domenica 30 gennaio 2011

Il Vignola a Roma: il tempietto di Sant'Andrea


Jacopo Barozzi, detto il Vignola,uno dei più grandi architetti del ‘500, ha lasciato opere indimenticabili e tra questi va annoverati il tempietto di San’Andrea situato a Roma a metà strada tra Piazza del Popolo e Ponte Milvio.
Papa Giulio III la fece erigere verso il 1533 all'interno del complesso della sua villa suburbana villa Giulia, per ricordo della sua fuga da Roma. Durante il sacco di Roma dei lanzichenecchi di Carlo V, quando era ancora cardinale, era uno degli ostaggi ed era probabilmente destinato ad essere giustiziato.
Riuscì a fuggire dalla città il 30 novembre, giorno dedicato dalla chiesa all'apostolo Andrea, fratello di Pietro.
La chiesetta è a pianta centrale con cupola ellittica con un finestrone di tipo termale nelle lunette laterali. Nella sua costruzione fu impiegata la "pietra serena" la pietra grigia di tante chiese fiorentine, invece del classico travertino. Le forme architettoniche si ispirerebbero al sottostante Mausoleo antico.
La chiesa che ha una concezione spaziale classicista, è uno degli edifici romani più armoniosi. Sembra ispirarsi al Bramante e dal punto di vista architettonico, malgrado le sue minute dimensioni, rappresenta un'importante testimonianza della sintesi tra cultura umanistica, con le chiese a pianta centrale, e gli esempi degli edifici di culto a pianta longitudinale, propri della Controriforma, dalla seconda metà del Cinquecento in poi.

venerdì 28 gennaio 2011

L'abbazia di Monteoliveto Maggiore:gli affreschi del Sodoma e di Luca Signorelli

In territorio senese su una collina si erge maestosa l’abbazia di Monteoliveto,che rappresenta il polo dell’ordine olivetano, che iniziato nel 1320, fu approvato con bolla pontificia nel 1344.
Il fondatore di questo ordine fu Bernardo Tolomei a cui si deve anche l’inizio della costruzione di questa abbazia che si trova in una zona isolata, tra boschi con terreni coltivati a vigneti ed ulivi.
Il complesso del monastero non si distingue tuttavia per la sua chiesa ma soprattutto per i suoi tre chiostri. Tra questi il più importante è quello maggiore sulle cui pareti sono visibili stupendi affreschi di Luca Signorelli e del Sodoma che narrano la vita di San Benedetto.
Luca Signorelli che, nel 1497, dipinse tutta la parete d’ingresso e a Giovanni Antonio Bazzi detto "il Sodoma" che completò le altre tre pareti nel brevissimo tempo di tre anni a partire dal 1505: anno in cui al Signorelli fu commissionato di dipingere il Duomo di Orvieto.
Due artisti completamente diversi nel carattere e nelle opere; il Signorelli, dal carattere pacato, distaccato come i grandi pittori dell’epoca; eccentrico, lunatico, vendicativo e dispettoso il Sodoma; diversità queste che si confrontano negli affreschi dell’Abbazia di Monteoliveto dove l’impronta di austerità del Signorelli quasi è di contrasto con la vitalità e la vivacità che Sodoma seppe imprimere alla sua pittura.
Nell’ammirare gli affreschi che narrano la storia di S. Benedetto che da giovane parte, a cavallo, da Norcia alla volta di Roma, si rimane colpiti dalla personalità del Sodoma, un personaggio non molto facile, abbastanza eccentrico che si dipinge sempre in primo piano mettendo addirittura S. Benedetto di lato; un personaggio speciale, ma anche divertente tanto da dipingere qua e là dei particolari curiosi frutto di certe litigate tra lui e l’Abate che gli aveva commissionato il lavoro.
Per esempio in un affresco il Sodoma ha dipinto un cavallo senza le zampe anteriori; è questo uno dei primi dispetti che l’insigne pittore decise di fare all’Abate per divergenza di opinioni; poi fecero la pace ma, intanto, il dispetto rimase immortalato; proseguendo nell’ammirare gli affreschi se ne incontrano altri a testimonianza di scontri più o meno rilevanti tra i due.
Negli affreschi che esaltano la vita e i miracoli di S. Benedetto emerge molto spesso la tentazione che mette a dura prova sia la tenacia del Santo sia degli altri personaggi raffigurati come ad esempio nel dipinto in cui S. Benedetto prende l’abito religioso e lo si vede – da eremita – davanti alla grotta dove abiterà solitario in preghiera.
Altri ambienti conservano la suggestiva presenza dell’arte nei secoli passati: in particolare il refettorio e la biblioteca a tre navate edificata su disegno da Giovanni da Verona.
NB
Il primo dall'alto è del Sodoma, mentre il secondo è di Luca  Signorelli.

