno attratto molti artisti, tra cui i pittori Eugene Boudin, Gustave Courbet e Claude Monet che le hanno immortalate, ma anche scrittori come Maurice Leblanc, che vi ha ambientato un racconto del suo personaggio più famoso, Arsenio Lupin, Gustave Flaubert e Guy de Maupassant.
La notorietà di questo originario villaggio dei pescatori si deve soprattutto a Claude Monet, pittore impressi.onista francese che immortala l’incantevole panorama con le falesie nei suoi dipinti.