Non distante dall’abbazia di Vallombrosa nel Casentino, fondata da San Giovanni Gualberto,uno dei principali riformatori della regola originaria di San Benedetto si trova l’abbazia di Romena, al centro di una bellissima campagna cui fanno da arco le vette dell'Appennino
E’ collocata in un ridente paesaggio verde e collinare che ispira serenità ed invito alla contemplazione.
La Pieve di Romena che,come ogni Pieve, è situata in zone facilmente accessibili ai fedeli, nasce con il nome etrusco Rumine che diviene successivamente la romana Rumenius Ciò è testimoniato dai numerosi reperti etruschi ritrovate nell’area circostante.
La pieve, così come la vediamo oggi, fu invece edificata nel 1152 e fu realizzata su iniziativa del pievano Alberico, artigiani locali e maestranze lombarde probabilmente formatesi in Francia.
La pieve,vero centro di accoglienza per i pellegrini che scendevano dal nord Europa per dirigersi verso Roma, è a tre navate, percorse da colonne possenti che sostengono le volte a botte e le capriate del soffitto. La solidità dei sostegni e la ruvidezza della pietra usata (arenaria locale) le conferiscono un aspetto austero: se però si seguono i gradini dell'altare e si accede nell'area del coro, la pieve sembra ingentilirsi: l'abside, con la serie di bifore e trifore, con i loggiati di colonnette e capitelli, raccoglie la sobrietà e la trasforma in leggerezza.
La pieve è ricca di simbologie ed i capitelli , dipanano un piccolo universo di figure umane e animali, di simboli e di forme; il film del creato si snoda in un avvicendarsi di scene nelle quali, tutte le dimensioni dell'umano, gli angeli e i demoni, il bene e il male, sembrano potersi incontrare testimoniando ancora una volta l'accoglienza di Dio, che accetta anche la parte di noi che è oscura, che non è ancora luce.
Nella parte sotterranea della Pieve sorge una pieve preesistente a tre absidi di cui è incerta, secondo i critici d’arte, la datazione.
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