mercoledì 26 gennaio 2011

Le edicole sacre a Napoli


Roma, Genova, Napoli, Palermo ed altre ancora sono città d’Italia ricche di edicole votive cioè di strutture architettoniche relativamente di piccole dimensioni, con la funzione pratica di ospitare e proteggere l'elemento che vi è collocato.
Il termine deriva dal latino aedicula, diminutivo di aedes ("tempio") e dunque con il significato originario di "tempietto". In origine si trattava di un tempietto in miniatura, che ospitava la statua o la raffigurazione di una divinità.
Se si fa un raffronto, esse hanno caratteristiche peculiari diverse da città a città.
A Palermo sono poste nei crocevia. Sbucano dai vicoli, dagli angoli delle strade, dalle entrate storiche dei palazzi, ricordando l'anima pagana della città. A Roma fanno bella mostra sugli angoli delle strade o all'interno dei palazzi. A Genova, nel 1846 ne parlava Charles Dickens, in "Pictures from Italy". In ardesia dipinta, in marmo o in semplice stucco, gli altarini si affacciano agli angoli degli antichi vicoli medievali, in genovese "carrugi".
Particolarmente interessanti ed originali sono quelle napoletane di cui le prime immagini apparvero a protezione di case e botteghe e, come nelle domus romane, davanti all'immagine ardeva una fiammella in una lampada votiva. Passeggiando tra decumani e centro storico, spesso s'incontrano piccoli altarini, tabernacoli, colorate bacheche, con figure di Santi e Madonne,espressione dell'arte povera e della religiosità popolare. Alcuni sono finemente curati con fiori, lampade; altri abbandonati e anneriti dal tempo e dal fumo dei cassonetti dei rifiuti incendiati. Ognuno di questi tempietti ha una sua storia.
Tra queste è giusto ricordare la piccola cappella di Sant'Antonio a Mergellina, dove ogni anno si svolge la processione che partendo dal Santuario di Posillipo, raggiunge il pontile dei pescatori. Il tabernacolo di Porta San Gennaro con affreschi di Mattia Preti.
Tra le più antiche sono da ricordare ancora le due edicole dirimpettaie dedicate al patrono di Napoli, su Via Ponte della Maddalena, su progetto di Ferdinando Sanfelice.
Stupendi sono infine il Crocifisso al centro di Piazzetta Orefici e l'altro sulle rampe di San Giovanni Maggiore.




domenica 23 gennaio 2011

Istanbul:una città indimenticabile!



Istanbul è una città unica al mondo:il suo paesaggio incantevole di una metropoli che si dispiega in Europa ed Asia mediante il ponte che collega sul Bosforo l’Europa all’Asia, la ricchezza di chiese bizantine e di moschee, la policromia della città sono tutti elementi che rendono Istanbul peculiare e rappresentativa di un complesso di culture.
Ad Istanbul di moschee ce ne sono di qualsiasi dimensione e fattura e tutta la città, nelle ore di preghiera è pervasa dalla ripetuta invocazione del muezzin.
La più imponente e famosa moschea di Istanbul è la “Sultan Ahmet Camii”costruita tra il 1609 e il 1616 e, conosciuta con il nome di moschea Blu per la caratteristica delle maioliche d’azzurro intenso al suo interno.
La “Suleymaniye Camii” porta invece il nome del sultano Solimano, detto “il magnifico” e svetta imponente sul colle del centrale quartiere di Beyazit.
Il luogo di culto è circondato da un ampio piazzale, quasi interamente cinto da mura, nelle cui vicinanze si allineano vari edifici che erano d’aiuto alla comunità, come ospizi, ospedali e scuole.
Caratteristiche non sono soltanto le moschee, i musei ed il fascino  dell’Orient Express ma anche i suoi mercati che si snodano lungo la città.
Il grand bazar di Istanbul è uno dei più antichi e grandi mercati coperti del mondo, una vera e propria caverna dei tesori, come quella di Aladino. E’ fatto di stradine strapiene di chioschi dove sono in vendita tappeti, copriletto, stoffe, manifatture in pelle, abbigliamento, souvenir, narghilè, souvenir, ceramiche fatte a mano ecc.
Un altro mercato dove vale la pena andare è il mercato egiziano di Istanbul, che rappresenta il mercato delle spezie di Istanbul e il luogo migliore per acquistare tè, spezie, frutta secca, noci e semi, e lokum (il tipico dolce turco)
Un’altra cosa da fare è una gita in barca sul Bosforo. Durante la passeggiata avrete modo di ammirare interessanti palazzi, forti, tradizionali case ottomane in legno, nonché l’enorme Ponte sul Bosforo principale e il Ponte Fatih Sultan Mehmet, entrambi vie di collegamento tra i due continenti, a cavallo di questa maestosa città.






