Torino, come Praga e Trieste, è ricca di caffè storici e culturali in cui si è fatta la storia d’Italia.
Ciò accade da tempi antichi, già dall’epoca di Carlo Alberto di Savoia Carignano che, rivolgendosi ai suoi consiglieri, domandava per essere informato sulla situazione politica cosa si dicesse al Caffè Torino.
Cavour era solito recarsi al Caffè Fiorio, Massimo D’Azeglio, Giolitti ed Einaudi preferivano Baratti&Milano, mentre De Gasperi si rilassava al Caffè Torino. Alexandre Dumas era un habitué del Bicerin (il “bicchierino”), Guido Gozzano frequentava le sale Art Nouveau di Mulassano,
Ed ancora proprio in piazza Carignano si trova ancora oggi Il Cambio, caffé-ristorante che, a dispetto del nome, conserva uno stile passato indenne attraverso le mode. Definito «succursale del parlamento», era affollato di deputati, uomini di governo, alti burocrati. Camillo Benso di Cavour ne era cliente fisso, e targa in bronzo e nappa tricolore segnano ancora il posto a lui riservato per il pranzo.
Un altro breve tratto di portico e ci si trova in via Po, al Fiorio. Tra gli habitué figuravano personaggi eccellenti, da Giovanni Prati a Cavour, che qui discuteva con D'Azeglio e Rattazzi le sorti della neonata Italia. Del tempo che fu il vecchio Fiorio mantiene, nelle tranquille sale interne, i suoi tratti caratteristici: camerieri lenti e silenziosi, divanetti imbottiti che invitano al sommesso conversare, stucchi ingialliti, specchi che paiono moltiplicare il passato splendore.
Nella piazza della Consolata, si trova Al Bicerin che trae il nome dall’omonima bevanda (un misto di cioccolata, caffé e crema di latte) in esso inventata e sapientemente servita.
È una piccola, calda saletta aperta nel 1763 come «bottega dell'acquacedrataio e confettiere» da Giuseppe Dentis e trasformata in cioccolateria nella prima metà dell'Ottocento.
Chi visita Torino dunque non può trascurare di entrare in uno dei famosi caffè e goderne l'atmosfera piena di fascino.
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