Alcuni amici mi convinsero in una fredda giornata autunnale di andare a trascorrere un weekend nell’alto Lazio a Collevecchio , un paese non lontano da Rieti.
Mostrai riluttanza, non solo per la rigida giornata che incoraggiava non molto a muoversi da Roma, ma anche per il fatto che a me era sconosciuto Collevecchio.
Appena vi arrivai, fui subito colpito dalla inusitata bellezza del luogo nel vedere dal basso un piccolo paese arroccato,in una fascia collinare che fiancheggia la valle del Tevere e confinante con il Comuni dii S. Oreste (Roma) e Civita Castellana (Viterbo) e, verso l'entroterra sabino, con i comuni di Magliano Sabina, Montebuono, Tarano e Stimigliano.
Il paese, che conta oggi poco più di 1500 abitanti, è ricco di storia e la sua nascita si ricollega ad un precedente insediamento sito in area bassa , di fondovalle, esposta alle minacce della palude e, in particolare, al suo effetto più disastroso, la malaria. Il vecchio abitato probabilmente si chiamava Colle Muziano (ma viene dato anche nella denominazione di Mozzano).
Una leggenda vuole che il nome di Collevecchio derivi da Cola vetus, vale a dire da un robusto vecchio di nome Cola che, abitando nella collina, sulla quale fu poi costruito il nuovo paese, sarebbe vissuto più di cento anni. Da questo tipico esempio di longevità, sarebbero stati indotti gli abitanti di Castel Muziano a scegliere quella località come la più adatta, per la salubrità dell’aria, a formare un sano centro di abitazione e per ricordare il buon vecchietto avrebbero dato al nuovo paese il nome di Cola vetus: Collevecchio.
Collevecchio ha visuto la prima parte della sua vita di insediamento all’interno della struttura amministrativa creata dallo Stato della Chiesa. Fu solo in un momento successivo, quando la famiglia degli Orsini acquistò importanza, prestigio e favori, ottenendo tutta una serie di investimenti feudali nel Lazio e nella bassa Umbria, che Collevecchio entrò nell’orbita del sistema delle signorie e, a causa della sua posizione rispetto alla vicina valle del Tevere, rivestì un notevole interesse, amministrativo e politico.
Nel 1605, Collevecchio venne scelta, anche se per un breve periodo, come sede del rettore ecclesiastico della Sabina.
Molti sono i monumenti che testimoniano la storia del paese e tra questi chiese, strutture amministrative, palazzi gentilizi opere pie e realizzazioni tutte da porre in reazione ad un tipo di organizzazione sociale comunque soggetto a regole e principi ecclesiali. .
Fra gli edifici religiosi si segnala:
La Collegiata dell'Annunziata (fine XII sec.), sita sulla piazza principale del borgo, con un bel portale del XV secolo. All'interno la chiesa ha assunto una configurazione barocca dovuta ai rimaneggiamenti avvenuti nel XVIII secolo. In essa sono conservate alcune opere di notevole interesse, fra cui un crocefisso ligneo policromo (VIII-IX sec.) di stile bizantino, proveniente dall'antica cappella di San Valentino e anteriormente dalla chiesa del castello di Mozzano, e una deposizione eseguita nel 1435 da un pittore fiammingo, copia di un originale di Roger Van der Weyden, attualmente conservato
Fra i palazzi gentilizi si segnala:
Il palazzo Coperchi (XVI sec.), in via Roma, realizzato su disegno di Antonio da Sangallo il giovane, pass�
Il Palazzo Apostolico (XVII sec.) sulla piazza principale, sede del Governatore Generale della Sabina, ora condominio, e, più anticamente, palazzo della Signoria. Sull'architrave del portale d'ingresso spicca lo stemma degli Orsini.
La Porta Romana, situata ai piedi del paese e da cui partiva la via che anticamente conduceva a Roma (il c.d. Passo di Roma).
Il paese è in pieno risveglio culturale, essendo sorte molte strutture culturali incentrate anzitutto sulle confraternite e di S. Antonio, di S. Anna, di S. Bernardino e di S. Prospero, la nascita delle quali si perde nel tempo e che tuttora svolgono una lodevole funzione di traino collettivo e di impegno sociale.
Particolarmente attiva è la banda musicale che è diretta erede della società filarmonica.
Molto suggestive e di particolare attrazione sono la sagra del panpepato e un bellissimo carnevale con sfilata di carri che mi riprometto, appena mi è possibile di andare a vedere.
Dulcis in fundo
Collevecchio ha un teatro, uno dei più piccoli di Italia in cui si tengono rappresentazioni di elevato interesse culturale
Per gli appassionati di enogastronomia:
Ovunque si vada si mangia un ottimo cibo genuino in piacevole compagnia ed in una cornice molto ospitale
lunedì 8 febbraio 2010
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