giovedì 20 gennaio 2011

Central Park a New York

Non si può parlare di New York senza soffermarsi su Central Park, il grande polmone verde della metropoli americana.
Si tratta di un grande parco locato nel distretto di Manhattan e per l’esattezza in Uptown al centro tra i due quartieri residenziali. Upper West Side e Upper East side i quali prendono il nome dalla loro posizione rispetto al parco.
Ma che cosa ha di importante questa oasi di verde per gli abitanti di Manhattan che abitano nei grattacieli circostanti?
Ed ancora, cosa ha di diverso rispetto ad altri parchi delle maggiori capitali del mondo?
E’ veramente differente dagli altri perché fu progettato da Frederick Law Olmsted ed aperto nel 1856 con l’intento di di creare un ambiente di divertimento ed al tempo stesso razionale, ovvero in grado di influenzare un certo comportamento promuovendo la comunicazione e la partecipazione alla comune vita civile.
L’inserimento nel parco inoltre di vie di comunicazione che collegano varie parti della città costituisce un’originale novità. E sono pensate ove possibile ad un livello più basso dell’area verde in modo da non essere visibili e non alterare la percezione continua degli scenari naturali.
Vi è dunque una visione del verde pubblico urbano in cui sono considerati i vari aspetti estetici, igienico sanitari ed economici che incidono ovviamente sui costi delle circostanti zone edificabili.
Per tali ragioni Central Park non è affatto avulso dal contesto urbano, ma al contrario ne è pienamente inserito ed integrato nel sistema complessivo , rappresentando così un modo nuovo di filosofia del paesaggio. Al suo interno attualmente si trovano diversi laghi artificiali, estesi sentieri, due piste da pattinaggio sempre artificiali, parchi giochi per bambini, prati utilizzati per numerosi sport. Il parco è un'oasi per gli uccelli migratori ed è quindi popolare fra i birdwatcher. La strada lunga 9,7 km che circonda il parco è frequentata da ciclisti, persone che fanno jogging e pattinatori a rotelle, specialmente nei fine settimana quando è vietato il transito alle auto.



martedì 18 gennaio 2011

L'Isola di St Louis a Parigi

Una delle caratteristiche salienti di Parigi è l’ile de la citè ove è situata la celeberrima cattedrale di Notre Dame.
Molto di meno si parla dell’ile di St Louis che è la più piccola tra le isole naturali della città e che si trova  a pochi passi da Notre Dame, collegata all’isola gemella tramite il ponte di St Louis
In origine le due isole di Parigi erano unite tra loro. Nel XIV secolo il re Carlo V volle aprire un canale artificiale (rue Poulletier) per separare la zona edificata dell'isola da quella abbandonata, al fine di rinforzare le mura difensive del palazzo reale.
I due isolotti presero il nome di Ile Notre-Dame (attuale Ile de la Cité) e Ile aux Vaches (attuale Ile St.Louis).
Nel XVII secolo, per volere del re Luigi XIII, la zona abbandonata dell'isola Ile aux Vaches fu urbanizzata con eleganti edifici in stile settecentesco.
Nel 1726 l'isola prese il nome attuale di Ile St.Louis. Alcuni edifici storici dell'isola, come l'Hotel Lambert, sono attualmente delle residenze private. Una passeggiata lungo le sue tranquille strade permette di respirare e vivere la vecchia atmosfera di fine settecento.
E’ un luogo amenno che colpisce il visitatore per il suo fascino ed ove è situata La Chiesa di Saint-Louis-en-l'Île. La chiesa fu progettata dall'architetto di corte Louis Le Vau, che visse sull'isola.Fu iniziata nel 1664 e fu terminata e consacrata nel 1732.
 Nell'interno barocco si trova la  spada di San Luigi con la spada dei crociati.

sabato 15 gennaio 2011

Parigi e la Statua della libertà

Quando si pensa alla Statua della Libertà , il pensiero corre inevitabilmente a New York, alla sua isola piena di emigranti in cerca del sogno americano. Infatti proprio lì svetta all'entrata del porto sul fiume Hudson, sulla rocciosa Liberty Island il monumento simbolo della metropoli americana e degli interi Stati Uniti d’America. Questa possente statua, alta 93 m e raffigurante una donna che indossa una lunga toga e sorregge in mano una fiaccola fu ideata da Édouard René de Laboulaye, costruita a Parigi su progetto di Frédéric Auguste Bartholdi e realizzata  da Gustave Eiffel. La statua, come è noto, fu donata dai francesi agli Stati Uniti d'America e trasportata a NewYork ove fu inaugurata nel 1886.
La statua della libertà tuttavia non si ammira soltanto a New York perchè navigando a Parigi per la Senna, ci si trova ad un tratto di fronte alla statua della libertà situata nell’Ile de cygnes vicino al ponte Grenelle. Si tratta di una copia dell’omonima di New York ed è un regalo che gli Stati Uniti fecero alla Francia per celebrare il centenario della Rivoluzione francese, nel 1889. E' fatta in scala e misura una quarta parte dell'originale, con un'altezza di 11 metri ed è orientata verso sua "sorella" negli Stati Uniti.
Insomma ci troviamo di fronte ad una reciprocità di doni.
Un’altra copia in scala più ridotta si trova nei romatici giardini de Luxembourg sempre a Parigi rigogliosi di statue e monumenti quanto di alberi e piante. Passeggiando nel verde si possono ammirare molte di queste sculture, come la riproduzione ridotta della statua della libertà (modello per l'originale), la statua di Beethoven, la Bocca della verità, il Busto di Charles Baudelaire, e decine di altre riproduzioni di personaggi famosi, storici francesi e reggenti del passato.

mercoledì 12 gennaio 2011

Padula: la Certosa e le gesta di Pisacane

All’estremità meridionale del Cilento nella provincia di Salerno si trova Padula, celebre per la sua Certosa, monumento di straordinario pregio ed indiscutibile valore artistico, fondata nel 1306 da Tommaso Sanseverino, conte di Marsico e padrone del Vallo di Diano.

La concezione progettuale della Certosa di Padula riflette l'organizzazione religiosa dei certosini, ordine monastico fondato da San Brunone, la cui casa si trova a Grenoble, in Francia.
La Certosa di Padula  che si differenzia tuttavia da tutte le altre certose europee per la grandiosità degli spazi e per il numero elevato degli ambienti è la più grande d’Europa con i suoi 52.000 mq e  risulta formata da un complesso di edifici che si sono aggiunti e sovrapposti nel corso dei secoli, e che adesso presentano chiari tratti barocchi.
Di eccezionale bellezza è la chiesa ad una sola navata in stile gotico, con volte a crociera ed archi ogivali. Superbi sono i pavimenti maiolicati del XVIII secolo e di pregio assoluto è il Coro dei Padri, completamente intarsiato ed intagliato. Meraviglioso è lo scalone che congiunge i due livelli del chiostro grande e che si sviluppa a doppia rampa ellittica offrendo al visitatore un effetto scenografico di grande suggestione.
Dal 1957, in un'ala appositamente dedicata della Certosa di Padula, si trova il Museo Archeologico della Lucania Occidental che custodisce oltre 10.000 oggetti recuperati nella Valle del Tanagro, ed in modo particolare nella zona compresa tra Padula e Sala Consilina.
A queste  note sintetiche sulla mirabile Certosa meta frequente di studiosi e turisti va aggiunto che Padula è stato il teatro delle gesta di Carlo Pisacane che fu un protagonista della spedizione dei Mille.
L’avventura di Pisacane finì in tragedia perché un manipolo di 300 uomini fu trucidato proprio nella ttterra di Padula Celebre è appunto il ritornello "Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti",come è ricordato nell’indimenticabile poesia la”spigolatrice di Sapri” di Luigi Mercantini.
Nel 1957, in occasione del centenario della spedizione di Carlo Pisacane, fu collocato un sacrario presso la chiesa cinquecentesca della SS. Annunziata, dove furono raccolti, in un ossario, i resti dei trecento.

domenica 9 gennaio 2011

L'abbazia di Valvisciolo; importante tetimonianza della storia del monachesimo

L'Italia a al pari della Francia è ricca di abbazie mirabili, Tra queste non va dimenticata l’abbazia di Valvisciolo nel Lazio, non lontano dalla città di Latina.
La sua storia è veramente complessa e per molti versi non certa. Il monastero era  già esistente all’arrivo dei Cistercensi, ma su chi ne siano stati i fondatori e sulla data di fondazione non si hanno notizie sicure: alcuni autori li identificano nei monaci Basiliani (in una data anteriore all’anno 1000), altri nei Templari (quindi dopo il 1128 anno in cui l’Ordine cavalleresco fu riconosciuto ufficialmente al Concilio di Troyes). Nel 1206 i Cistercensi chiesero al Capitolo Generale di restare nella nuova abbazia, nel 1312 vi si trasferì da Carpineto anche la comunità di Valvisciolo e proprio quest’ultimo nome sostituì nel tempo quello di Marmosolio, che scomparve.
Tra il 1600 e il 1605 furono i Foglianti (Cistercensi riformati) a occupare dopo varie vicende il monastero che fu da loro tenuto ininterrottamente (tranne un breve periodo tra il 1619 e il 1635 in cui vi risiedettero i Minimi di S. Francesco da Paola) fino alla soppressione degli Ordini religiosi attuata da Napoleone tra il 1807 e il 1846.
Nel 1864 papa Pio IX richiamò a Valvisciolo i Cistercensi di Casamari, nel 1870 il monastero fu nuovamente soppresso ma i monaci non lo abbandonarono anzi nel 1888 esso fu ricomprato dall’Ordine.
La chiesa attuale risale  al 1240.  E' costruita a tre navate con la divisione tra la navata principale e quelle laterali affidata a pilastri rettangolari che sorreggono archi acuti mentre gli ambienti sono voltati con crociere lisce e le campate sono separate da arcate a tutto sesto.
All’interno vi sono opere pregevoli, come ad esempio un affresco di Cercignani  rappresentante la deposizione della Croce..
Non vi sono pareri unanimi nel riconoscere la pianta architettonica di natura cistercense. Alcuni infattiriconoscerebbero nel complesso i caratteri tipici delle costruzioni dell’Ordine di Cîteaux e considererebbero tutti gli interventi come opera dei Cistercensi. . C’e infine chi afferma che Valvisciolo fu costruita dai Templari e che ha solo caratteri cistercensi.

giovedì 6 gennaio 2011

Il Monastero di San Sergio centro della cristianità ortodossa in Russia

L’Epifania coincide con il Natale per gli ortodossi e pertanto in questa giornata è giusto soffermarsi sui maggiori centri della spiritualità ortodossa. Non si può non parlare quindi della Russia ed in particolare del Monastero della Trinità di San Sergio che non ha eguali né in Russia né nel mondo intero.

Il monastero che è situato circa a 75 chilometri a nord-est da Mosca, e che si raggiunge attraverso l'autostrada per Jaroslavl', è patrimonio dell’Umanità per l’Unesco e presenta un imponente muro di cinta di forma trapeizodale fortificato da 10 torri che circondano il complesso.
Fondato attorno al 1345 da Sergio di Radonež, il Monastero della Trinità di San Sergio è uno dei più importanti centri religiosi e mete di pellegrinaggio della Russia. Nel 1608, durante la cosiddetta epoca dei disordini, i monaci resistettero all'assedio dell'esercito polacco e intorno al 1680 il giovane Pietro il Grande vi trovò rifugio durante la rivolta degli Strelitzi. Il monastero fu chiuso nel 1919, ma riaprì nel 1946 quando divenne la sede centrale della Chiesa ortodossa russa. Nel 1988 la sede fu trasferita.
All'interno del Monastero della Trinità di San Sergio vi sono molte attrazioni, le più visitate delle quali sono la Cattedrale dell'Assunzione, la Cattedrale della Trinità e il Refettorio di San Sergio. Ci sono molte altre chiese, un palazzo che ospita gli appartamenti degli zar e il refettorio, dedicato a San Sergio. È particolare il campanile, dagli esterni molto decorati, intonacati in azzurro e in bianco.
La Cattedrale dell’Assunzione, dalla cupola centrale dorata, circondata da altre quattro blu con stelle brillanti, è situata nel cuore del monastero.
I pittori dell'acclamata scuola di artisti di Jaroslavl', guidati da Dmitrij Grogorev impiegarono 100 giorni a decorare il sontuoso interno nel 1684. I loro nomi sono incisi in un affresco del Giudizio universale sulla parete a ovest.
Le spoglie di san Innocenzo, metropolita di Mosca, rappresentano la reliquia di maggiore importanza della cattedrale. Aperte al culto nella stagione estiva quando la cattedrale dell’Assunzione diventa chiesa principale del monastero per lo svolgimento delle funzioni liturgiche.
La Cattedrale della Trinità è il monumento principale e il più antico dell'intero complesso monastico. Fu eretta sulla tomba di San Sergio nel 1422, anno della sua canonizzazione. Le spoglie del santo sono racchiuse in una teca all'interno della cattedrale e sono ancora meta di pellegrinaggio.
Il maggiore tesoro artistico della cattedrale è rappresentato dalla magnifica iconostasi a cinque fila incastonata di icone eseguite in prevalenza da san Andrei Rubljov e dai maestri della sua scuola nei primi tre decenni del XV secolo. E’ in questa cattedrale che avviene la tonsura e la vestizione dei monaci del monastero.

Refettorio di San Sergio - La chiesa, situata nella parte meridionale del monastero, fu costruita per volere degli zar Ivan e Pietro tra il 1686 e il 1692. Il refettorio, la cui superficie supera i 500 metri quadri, all’epoca era uno dei più vasti edifici dal tetto a volta senza alcuna colonna di sostegno. In esso si svolgevano i banchetti e i ricevimenti solenni.
Ed ancora il campanile che si innalza sul lato nord della piazzetta delle cattedrali. La sua costruzione durò dal 1741 al 1768. È alto 88 metri, vale a dire 11 metri in più del campanile del monastero di Novodevičij e 6 in più del campanile di Ivan il Terribile, nel Cremlino di Mosca.
Ed infine la chiesa dei Santi Zosima e Saba, la chiesa di San Nikon e la chiesa di San Michea.




lunedì 3 gennaio 2011

La chiesa del Gesù a Roma vera apoteosi del Baciccia

 La gloriosa Compagnia di Gesù è importante a Roma non solo per la famosa Università gregoriana, vera culla della cultura ed in particolare degli studi teologici e filosofici, ma anche per le sue Chiese ed in particolare il Gesù e Sant’Ignazio espressioni autentiche della Controriforma e del Barocco.

La più rappresentativa è la chiesa del Gesù, iniziata nel periodo della controriforma e completata durante il barocco. Riassume in sé in un modo armonico entrambi gli stili e per comprenderne appieno la sintesi, immaginiamo dapprima la grande unica navata della chiesa come uno spazio completamente nudo e disadorno dove tutti gli sguardi sono puntati sull’altare maggiore che deve essere visibile da ogni punto della chiesa. In un secondo momento volgiamo lo sguardo alle numerose e ricchissime cappelle laterali erette in onore dei Santi e Martiri e poi infine alla decorazione aggiunta nel periodo barocco che abbellisce l’insieme con stucchi, bronzi, marmi pietre dure e preziose oltre allo splendore degli affreschi spesso concepito con ardite prospettive.

Uno degli artisti più significativi che vi lavorò fu Giovanni Battista detto il Baciccia che fu uno dei maggiori collaboratori di Gian Lorenzo Bernini che lo introdusse anche presso la Compagnia di Gesù da cui ottenne il compito di decorare la Chiesa del Gesù

Il ciclo del Gesù, impensabile senza il completamento a stucco del ticinese Ercole Antonio Raggi,è unanimemente considerato il capolavoro del Baciccio, vero unicum tra pittura, scultura, e architettura tipicamente barocco. Stupendi sono gli affreschi della cupola e dell’abside Di particolare bellezza è il grande affresco della volta della navata :il Trionfo celebre ed emozionante del nome Santissimo di Gesù, una vera apoteosi dove alcune parti delle pitture specialmente nuvole e festosi gruppi di cherubini escono dalle cornici ed e invadono le volte e persino le membrature della chiesa con un vivo effetto di risalto
Altri importanti artisti hanno lasciato la loro indimenticabile impronta in questa chiesa come Pietro da Cortona, Raggi con i suoi meravigliosi stucchi ed Andrea Pozzo che fu poi celebre per le pitture della chiesa di Sant'Ignazio.